Fino alla scorsa settimana Donald Trump gongolava per tutti i record di Borsa che sono stati stracciati sotto la sua presidenza, ma chi sta coi piedi per terra vede chiaramente cosa potrebbe esserci nel cambiamento che sta arrivando. Molti grandi economisti, ma anch’io da circa due anni, avvertono che una grave recessione è in formazione. Se nel 2007 la miccia è stata accesa dai subprime mortgages, nel 2020 sarà il Coronavirus.
Dopo la Cina, quel piccolo invisibile virus ha invaso l’Italia e poi l’Europa. Ora è “sbarcato” anche in America e ha già contagiato pure personale della Casa Bianca. Inevitabile che i “mercati” abbiano subito intuito che quella minaccia era diventata inarrestabile e che, sconvolgendo la vita di milioni di persone, sarebbe diventata un uragano di portata globale e di violenza infernale.
Stavolta la recessione potrebbe essere pesantissima, perché unisce ai timori sociali della pandemia quelli finanziari di Wall Street e suoi aggregati, che da troppo tempo ormai favoriscono la speculazione e il correlato rapido arricchimento dei suoi leader alla corretta gestione e tutela del risparmio di migliaia di piccoli e medi investitori.
In dieci anni specialmente i legislatori americani (quasi sempre a maggioranza repubblicana), invece di aumentare regole e controlli sulle operazioni finanziarie, hanno fatto solo qualche intervento di facciata, ma niente di serio, così hanno fatto diventare la Borsa, invece che il “Santuario” dell’economia e della finanza, una specie di bisca per speculatori professionisti che hanno perennemente bisogno di nuova linfa per aumentare sempre più la posta.
Adesso sembra però arrivato il momento della “purga” per tutti. Le parziali correzioni dei mercati, utili solo per tirare avanti, non basteranno più. La troppa libertà lasciata alla finanza ha tolto alle Borse l’emblema di infallibile bilancia nell’incontro tra domanda e offerta (essendo ormai entrambe gonfiate con la stessa droga, ma con diverso peso, delle alchimie finanziarie). E ora che, dopo Cina e Europa, anche negli Usa è arrivato il virus, non si vede chi potrebbe fare da locomotiva al mercato globale.
Da questa crisi purtroppo gli unici a guadagnarci saranno, come al solito, gli speculatori professionisti, capaci di guadagnare in pochissimo tempo miliardi anche mentre il mercato si sgonfia.
Nel mio articolo (su Rinascita) del 2011 dal titolo Come frodare risparmi e vivere felici ho già scritto dettagliatamente come fanno. Tecnicamente le chiamano “short sale” o “operazioni allo scoperto” e non sono difficili da fare, ma bisogna avere gli strumenti necessari e… “sangue freddo”! Tuttavia io sono contrarissimo a lasciare libertà a questo tipo di operazioni (giovedì scorso ne abbiamo già avuto il primo “assaggio di stagione”).
Si chiamano allo “scoperto” perché non usano soldi propri nel farle, ma i soldi depositati nelle grandi banche da ignari risparmiatori. Questa è dunque totale libertà di sciacallaggio sui depositi a risparmio della gente. Con i professionisti della finanza lasciati liberi di scorrazzare a loro piacimento in azzardo su titoli che non sono di loro proprietà.
Molti si chiedono ancora oggi come fanno gli speculatori a guadagnare quando il titolo scende. Eccolo spiegato: giocano coi soldi degli altri! L’operazione parte vendendo al ribasso titoli presi a prestito dalle banche che li hanno in deposito, così da far scendere la quotazione, poi chiudono la partita comprando la stessa quantità venduta (quindi restituendo in pochi giorni il prestito della banca), ma quando esso costa molto meno, facendo quindi un lauto guadagno. Quando le borse crollano questo “giochino” fa guadagnare milioni a queste volpi, mentre i proprietari dei titoli subiscono pesanti perdite.
Queste operazioni dovrebbero essere bandite dalle normali operazioni di borsa e riservate (come per i Bitcoin) a comparti speciali delle attività finanziarie.
Visto che gli organismi di Borsa tutelano comunque queste operazioni (dicendo che aiutano a raggiungere in minor tempo il corretto valore di titoli che erano gonfiati) io, provocatoriamente, proporrei di usare i risparmi di questi manager (e loro alleati politici) a copertura delle perdite da short sale subite dai depositanti. Potete scommettere che cambierebbero subito opinione e troverebbero immediatamente soluzioni alternative per evitare le “bolle” nelle quotazioni.
In una corretta democrazia, e in un onesto mercato, non si può tollerare che qualcuno borseggi in modo così plateale milioni di onesti risparmiatori. Tra le molte riforme che presto si dovranno fare per stare al passo dei tempi, la regolazione delle attività finanziarie è da considerare tra le più importanti per salvare i valori delle democrazie.