Sarà una lunga giornata di riflessione per Bernie Sanders. Dopo la pesante sconfitta per 3 a 0 alle primarie democratiche in Florida, Illinois e Arizona contro l’ex vicepresidente dell’amministrazione Obama, Joe Biden, il senatore del Vermont sta valutando la possibilità di ritirarsi e lanciare definitivamente il compagno di partito nella corsa alla Casa Bianca di novembre contro Donald Trump.
Gli elementi per pensare a un ritiro ci sono tutti. Secondo quanto riporta l’agenzia Axios, la squadra elettorale del 78enne senatore socialista ha già sospeso gli spot elettorali, così come scelsero di fare, prima di abbandonare la corsa, anche Pete Buttigieg e Michael Bloomberg.
Lo stesso manager della campagna di Sanders, Faiz Shakir, ha ammesso che la triplice sconfitta nell’ultima tornata di primarie è stata netta e dura da digerire: “Non addolciamo la pillola, la scorsa notte non è andata come volevamo – ha scritto in una nota – E mentre la nostra campagna ha vinto la battaglia delle idee, stiamo perdendo quella sull’eleggibilità con Joe Biden”. Un ultimo voto in Senato, spiega, sui provvedimenti per la lotta al coronavirus e poi il candidato socialista volerà in Vermont, dove si consulterà con la base per decidere sul suo futuro.
Se l’addio, che ad oggi sembra inevitabile, arriverà nelle prossime ore o settimane ancora non è possibile saperlo. Dopo le vittorie di ieri Biden è arrivato a oltre 1.100 delegati, mentre Sanders ne ha più di 800, con il 40% del totale già assegnato. Il numero che garantisce la nomination è di 1.991 delegati. Ma il tempo per una riflessione approfondita c’è, visto che le prossime primarie si terranno tra 20 giorni circa.
Riguardando agli ultimi dibattiti e dichiarazioni dei due candidati ancora in corsa, però, si nota che oltre a qualche scontro, nemmeno troppo duro, i due si sono spesso uniti nella critica al presidente Trump, soprattutto sulla gestione dell’emergenza coronavirus che, inevitabilmente, ha caratterizzato l’ultima apparizione tv dei due. Inoltre, si è anche registrata un’apertura dell’ex vicepresidente alla base fedele al senatore del Vermont.
Dopo la vittoria, non a caso, lo stesso Biden ha voluto rassicurare i sostenitori di Sanders dicendo di avere anche lui a cuore le loro istanze di riforme sociali per combattere le diseguaglianze di reddito e lavorare in difesa dell’ambiente: “Il senatore Sanders e i suoi sostenitori hanno portato una straordinaria passione e tenacia al servizio di queste questioni, insieme hanno spostato in modo fondamentale il dibattito politico in questo Paese – ha detto in un discorso trasmesso in streaming dalla sua casa in Delaware a causa dell’emergenza coronavirus – Quindi lasciatemi dire, specialmente ai giovani elettori che sono stati ispirati da Sanders, che vi ascolto, so quello che c’è in gioco e so cosa dobbiamo fare”. E ha poi aggiunto: “Il senatore Sanders e io possiamo non essere d’accordo sulle tattiche, ma condividiamo una visione comune riguardo alla necessità di assicurare un’assistenza sanitaria accessibile a tutti gli americani, ridurre le diseguaglianze di reddito che sono aumentate drasticamente e affrontare la minaccia esistenziale del nostro tempo, i cambiamenti climatici”.
Anche Donald Trump si è accorto delle manovre in casa democratica per lanciare definitivamente la corsa del suo principale nemico fin dall’inizio della campagna democratica: Bernie Sanders “lascerà presto”, ha scritto il presidente Usa su Twitter. “Il Partito Democratico avrà realizzato il suo desiderio più grande e avrà sconfitto Bernie Sanders molto prima del previsto – ha aggiunto – Ora stanno facendo il possibile per essere carini con lui per mantenere i suoi sostenitori. Bernie ha rinunciato, come ha fatto l’ultima volta”.
In vista della sfida più importante, quella di novembre, con la quale i Democratici puntano a sconfiggere il tycoon e impedirgli di governare per un secondo mandato, la prima, e forse unica, domanda alla quale Bernie Sanders deve dare una risposta è: meglio portare avanti la campagna, tentando un’impresa quasi impossibile, col rischio di danneggiare Biden, oppure abbandonare la corsa e appoggiarlo nella sfida contro The Donald?