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di Lorenzo Giannotti

Il virus è l’unico turista ancora in viaggio per l’Europa e si diffonde a macchia d’olio, facendo tacere tutti gli incolpatori del nulla e i polemici di professione: non è affare solo italiano. Dai sovranisti ai riformisti, passando per i democristiani teutonici, mo’ se lo beccano un po’ tutti.

Dall’Inghilterra il premier fa sapere ai suoi concittadini che devono abituarsi a perdere i propri cari: sbrigatevela da soli ché non c’ho tempo per ‘ste cagate. In Francia Emmanuel Macron chiude tutto, ma solo da lunedì: domenica ci sono le amministrative (al voto 48 milioni di francesi), abbiate pazienza. La cancelliera tedesca annuncia che il 70% della popolazione si infetterà (e si voterà in queste ore in Baviera).

Una delle nuove regine dell’Europa tecnocratica, Christine Lagarde, compie qualcosa che non si era mai visto prima, un’impresa che nessun era mai riuscito a portare a casa, e in Italia i pretendenti a tal scopo non latitano di certo: con sette parole buttate là riesce a far incazzare Sergio Mattarella per la prima volta in 78 anni di vita, che se l’avesse avuta fra le mani l’avrebbe strangolata.

Ora, immaginiamo per un momento che il nostro Presidente del Consiglio sia Matteo Salvini: tutto ermeticamente chiuso in tutta Italia, anzi, no altrimenti qui l’economia va a rotoli, facciamo un giorno sì e un giorno no almeno si taglia la testa al toro; emergenza sanitaria affidata al cuore immacolato della Beata Vergine Maria; eurodeputati leghisti sguinzagliati in giro come segugi per reperire gli italiani rimasti all’estero e per riportarli sul suolo natio; selfie a cascata in compagnia del coronavirus come se non ci fosse un coronavirus; medici cinesi giunti da noi per darci una mano segregati in uno stanzino dell’aeroporto.

Ecco, in mezzo a tutto questo immenso casino, l’unica cosa che mi viene da pensare è che forse siamo fortunati ad avere a Palazzo Chigi il nuovo sex symbol delle casalinghe nostrane: Giuseppe Conte. Intento, con serietà e pacatezza, a far rispettare le regole al popolo più riottoso nei loro confronti: quello italiano. Parafrasando una vecchia hit in voga (ahinoi) qualche tempo fa: presidente siamo con te, menomale che Conte c’è!

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