E’ brutto dire “noi lo avevamo detto”, eppure è così. Noi cassandre ambientaliste da tempo dicevamo di fermarci, rallentare, frenare questa corsa al collasso ambientale. Ma ci deridevano: “Non possiamo fermarci, in che mondo vivete? Vuoi che l’economia si fermi? Vuoi la decrescita? Vuoi la recessione?”.

Eccola ora, la recessione. La natura ci ha sferzato il suo primo colpo mortale. Buttandoci a terra, rovinosamente. Ci rialzeremo, ma non sarà l’ultimo colpo. È solo l’inizio. Virus, catastrofi climatiche, inondazioni, desertificazioni, perdita di terre fertili e di acqua potabile, malattie e ondate di rifugiati disperati… La natura si difenderà da noi, finché noi non smetteremo di torturarla.

Non potremo trincerarci a lungo nelle nostre case, prima o poi dovremo uscire ed affrontarla. Non ci siamo fermati quando potevamo. E’ arrivato un minuscolo flagello a fermarci. Come altre epidemie causate da virus passati dagli animali all’uomo (Hiv, Ebola, H5N1, H1N1, Sars, Mers), anche il Coronavirus, secondo i ricercatori, è associato ai livelli insostenibili di caccia e di traffico di animali selvatici, alla perdita di habitat naturali (soprattutto foreste), agli allevamenti intensivi.

Quello che fa così paura del Coronavirus è la simultaneità e la velocissima propagazione, una situazione che il sistema sanitario non regge, anche perché in tutti questi anni è stato sempre più privatizzato e ridotto (non solo in Italia). Si è pensato a far crescere il Pil, a buttar soldi in armi, nuovi aeroporti, nuove autostrade, ad incentivare il fossile, gli allevamenti intensivi.

In un contesto come quello italiano, dove il 91% delle morti è causato da malattie cardiovascolari, respiratorie e tumori, in un contesto di elevato inquinamento, dove i sistemi immunitari sono già provati e indeboliti, il Coronavirus ha fatto strage.

E’ stato appena ipotizzato, a seguito di varie analisi, da un gruppo di ricercatori della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) dell’Università di Bologna e di Bari che lo smog veicola il virus, e la velocità di diffusione del contagio è correlata alla concentrazione di Pm10 e Pm2.5. Nel 2016 è stata osservata una relazione simile tra la diffusione del virus respiratorio sinciziale umano nei bambini e le concentrazioni di particolato.

Vedremo se i governi saranno così severi con le polveri sottili e con l’emergenza climatica, così come lo sono stati col virus, vedremo se dal prossimo autunno l’Italia (il paese più motorizzato del mondo) avrà meno auto in circolazione, se ci sarà una veloce conversione al rinnovabile. Vedremo se i governi finalmente tasseranno il kerosene rendendo gli aerei molto più costosi dei treni.

Oppure continueranno “business as usual“, allenteranno i limiti ambientali per dare impulso alla crescita economica (come fa la Cina). Nuovo inquinamento, nuove devastazioni, fino alla prossima catastrofe, virale o climatica.

Un altro effetto controverso è quel che resterà nelle abitudini quotidiane: il rischio è che i cittadini diventino sempre più paranoici, maniaci dell’igiene (già gli italiani erano il popolo europeo che consumava maggiori quantità di disinfettanti), distruggendo ancor più la flora batterica “buona” presente nel nostro corpo, unica alleata contro i virus, e inquinando ancor più le falde acquifere. Sono gli stili di vita sani, un’alimentazione sana, senza eccessiva “paranoia igienica”, a rafforzare il sistema immunitario.

Come ci ricordava Alex Langer, dal motto citius, altius, fortius, dovremo impostare la nostra vita al motto: “lentius, profundius, suavius” – più lento, più profondo, più dolce -, riscoprire e praticare dei limiti: rallentare (i ritmi di crescita e di sfruttamento), abbassare (i tassi di inquinamento, di produzione, di consumo), attenuare (la nostra pressione verso la biosfera, e ogni forma di violenza).”

Solo la via della consapevolezza e della decrescita ci farà rappacificare con un’ecosistema (e un corpo) feriti. E a chi mi dice “Sei un’ambientalista esagerata, ci vuole una via di mezzo” io rispondo con le parole di Papa Francesco: “Su questo tema le vie di mezzo sono solo un piccolo ritardo nel disastro. Semplicemente, si tratta di ridefinire il progresso. Uno sviluppo tecnologico ed economico che non lascia un mondo migliore e una qualità di vita integralmente superiore non può considerarsi progresso.”

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