“Il Parlamento dev’essere in prima linea, non può arretrare, come non arretrano i medici e altre categorie”. Parola del presidente della Camera Roberto Fico, che intervistato da Repubblica è entrato nel merito del dibattito su come debbano procedere i lavori di Palazzo Madama e Montecitorio. Continua, infatti, lo scontro tra maggioranza e opposizione sull’ipotesi del voto a distanza per deputati e senatori. A guidarlo è il leader della Lega, Matteo Salvini, che chiede “la convocazione immediata del Parlamento” e minaccia un’azione compatta del centrodestra che potrebbe comprendere un ritorno al Quirinale per incontrare il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Dalla maggioranza rispondono per ora Davide Faraone di Italia Viva e Federico Fornaro di Leu, sottolineando che “non è il momento delle polemiche sterili” e che “il Parlamento è funzionante“.

Per Fico, le Camere non vanno chiuse, il che non significa tuttavia ignorare misure che consentano a tutti di lavorare (e votare) in sicurezza: “Abbiamo deciso di concentrare le attività” sull’emergenza Covid-19 e “stiamo cercando il modo più giusto per proseguire i lavori”. Per l’esponente pentastellato il voto online può avere profili di incostituzionalità perché la Carta prevede “la ‘presenza‘ dei parlamentari”. E ha proposto di istituire una Commissione Speciale per gestire l’emergenza.

Al momento sia il Senato che la Camera sono aperti, sia pure per poche ore, con l’obiettivo di incardinare rapidamente i decreti varati dal governo. Dopo un intervento di sanificazione degli emicicli, Montecitorio annuncerà il dl sulle Olimpiadi invernali, mentre al Senato, che ha già in carico le norme sul ‘Coronavirus 2’, sarà assegnato il decretone ‘Cura Italia’. La Lega si è opposta alla possibilità di un esame ‘speedy’ del decreto, insistendo perché tutte le commissioni competenti siano convocate per rendere il parere sul provvedimento, che ingloberà anche i due precedenti emanati dal governo per il contrasto dell’emergenza coronavirus. Di conseguenza al termine di una accesa e lunghissima riunione dei capigruppo di Palazzo Madama, si è stabilito che la commissione Bilancio inizierà l’esame del testo in sede referente il 23 marzo, mentre le commissioni coinvolte dovranno rendere i loro pareri tra il 25 ed il 26 di marzo. Il che significa che i senatori dovranno venire in commissione, assicurandovi il numero legale. La Lega non ha accettato il calendario proposto, che dovrà essere votato in Aula il 26 marzo; il giorno prima si terrà una nuova riunione dei capigruppo. Servirà a trovare un accordo su modalità di voto in Aula compatibili con le disposizioni del governo per la prevenzione del coronavirus.

“Ci coordiniamo come centrodestra. Faremo tutto come opposizione unita e compatta. Se non verrà risposta dall’esecutivo chiederemo risposte ad altri”, ha detto Salvini, rispondendo alla domanda se tornerà a parlare con il Presidente della Repubblica. “La Lega chiede la convocazione immediata del Parlamento perché come i tanti italiani che sono al lavoro in queste ore difficili anche i parlamentari devono andare a lavorare”, ha aggiunto il leghista, spiegando che sentirà “sia Silvio Berlusconi che Giorgia Meloni, li chiamerò, noi speriamo che Camera e Senato si riuniscano”. Salvini ha sostenuto anche che “la situazione economica sta sfuggendo di mano, lo spread è alle stelle e tassi sui titoli di Stato esplodono, il mondo produttivo è inferocito. Qualcuno deve riferire al Parlamento, Conte riferisca in Parlamento”.

“A Salvini che invoca Conte in aula dico che una cosa è il Parlamento, altra il governo”, replica il presidente dei senatori di Italia Viva Davide Faraone. “Se Salvini vuole, da senatore, può essere molto più utile partecipando alla commissione bilancio per migliorare il dl Cura Italia, ascoltando gli italiani. Adesso ci vuole più Parlamento e più politica ,non meno di tutto ciò: abbiamo cose urgenti da fare per l’Italia e non possiamo interrompere il nostro servizio essenziale. Quindi: Parlamento operativo e commissioni bilancio convocate h24. E polemiche in quarantena, per favore”, conclude Faraone. “Salvini la smetta con la sua campagna elettorale permanente perché l’Italia sta combattendo una delle sue battaglie più difficili sia sotto il profilo sanitario sia in quello economico. Il Parlamento è funzionante e nessuno ha chiesto l’arrivo della troika”, ha sottolineato il capogruppo di Liberi e Uguali alla Camera, Federico Fornaro.

Le parole di Fico
Il presidente della Camera ha ribadito un concetto chiaro: “Nelle fasi emergenziali il Parlamento non solo resta un presidio a garanzia dei principi democratici, ma è chiamato a offrire sostegno a chi fronteggia in prima persona l’emergenza e a chi subisce il peso economico e sociale di questa situazione“. “Da presidente sono responsabile del buon andamento dei lavori – ha detto l’esponente pentastellato – in questi giorni abbiamo limitato l’attività agli atti indifferibili. Anche in altri Parlamenti europei l’attività si è drasticamente ridotta”. Poi ha sottolineato: “La Camera non ha abdicato al suo ruolo e non intende farlo. Abbiamo deciso di concentrare le attività” sull’emergenza Covid-19 e “stiamo cercando il modo più giusto per proseguire i lavori”.

Non poteva mancare una presa di posizione sul voto a distanza, argomento al centro dello scontro tra i partiti: “Credo si debba scongiurare il rischio di adottare, sull’onda dell’emotività, soluzioni che non abbiamo ponderato a sufficienza sul piano regolamentare e soprattutto costituzionale. Un elemento fondante del sistema parlamentare – ha spiegato il presidente della Camera – è la partecipazione degli eletti ai dibattiti e alle votazioni. È per questo che l’articolo 64 della Costituzione fa riferimento alla ‘presenza‘ dei parlamentari ai lavori delle Camere. Bisogna capire – ha aggiunto – se in una fase di emergenza possiamo interpretare quella ‘presenza’ in modo diverso. Ma qualsiasi soluzione tecnica deve garantire il pieno rispetto della Costituzione e dei suoi valori”.

Nel frattempo, però, il numero uno di Montecitorio ha avanzato una proposta: “Possiamo pensare all’istituzione di una Commissione Speciale, come quelle costituite all’inizio delle legislature per l’esame di atti del Governo. Discuteremo in Capigruppo questa soluzione”. Per quanto riguarda la durata della Commissione speciale, a detta di Fico potrebbe durare per “la fase dell’emergenza. Alla Commissione potremmo affidare l’istruttoria di tutte le leggi sottoposte all’esame della Camera, ferma restando la deliberazione finale dell’Aula”.

Il dibattito sul voto a distanza
Nel frattempo, fervono i contatti nelle Camere. Si dovrà decidere sulla possibilità di poter tenere in videoconferenza le riunioni dei capigruppo, ma anche su come procedere per esaminare i decreti. Non solo quelli emanati per l’emergenza ma anche quelli già presentati e la cui scadenza si avvicina. Primo fra tutti quello sul cuneo fiscale, da approvare entro il 5 aprile. Si dovrà anche stabilire come procedere per lo svolgimento delle comunicazioni del presidente del Consiglio sul prossimo Consiglio europeo (della prossima settimana) in entrambi i rami del Parlamento. Sulle comunicazioni del premier vengono normalmente presentate delle risoluzioni su cui le Aule votano. La capigruppo del Senato, attesa nelle prossime ore, dovrà scegliere se le comunicazioni si dovranno tenere in Commissione, per ridurre ai minimi termini le presenze dei parlamentari, o in Aula.

Da più parti arrivano pressioni per consentire, avvalendosi della tecnologia, di votare a distanza. A partire dal costituzionalista e deputato Stefano Ceccanti, secondo cui “l’alternativa è l’espropriazione del Parlamento, con la reiterazione dei decreti legge”. I presidenti delle Camere sono stati investiti della questione praticamente da tutti i gruppi parlamentari, anche se non si riscontra unanimità sulla prospettiva che deputati e senatori votino da casa. Qualche costituzionalista sottolinea come proprio nei giorni scorsi le Cortes, il Parlamento di una Spagna anch’essa flagellata dal contagio, abbiano previsto per le prossime sedute il ricorso alla votazione online, espressamente consentita dai regolamenti delle due Camere iberiche, per la conversione, prevista sul sito delle Cortes per il prossimo 24 marzo con il voto elettronico a distanza, di un dl con misure contro il coronavirus.

In Italia, però, la procedura è ben più articolata e complessa e difficilmente si presta ad un voto telematico: si pensi, ad esempio, al voto di emendamenti il cui contenuto (e ordine di votazione) può cambiare nel corso del dibattito; e soprattutto agli emendamenti del governo o della commissione e alle riformulazioni. Un’apertura, come detto da Fico, potrebbe esserci per l’istituzione di una commissione speciale, sul modello di quella che si costituisce nei due rami del Parlamento dopo le elezioni in attesa che nascano le commissioni di merito: ad essa in questa fase emergenziale, si ragiona in ambienti parlamentari, si potrebbe affidare in toto il primo esame dei provvedimenti in sede referente o, quando sia possibile, in fase redigente.

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