“I veneti sono responsabili, solidali e fiscali nell’applicazione delle regole. Ma bisogna fare norme ancora più restrittive, cioè chiudere i supermercati il sabato e la domenica e vietare le passeggiate. Controllare le persone, i loro spostamenti, grazie ai cellulari, per verificare il rispetto delle norme contro il coronavirus sarebbe un’ottima soluzione, ma servono norme giuridiche e provvedimenti che ci legittimino a fare queste attività“. Sono le parole pronunciate ai microfoni di “24 Mattino”, su Radio24, dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che stila un bilancio della situazione nel territorio che amministra.

Circa i tamponi da fare anche agli asintomatici, Zaia puntualizza: “Facciamo una premessa: nessuno ha la sfera di cristallo in mano, ma lavoriamo con un modello matematico che per ora non ha fallito, diciamo che sbaglia di due o tre pazienti al giorno. Vò è diventato un grande case history internazionale. Subito dopo i primi due casi accertati, dal 22 febbraio abbiamo isolato tutti i 3mila abitanti, abbiamo fatto il tampone a tutti contro ogni direttiva scientifica, abbiamo trovato 66 persone positive che non sapevano di esserlo, le abbiamo isolate. Dopo 15 giorni abbiamo rifatto i tamponi a tutti i 3mila abitanti e ne abbiano trovate solo 6 positive – continua – L’esperienza insegna che ogni asintomatico positivo può contagiare fino a 10 altre persone. Quindi, la caccia all’asintomatico positivo è fondamentale, tanto è vero che oggi abbiamo 8500 persone in isolamento, letteralmente trovate con questa modalità. Immaginate che, moltiplicando 8500 per 10, abbiamo 85mila persone contagiate di prima mano, perché poi, a loro volta, possono averne contagiate altre“.

E aggiunge: “Noi facciamo i tamponi dal primo giorno. Voglio ribadire che quei tamponi, che mi sono costati la contestazione della comunità scientifica, a Vò sono stati fatti il 22 febbraio. A oggi ne abbiamo fatti 40mila e continuiamo a farlo. Adesso tutto è in mano al professor Andrea Crisanti (direttore dell’unità operativa complessa di Microbiologia e Virologia dell’Azienda Ospedaliera di Padova e referente sanitario per i tamponi ‘a tappeto’ in Veneto, ndr). Il progetto di Crisanti lavora per centri concentrici: se troviamo un positivo, andiamo a fare tamponi a tutto il condominio in cui abita, così da individuare eventuali nuovi contagiati che magari non sanno di esserlo. Ovviamente li mettiamo poi in isolamento”.

Dura stoccata di Zaia alla comunità scientifica: “Tutti dicono che non eravamo attrezzati. No, noi in Italia siamo stati veramente bravi, perché tutti gli scienziati che ci dovevano dare indicazioni non ci hanno mai detto che ci volevano determinati accorgimenti. Se venisse qualcuno adesso e chiedesse consigli su come affrontare il coronavirus, voi gli direste: ‘Comprate respiratori meccanici, rifornitevi di mascherine, prendete dei tamponì’. A noi queste cose nessuno le ha mai dette. Nessuno ha mai detto, ad esempio, che questi pazienti sono grandi consumatori di ossigeno, e ne aspirano talmente tanto che fanno congelare le tubature degli ospedali – prosegue – Queste sono le cose che dobbiamo sapere, non che dobbiamo stare a un metro di distanza o a 98 centimetri. Dobbiamo avere indicazioni di natura clinica, e queste non le abbiamo avute. Se ci fossero state date, oggi non ci sarebbe stata la rincorsa a comprare respiratori. Noi stiamo diventando pazzi per trovare respiratori e mascherine in giro per il mondo. Le mascherine non si trovano. Si smetta di dire che non ci sono mascherine perché noi non ci siamo attrezzati“.

Il politico leghista sottolinea: “Questa è una guerra non convenzionale. E dobbiamo far capire ai cittadini che qui stiamo in una giungla e stiamo aprendo un nuovo percorso con il machete. Abbiamo solo una bussola, che sono i modelli matematici-scientifici, abbiamo delle indicazioni, abbiamo grandi professionisti della sanità, ma non abbiamo il libretto di uso e manutenzione come per l’automobile. Noi abbiamo scoperto il problema dell’ossigeno, grazie ai colleghi lombardi che stanno collaudando questa triste esperienza – chiosa – Noi dobbiamo trasferire le nostre buone pratiche. E vedrete che che tutti quelli che gongolavano sputtanando l’Italia, la Lombardia e il Veneto, e mi riferisco ad alcuni Paesi europei, verranno da noi a chiedere come fare e mutueranno le nostre esperienze. Ricordo che qualcuno ci ha davvero preso per i fondelli, dandoci degli untori. E invece questa pandemia internazionale va affrontata come tale”.

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