Presto la Bce, l’Europa come la conosciamo, gli Stati nazionali, gli Usa, l’Uk… il mondo intero sarà presto travolto dal virus. E’ una constatazione. Capisco lo scetticismo di alcuni governanti – si è vissuto i primi giorni anche in Italia, prima di assistere al rapido diffondersi del contagio – ma l’unico antidoto per contrastare la pandemia passa per il cambiamento delle nostre regole sociali. E’ il solo modo per salvare vite umane.
In tal senso, le parole della presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde sono state l’emblema della sottovalutazione del momento storico che stiamo vivendo. I dati parlano chiaro: i morti nel mondo superano quota 6.000, in Europa sono oltre 1.900 al 15 marzo 2020 e l’escalation dei contagi hanno fatto saltare lo schema di tutte le nostre vite private, di tutte le nostre abitudini.
Se in sole 24 ore è stata stravolta la scala delle priorità delle nostre vite private in tutto il mondo provocando un sicuro effetto sui nostri ordinamenti sociali, sta accadendo qualcosa di più grosso, sta saltando lo schema politico ed economico che ci ha governato per un intero secolo, non molto diverso da quello che accaduto nel 1348 con la peste nera che provocò un mutamento profondo nella società dell’Europa medievale, tanto che fu impossibile successivamente mantenere i modelli culturali del XIII secolo.
In questo momento mi concentrerò sui primi tre modelli in crisi evidente e i possibili cambi di rotta che una politica seria deve chiedere. Parliamo di salute, democrazia ed economia. Il primo schema a essere messo sotto pressione è stato il sistema sanitario lombardo, tanto decantato e osannato, che resiste grazie alla straordinaria abnegazione degli operatori sanitari che non dovremmo mai smettere di ringraziare e sostenere. Come dimenticarsi di quei tagli, privatizzazioni, logica economica applicata alla salute, vincoli alla spesa e spending review che hanno reso impossibile la reazione del nostro sistema sanitario nei confronti di una vera emergenza? Questo è il primo cambio di rotta che bisogna imprimere e il primo decreto del governo con importanti investimenti sanitari e 20mila assunzioni è un buon inizio.
A cadere sotto il peso dell’emergenza Coronavirus è anche il modello che tanto ha affascinato politici e commentatori i quali hanno convinto sempre più persone a rivendicare autonomie ovunque, ad agire come corpi separati, regionali, comunali, di quartiere, fino al giardinetto di casa; poi, di soprassalto, siamo stati catapultati nella realtà senza paracadute, e scopriamo che senza le stesse regole, senza la volontà di considerarci un organismo unico nazionale e poi planetario diventiamo tutti mosche schiacciate sul parabrezza.
In tutti i momenti in cui non c’è stato un quadro unitario di azione, il virus si è rafforzato e si è dato spazio alla sua diffusione. Questo è il secondo evidente cambio di rotta che va impresso con una vera riflessione costituzionale sull’assetto delle nostre istituzioni che centralizzi, riorganizzi le rappresentanze, ridefinisca i poteri delle autonomie affinché gli enti locali possano rappresentare ed esercitare il loro ruolo a livello nazionale con maggior coralità e unità di intenti, in un meccanismo istituzionale non più frammentato e cacofonico.
Il nostro sistema è crollato anche in assenza di un’economia di Stato. A questo il governo Conte ha dato l’unica risposta possibile dopo lo smantellamento dell’Iri e la sbornia delle privatizzazioni in Italia, quale l’istituzione del Commissario Arcuri per gli acquisti centrali e le riconversioni produttive. E’ chiaro che con le privatizzazioni degli ultimi 30 anni il sistema economico del Paese è diventato più debole, indebolendo anche il settore produttivo privato che ha perso punti di riferimento, guide e stimoli di player industriali nazionali. Ed oggi quando assistiamo alle difficoltà di reperire materiale sanitario indispensabile, a partire dalle mascherine, ci rendiamo conto quando anche un qualsiasi Paese europeo, con il nostro stesso modello economico, risulta drammaticamente esposto.
Questo è il terzo evidente cambio di rotta che diventa indispensabile se pensiamo che debba esistere ancora un’idea di Stato e di Nazione nei prossimi decenni che non lasci la guida del nostro paese in mano a multinazionali con sede nei paradisi fiscali o in mano ad altri Stati esteri con modelli economici molto più resistenti e adeguati dei nostri. E questo significa riscrivere tutte le regole.
Luigi Gallo
Politico, ex deputato M5S
Politica - 17 Marzo 2020
Sanità privata, autonomie e fisco: tre modelli che il virus ha messo in crisi e che vanno ripensati
Presto la Bce, l’Europa come la conosciamo, gli Stati nazionali, gli Usa, l’Uk… il mondo intero sarà presto travolto dal virus. E’ una constatazione. Capisco lo scetticismo di alcuni governanti – si è vissuto i primi giorni anche in Italia, prima di assistere al rapido diffondersi del contagio – ma l’unico antidoto per contrastare la pandemia passa per il cambiamento delle nostre regole sociali. E’ il solo modo per salvare vite umane.
In tal senso, le parole della presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde sono state l’emblema della sottovalutazione del momento storico che stiamo vivendo. I dati parlano chiaro: i morti nel mondo superano quota 6.000, in Europa sono oltre 1.900 al 15 marzo 2020 e l’escalation dei contagi hanno fatto saltare lo schema di tutte le nostre vite private, di tutte le nostre abitudini.
Se in sole 24 ore è stata stravolta la scala delle priorità delle nostre vite private in tutto il mondo provocando un sicuro effetto sui nostri ordinamenti sociali, sta accadendo qualcosa di più grosso, sta saltando lo schema politico ed economico che ci ha governato per un intero secolo, non molto diverso da quello che accaduto nel 1348 con la peste nera che provocò un mutamento profondo nella società dell’Europa medievale, tanto che fu impossibile successivamente mantenere i modelli culturali del XIII secolo.
In questo momento mi concentrerò sui primi tre modelli in crisi evidente e i possibili cambi di rotta che una politica seria deve chiedere. Parliamo di salute, democrazia ed economia. Il primo schema a essere messo sotto pressione è stato il sistema sanitario lombardo, tanto decantato e osannato, che resiste grazie alla straordinaria abnegazione degli operatori sanitari che non dovremmo mai smettere di ringraziare e sostenere. Come dimenticarsi di quei tagli, privatizzazioni, logica economica applicata alla salute, vincoli alla spesa e spending review che hanno reso impossibile la reazione del nostro sistema sanitario nei confronti di una vera emergenza? Questo è il primo cambio di rotta che bisogna imprimere e il primo decreto del governo con importanti investimenti sanitari e 20mila assunzioni è un buon inizio.
A cadere sotto il peso dell’emergenza Coronavirus è anche il modello che tanto ha affascinato politici e commentatori i quali hanno convinto sempre più persone a rivendicare autonomie ovunque, ad agire come corpi separati, regionali, comunali, di quartiere, fino al giardinetto di casa; poi, di soprassalto, siamo stati catapultati nella realtà senza paracadute, e scopriamo che senza le stesse regole, senza la volontà di considerarci un organismo unico nazionale e poi planetario diventiamo tutti mosche schiacciate sul parabrezza.
In tutti i momenti in cui non c’è stato un quadro unitario di azione, il virus si è rafforzato e si è dato spazio alla sua diffusione. Questo è il secondo evidente cambio di rotta che va impresso con una vera riflessione costituzionale sull’assetto delle nostre istituzioni che centralizzi, riorganizzi le rappresentanze, ridefinisca i poteri delle autonomie affinché gli enti locali possano rappresentare ed esercitare il loro ruolo a livello nazionale con maggior coralità e unità di intenti, in un meccanismo istituzionale non più frammentato e cacofonico.
Il nostro sistema è crollato anche in assenza di un’economia di Stato. A questo il governo Conte ha dato l’unica risposta possibile dopo lo smantellamento dell’Iri e la sbornia delle privatizzazioni in Italia, quale l’istituzione del Commissario Arcuri per gli acquisti centrali e le riconversioni produttive. E’ chiaro che con le privatizzazioni degli ultimi 30 anni il sistema economico del Paese è diventato più debole, indebolendo anche il settore produttivo privato che ha perso punti di riferimento, guide e stimoli di player industriali nazionali. Ed oggi quando assistiamo alle difficoltà di reperire materiale sanitario indispensabile, a partire dalle mascherine, ci rendiamo conto quando anche un qualsiasi Paese europeo, con il nostro stesso modello economico, risulta drammaticamente esposto.
Questo è il terzo evidente cambio di rotta che diventa indispensabile se pensiamo che debba esistere ancora un’idea di Stato e di Nazione nei prossimi decenni che non lasci la guida del nostro paese in mano a multinazionali con sede nei paradisi fiscali o in mano ad altri Stati esteri con modelli economici molto più resistenti e adeguati dei nostri. E questo significa riscrivere tutte le regole.
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Coronavirus, Sala: “Troppo vicini sui mezzi a Milano dopo riduzione delle corse. Ho chiesto ad Atm di rimodulare il servizio”
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Politica
Meloni legge in Aula il Manifesto di Ventotene: “Non è la mia Europa”. Opposizioni protestano, caos e seduta sospesa. Lei: “Non ho tempo per la lotta nel fango”
Mondo
Israele attacca ancora Gaza, “morti 970 palestinesi in 48 ore”. Hamas: “Colpito edificio Onu e ucciso operatore straniero”. Idf nega
Zonaeuro
Il libro bianco per la difesa Ue: obbligo di “buy European” con i prestiti finanziati da eurobond
Roma, 19 mar (Adnkronos) - Il Manifesto di Ventotene, al centro delle polemiche alla Camera dei deputati dopo le parole di Giorgia Meloni in aula, risale al 1941 ed è considerato uno dei testi fondanti dell'Unione europea. Scritto da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi durante l’inverno del '41, nei giorni del confino disposto per gli esponenti antifascisti come Sandro Pertini, Luigi Longo, Umberto Terracini, Pietro Secchia, Eugenio Colorni, ha come titolo completo 'Il manifesto per un’Europa libera ed unita'.
Il valore riconosciuto al documento è quello di aver introdotto un paradigma inedito sull'Europa, quello di un continente realmente unificato. Partendo dall'idea di Federazione europea che già circolava da tempo, gli autori analizzano le cause che avevano portato alle due guerre mondiali indicando una prospettiva europea opposta a quella dell'equilibrio tra Stati-Nazione ma, piuttosto, basata su una interdipendenza tra Stati sovrani.
Al Manifesto hanno dato il loro contributo diversi intellettuali, a partire dall'ebreo socialista Colorni, che poi ne curò la pubblicazione. Mentre fu l'impegno di alcune donne come Ursula Hirschmann e Ada Rossi a far conoscere e diffondere il testo nel resto d'Italia. Il Manifesto è diviso in tre parti, 'La crisi della civiltà moderna', 'Compiti del dopoguerra. L'unità europea' e 'Compiti del dopoguerra. La riforma della società'.
(Adnkronos) - Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al 40° seminario per la formazione federalista europea in occasione dell’80° anniversario del Manifesto di Ventotene, nell'agosto del 2021, aveva spiegato: "Credo che bisogna pensare al contesto in cui nasce il Manifesto che era questo, per rendersi conto di che cosa intendono dire a noi ancora – oltre che ai loro contemporanei - Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni con il Manifesto. Chiedendo a tutti quanti, esortando tutti quanti, a vigilare in difesa della democrazia contro le derive che mettono in pericolo la libertà".
Il capo dello Stato, definendo il Manifesto "un punto di riferimento", aveva proseguito: "Questi insegnamenti e lezioni sono senza scadenza, senza tempo, che erano allora richiesti ed espressi con una grande fede nella libertà, la fiducia nel corso della storia e anche il coraggio di posizioni di assoluta avanguardia. Sono queste lezioni senza scadenza temporale che parlano anche a noi, con grande attualità, in questo periodo in cui siamo investiti da sfide globali impegnative, difficili, e da tante realtà di distruzione. Quella sollecitazione a difendere la libertà e la democrazia, che allora veniva fatta in quelle condizioni, in quel contesto così difficile che richiedeva coraggio e determinazione, vale ancora oggi pienamente".
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Dice che l’Europa del manifesto di Ventotene, scritto da antifascisti al confino, non è la sua Europa, non è l’Europa che vuole. Forse perché quel manifesto si intitolava 'Per un’Europa libera e forte'? Cosa non vuole Giorgia Meloni, quindi? l’Europa libera? L’Europa forte?". Così sui social Simona Malpezzi, senatrice del Pd.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "È incredibile e gravissimo quello che è successo poco fa nell’Aula del Parlamento". Così la deputata dem, Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Partito Democratico.
"La presidente del Consiglio in uno dei passaggi forse più dedicati della nostra storia recente, quando deve andare in Consiglio Europeo dove posizionare l'Italia su quello che sta accadendo, su una richiesta di nuova protezione dell'Italia, su una posizione che dobbiamo prendere rispetto alle scelte di Trump e rispetto alle guerre che continuano sia in Ucraina che nel Medio Oriente, di fronte a tutto questo ha pensato bene di irridere la nostra Costituzione, la nostra storia, l'Europa stessa".
"Meloni ha mistificato la realtà, ha ancora una volta strumentalmente e in modo truffaldino utilizzato proprio il manifesto di Ventotene per fare una caricatura, per insultare quegli uomini e quelle donne che hanno perso anche la vita per combattere i nazionalismi e il nazifascismo e per permetterci di vivere in un’Europa libera. Veramente una vergogna, non ha il minimo senso delle istituzioni. Presidente, non si può riscrivere la storia".
Roma, 19 mar. -(Adnkronos) - "Il costo della batteria ad oggi rappresenta fino al 45% del costo totale di un veicolo elettrico. Oggi sono attive 263 Gigafactory in tutto il mondo: 214 sono localizzate in Cina, solo 13 in Europa. Le aziende cinesi hanno il primato del mercato, non solo in termini di produzione ma soprattutto di tecnologia". Lo sottolinea il presidente di Stellantis John Elkann, nell'audizione informale presso le Commissioni riunite Attività produttive di Camera e Senato, facendo il punto sui problemi del mercato automobilistico.
"I produttori automobilistici europei - ricorda - stanno affrontando uno svantaggio strutturale rispetto ai loro concorrenti cinesi, pari al 40% del costo manifatturiero complessivo. In particolare, i prezzi dell'energia di paesi produttori di auto europei risultano 5 volte più alti di quelli cinesi. Bisogna inoltre rammentare che per quanto riguarda una Gigafactory, il consumo di energia necessario è 10 volte superiore a quello di uno stabilimento produttivo di autovetture". "Per questa ragione - auspica - l’Europa dovrebbe far scendere i prezzi dell’energia a valori competitivi globali e di mantenerli a livelli costanti e prevedibili".
Palermo, 19 mar. (Adnkronos) - "A proposito delle ultime piogge che, per fortuna, hanno risparmiato Firenze, non solo per l'utilizzo dello scolmatore, ma anche per la scarsa piovosità al Nord del capoluogo nel Val d'Arno e Alto casentino, il governo si permette di suggerire alla Regione e al comune di Pisa l'opportunità di procedere al completamento dello scolmatore e consentirgli la portata stabilita nel progetto originario. D'intesa con Regione e Comune di Pisa si valuterebbe la possibilità di uno specifico finanziamento". Così il ministro per la Protezione civile nel corso del Question time alla Camera dei deputati.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Spinelli, scusala. Ai tempi sarebbe stata dalla parte di chi ti ha mandato al confino". Lo scrive l'eurodeputato Pd, Pierfrancesco Maran, postando una foto di Altiero Spinelli.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "La lettura del manifesto di Ventotene da parte di Giorgia Meloni oggi è stata una provocazione, quando utilizza certe modalità si dimentica di essere la presidente del Consiglio e torna ad essere militante del suo partito". Così a Rai Radio1, ospite di Un Giorno da Pecora, l'ex presidente Pd e ministra Rosy Bindi, intervistata da Giorgio Lauro e Marisa Laurito.