Sovraffollamento e condizioni di vita al limite della sopportazione. Ma oggi, nel campo profughi di Moria, nell’isola greca di Lesbo, si è consumata un’altra tragedia. In seguito a un incendio scoppiato nella tendopoli che accoglie migliaia di migranti salpati dalle coste turche, è morto un bambino di sei anni, secondo quanto riporta Cnn.gr.

Secondo una prima ricostruzione, mentre è stata aperta un’inchiesta che chiarirà la dinamica, il rogo che ha interessato le tende dell’accampamento è nato da una delle cucine di fortuna sparse per il campo. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco, ma per il piccolo non c’era più nulla da fare.

Il campo di Moria, il più grande d’Europa, è progettato per accogliere 3mila persone. Dalla crisi migratoria del 2015 che ha coinvolto la Grecia, punto di partenza europeo di quella che è stata poi ribattezzata rotta balcanica, la tendopoli ha presto superato la capienza massima, diventando sempre più un luogo in cui le condizioni di vita dei rifugiati sono al limite della sopportazione, con mancanza di strutture, dei minimi standard sanitari, e nel quale sono rinchiusi anche circa 5mila minori sottoposti a pesanti pressioni fisiche e psicologiche e, in alcuni casi, anche a soprusi. Ad oggi, con la nuova ondata di arrivi causata dalla decisione del presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, di spedire decine di migliaia di migranti al confine con la Grecia, il campo profughi di Moria è arrivato a ospitare circa 20mila persone.

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