Scuola

Gentile ministra Azzolina, del suo messaggio mi ha colpito soprattutto quello che non ha detto

Ieri ho seguito con attenzione il video che la ministra Lucia Azzolina ha diffuso a proposito della situazione nelle scuole di ogni ordine e grado alle prese con la gestione di quest’emergenza.

Intanto vorrei dire che concordo con alcune delle cose che ha detto la ministra, a cominciare dal fatto che fosse assolutamente necessaria una sua dichiarazione.

Di scuola in queste settimane si è parlato tanto, prima di tutto, com’è giusto che sia, per le conseguenze che la sospensione delle attività didattiche sta avendo su moltissime famiglie italiane e di scuola hanno discusso molti, troppi, persino, si parva licet, il sottoscritto. Non la ministra. Dunque ben venga: meglio tardi che mai.

Concordo anche sul fatto che ci sia una grave emergenza per la soluzione della quale tutti siamo chiamati a dare il nostro meglio e se possibile anche di più. Sono, poi, anch’io del parere che i concorsi non vadano fermati, almeno per quanto riguarda gli adempimenti formali, per essere pronti, al momento giusto, a farli espletare davvero e trovo che sia giustissimo garantire il lavoro dei precari e dei supplenti attualmente impegnati nelle classi, anche se esse, più o meno magicamente, si sono virtualizzate.

Concordo meno, ahimè, su altri aspetti del suo intervento. Precisamente su ciò che non ha detto.

Ad esempio credo di poter affermare che i docenti, legittimamente, si aspettassero dalla ministra qualcosa di più di un generico “andate avanti con la didattica a distanza” e di una più o meno chiara autorizzazione ai Dirigenti a muoversi in maniera autonoma, perché sono loro “i comandanti della nave”.

Ha ragioni da vendere la senatrice Bianca Laura Granato che le fa notare come quello che occorrerebbe davvero, al di là di più o meno retorici appelli all’azione e alla resistenza, sarebbero circolari e disposizioni chiare per quanto riguarda una serie di questioni, che magari possono apparire formali, ma che rischiano poi di rivelarsi decisive al confronto con i fatti: come valutare, come segnare le presenze degli allievi, come effettuare i benedetti ‘recuperi dei debiti’ e via così. Da noi il titolo di studio ha valore legale: non sono questioni di lana caprina, ma di sostanza.

Inoltre, in una scuola che fino ad oggi è stata il massimo della burocratizzazione, che ci ha incitato all’obiettività della valutazione, che ha prodotto migliaia e migliaia di griglie diverse per spaccare il capello ed essere certi di aver misurato e valutato tutto ‘scientificamente’, ricordarci, a proposito dei nostri dubbi sulle procedure di valutazione on-line, come faceva il Ministero giorni fa, che “la normativa vigente (Dpr 122/2009, D.lgs 62/2017), al di là dei momenti formalizzati relativi agli scrutini e agli esami di Stato, lascia la dimensione docimologica ai docenti, senza istruire particolari protocolli che sono più fonte di tradizione che normativa” può sembrare addirittura derisorio.

Magari può darsi anche che i Dirigenti scolastici siano i comandanti della nave, ma l’Ammiraglia è certamente lei, Gentile Ministra, e senza che lei detti precise ‘regole d’ingaggio’ la flotta dell’Istruzione, navigando così in ordine sparso, a vista, rischia di fare la fine la fine dell’Invincibile Armada. Né credo che questa generica investitura di pieni poteri sia infine stata troppo gradita dai Dirigenti stessi.

Noi andiamo e andremo avanti, ovviamente, perché amiamo il nostro lavoro e rispettiamo i nostri studenti e le loro famiglie, ma se qualcuno a Viale Trastevere avesse la bontà di essere meno vago e ci fornisse regole, norme, protocolli certi, magari andremmo avanti anche tutti insieme e la faccenda risulterebbe certo più efficace ed equa.

Ho quindi la speranza che la ministra vorrà accogliere l’appello della senatrice Granato e che presto queste regole certe arriveranno. Ciò ci renderà anche più autentico e convincente tutto quanto la ministra ha detto. Appelli compresi.

Vorrei poi terminare queste brevi righe con una questione che definirei di importanza minima, ma che mi ha personalmente colpito.

Vede ministra io, come tutti i miei colleghi, da giorni lavoro ore ed ore per modificare la mia didattica, cercare materiali audiovisivi, migliorare le mie competenze digitali, rispondere a decine, centinaia di messaggi dei miei allievi, correggere esercizi, esercitazioni, passo ore intere a fare videoconferenze live con i miei ragazzi e le mie ragazze. E molti di noi, oltre ad essere insegnanti, sono madri e padri di studenti e studentesse. Ci stiamo anche divertendo, a volte è bello mettersi in gioco, per noi e per i nostri allievi: sono stanco, stremato, ma sono deciso a farcela e loro ci stanno provando con me e le dirò, in sincerità, nessuno di noi, in questo momento, né io, né i miei allievi, sta pensando più di tanto ai voti, alle classificazioni alle verifiche, anche se dopo queste cose riacquisteranno l’importanza che oggettivamente hanno.

Stiamo provando a restare assieme, prima di tutto, anche se a volte, come ho già detto altrove, ci sembra di essere solo un’addizione di solitudini; stiamo provando a far sopravvivere la scuola italiana, anche noi docenti, i marinai, e anche i nostri ragazzi (i mozzi? I passeggeri? Veda lei…).

Lei alla fine del suo discorso ha ringraziato le famiglie, gli ATA, il personale di segreteria, i Presidi-Comandanti, il personale delle Direzioni regionali e quello del Ministero. Mi unisco sinceramente al suo ringraziamento, colgo, anzi, l’occasione per ringraziare anche lei, che ci messo al corrente di lavorare h24: gliene sono grato.

Lei, insomma, ha ringraziato tutti, ma non noi. Non gli insegnanti.

Noi ci ha solo spronati ad andare avanti, avanti, magari in ordine sparso, ma avanti…

Mi spiace notarlo, ma forse, oltre a incitarci ad andare all’attacco, sarebbe stato il caso di ringraziare anche noi docenti: per tutte le battaglie che stiamo già combattendo, da ben prima che lei suonasse la carica, per quelle che abbiamo già combattuto e per quelle che, non ho dubbi, combatteremo domani.

Dimenticarsi di noi, allora, non è stato, me lo lasci dire, la migliore delle idee. Né un segno di stile.

Gli Ammiragli fanno le strategie, i Contrammiragli organizzano le squadre, i Comandanti comandano le navi, ma quelle navi navigano grazie ai marinai, senza di loro, la flotta nemmeno salpa. Un grazie anche a loro non sarebbe costato nulla.