Altri due medici vittime del coronavirus: uno era il segretario della Federazione dei medici di Medicina generale di Lodi, Marcello Natali, di 57 anni, e l’altro era il direttore sanitario di una clinica di Cremona, Luigi Ablondi, di 66 anni. Entrambi, con ogni probabilità, contagiati mentre svolgevano il loro lavoro. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, infatti, sono più di duemila gli operatori sanitari contagiati. La fondazione Gimbe ne stima 2.629, pari all’8% del totale dei casi.
Luigi Ablondi invece era originario di Parma, ma da anni lavorava nel sanitario cremonese. Specializzato proprio in epidemiologia, per undici anni, fino al 2018, è stato al vertice dell’ospedale Maggiore di Crema. Dallo scorso ottobre invece era il direttore sanitario della clinica Ancelle di Cremona. Aveva continuato a lavorare durante l’emergenza, probabilmente contraendo così il coronavirus. Da alcuni giorni era ricoverato in ospedale e, come racconta oggi la Gazzetta di Parma, è morto lunedì scorso all’età di 66 anni. I sindaci del territorio cremasco lo hanno voluto ricordare con una lettera dove ricordano le “capacità gestionali e abilità politiche che gli hanno permesso di portare l’ospedale cittadino a livelli di eccellenza“.
Marcello Natali era un medico di famiglia ed esercitava la sua attività professionale proprio a Codogno, il primo focolaio individuato in Lombardia. Nessuna particolare patologia complessiva, dalle informazioni emerse fino ad ora: è stato ricoverato a Cremona, poi, quando le sue condizioni si sono aggravate, trasferito a Milano e ricoverato intubato in terapia intensiva per una grave polmonite bilaterale. L’annuncio è stato dato dalla Federazione dei medici di Medicina generale: “Un punto di riferimento non solo per i suoi pazienti, ma anche per tutti i medici di famiglia di Lodi. Un collega sempre disponibile, sempre attento verso i giovani”. Così lo ricorda Paola Pedrini, segretario Fimmg Lombardia. Ma al dolore si aggiunge la denuncia: “La sua morte arriva nel silenzio assordante di ministero e Regione Lombardia, mentre alcune Regioni stanno rispondendo come possono alle nostre richieste”. E rilancia l’appello dei medici di base: “Ora permetteteci di tutelare chi è ancora in prima linea sul fronte di questa battaglia”.