Nel bel mezzo dell’emergenza coronavirus, il governo entra con forza nel dossier Alitalia, varando una serie di misure a sostegno dell’intero comparto aereo. Nel decreto Cura Italia, l’esecutivo ha dato l’ok alla nascita di una holding pubblica per il salvataggio dell’ex compagnia di bandiera. Non c’era del resto altra strada percorribile, se non il fallimento: è praticamente impossibile che entro la scadenza di domani (mercoledì 18 marzo), si manifestino infatti dei pretendenti per acquistare in toto o in parte la compagnia italiana. L’effetto coronavirus sull’intero comparto aereo è stato devastante, azzerando le già scarse possibilità di Alitalia di trovare un compratore. Come ha spiegato la Iata, l’associazione internazionale del trasporto aereo, il settore potrebbe registrare nel 2020 un calo del fatturato compreso tra 63 e 113 miliardi di dollari, un quinto dell’intero giro d’affari mondiale. Sempre secondo la Iata, il salvataggio dell’industria aerea costerà fino a 200 miliardi di dollari. Il dato potrebbe ulteriormente peggiorare nei prossimi giorni: in ogni angolo del mondo, le compagnie aeree si sono viste costrette a tagliare fino al 90% del voli. Ora temono la bancarotta come ha rilevato la società di consulenza per l’aviazione Center for Aviation, sollecitando “un’azione coordinata di governo e del settore per evitare la catastrofe”. La crisi è così forte che sui listini i titoli delle società del trasporto aereo navigano ai minimi dagli ultimi sette anni.

Con l’epidemia in corso “è a rischio la sopravvivenza di diverse compagnie aeree ed è evidente che sarà necessario il sostegno coordinato delle istituzioni per garantirne la capacità di ripartire quando la crisi sarà terminata”, ha dichiarato Johan Lundgren, numero uno della compagnia EasyJet, che a Malpensa ha messo a terra tutti gli aerei e ha chiesto la cassa integrazione per i 932 dipendenti basati sullo scalo milanese. “L’industria dell’aviazione europea ha di fronte a sé un futuro incerto e non c’è alcuna garanzia che le compagnie aeree, con i benefici che recano alle persone, all’economia e alle imprese, saranno in grado di sopravvivere a quello che potrebbe trasformarsi in un sostanziale blocco dei viaggi nel lungo periodo, con una prospettiva di ripresa molto lenta”, ha aggiunto il manager che spera in un intervento delle istituzioni.

Al momento la Commissione Ue, che osserva da vicino anche il caso Alitalia, ha annunciato che “è pronta a lavorare con gli Stati immediatamente per cercare soluzioni”, utilizzando “la piena flessibilità degli aiuti di Stato. Ad esempio, si legge in una nota, “la compensazione alle compagnie può essere data in base all’articolo 107(2)(b) del Trattato”, e anche per compagnie “che hanno ricevuto aiuti negli ultimi dieci anni”.

Finora l’unico intervento già messo in campo riguarda la sospensione degli obblighi di utilizzo degli slot per un periodo che va da gennaio a giugno. In questo modo, anche se le compagnie non voleranno, eviteranno almeno di perdere gli slot. Una magra consolazione per il settore visto che non è facile immaginare quando e se le cose potranno tornare come prima dell’emergenza sanitaria.

Per le compagnie aeree è infatti tutto da misurare l’impatto della decisione del presidente Donald Trump di interrompere tutti i voli da e per l’Europa, con l’eccezione della sola Gran Bretagna. A questo si dovrà aggiungere l’effetto negativo dello stop dei voli interni. La prima a subire la decisione del blocco dei voli è stata l’Italia con AirFrance, Easyjet, Lufthansa, Ryanair che hanno sospeso i collegamenti fino agli inizi di aprile. Ma c’è da scommettere che progressivamente anche i voli fra gli altri Paesi dell’Unione verranno fortemente ridimensionati in seguito alle restrizioni dei voli in zona Schengen decidi dalla Commissione europea per i prossimi 30 giorni.

Ecco perché, secondo il giornale britannico Economist, Lufthansa starebbe già facendo pressione sull’Unione con l’obiettivo di ottenere un supporto finanziario comunitario per le compagnie aeree. Intanto ogni Stato si sta muovendo per conto suo. La Norvegia ha abbassato le tasse sul comparto aereo, mentre Francia e Germania stanno valutando le misure da prendere.

Nel decreto Cura Italia, il governo di Giuseppe Conte è intervenuto prevedendo la nascita di un fondo che dovrebbe garantire 600 milioni di euro per far fronte ai danni subiti dal settore aereo in seguito all’emergenza coronavirus. Inoltre, il decreto ha aumentato di 200 milioni le risorse del Fondo di solidarietà del trasporto aereo, che serve ad integrare l’assegno per i lavoratori in cassa integrazione o Naspi, e autorizza gli ammortizzatori sociali per AirItaly.

All’articolo 76, poi, “in considerazione della situazione determinata sulle attività di Alitalia-Sai e Alitalia Cityliner da Covid-19 per Alitalia-Sai”, il governo ha autorizzato “la costituzione di una nuova società interamente controllata dal ministero dell’Economia e delle Finanze ovvero controllata da una società a prevalente partecipazione pubblica anche indiretta” per il salvataggio dell’ex compagnia di bandiera. Alitalia tornerà così nelle mani dello Stato che solo negli ultimi tre anni di amministrazione straordinaria ha finanziato la società con circa 1,3 miliardi.

Toccherà al commissario Alitalia, Giuseppe Leogrande, “porre in essere ogni atto necessario” trasferendo allo Stato il ramo con le attività di volo dopo averlo snellito, o meglio “efficientato” come si legge nel documento. La cura non si prospetta quindi indolore, visto che Leogrande ha già chiesto la cassa integrazione per 3960 lavoratori sui circa 11mila della compagnia. Dovrebbero infatti restare fuori dalla newco pubblica i servizi di handling e manutenzione. Anche se non sono esclusi nuovi colpi di scena.

Intanto anche negli Stati Uniti, le compagnie aeree americane hanno chiesto aiuto allo Stato: le società del trasporto aereo hanno domandato almeno 50 miliardi di dollari di assistenza finanziaria pubblica per il coronavirus. Aiuti che, secondo le prime indiscrezioni, dovrebbero materializzarsi con prestiti e sgravi fiscali. Positiva la risposta del presidente Trump che ha spiegato come gli Stati Uniti sosterranno le compagnie aeree “al 100%”. Intanto hanno fatto appello alla Casa Bianca anche gli aeroporti americani chiedendo 10 miliardi di dollari di aiuti pubblici. Resta poi per ora ancora sullo sfondo il tema dell’effetto coronavirus sull’industria aeronautica. In America Boeing sta già rivedendo i piani di produzione. Lo stesso destino toccherà inevitabilmente anche alla rivale franco-tedesca Airbus.

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