In tempo di pandemia c’è un solo luogo indispensabile, un solo posto di lavoro che non si può lasciare, una sola casa da presidiare: l’ospedale. I medici italiani, e con loro gli infermieri, i portantini e ogni altro addetto, si trovano ad affrontare una situazione di emergenza. E alcuni di loro, con gesti di assoluto eroismo, hanno pagato e stanno pagando con la malattia e addirittura la vita la dedizione, l’impegno.
Un vigile del fuoco sa che deve affrontare l’incendio, un medico è consapevole che la malattia dell’altro sia il destino a cui far fronte. E l’infermiere, la ferrista, la caposala sanno che il loro impegno è insostituibile.
Perciò è più doloroso vedere alcuni casi di assenteismo come quello del Cardarelli. Chi si assenta produce un danno gravissimo al collega e a chi si ammala. Diserta nel tempo in cui proprio non deve. E’ una colpa doppia, una responsabilità aggiuntiva.
La stampa, se è libera, autorevole e indipendente, ha il dovere di denunciare i fatti. E le istituzioni hanno l’obbligo di non minimizzare né confondere. Dire che è falso il dato dei 249 medici assenti al Cardarelli di Napoli è un modo per confondere e non per chiarire. 249 – secondo la denuncia del capo del Dipartimento per le emergenze dell’ospedale medesimo – sono gli operatori sanitari, e tra di essi ora sappiamo dei 33 medici a marcare visita. Forse che in corsia il medico non ha bisogno dell’infermiere?
Una stampa libera che denuncia aiuta l’ospedale a controllare. E se l’ospedale controlla, allora la lista dei furbi si accorcia e la prima linea sarà più folta, le cure più tenaci e appropriate.
Avremo tutti da guadagnarci, vero?