Il numero di italiani che non rispettano le restrizioni parallelo a quello - ancora pericolosamente alto - dei positivi che continua a crescere, costringe l'esecutivo a studiare una nuova stretta per impedire che si esca di casa senza una giustificata motivazione. Il vicesegretario del Pd Orlando: "È ragionevole che i divieti possano essere inaspriti"
Prima i governatori regionali, poi i ministri del Pd e del M5s. Tutti uniti su un punto: prolungare le misure già esistenti (tra cui la chiusura delle scuole), ma soprattutto varare una nuova stretta per cercare di limitare il contagio. E’ quanto si chiede al governo, ovvero un altro pacchetto di provvedimenti che costringa una volta per tutte gli italiani a restare in casa. Troppe, infatti, le 52mila denunce in una settimana, sconfortanti alcune scene rimbalzate su tutti i media, con lungomari e parchi urbani presi d’assalto. Da qui l’istanza dei governatori, con Fontana in testa: si va dal divieto di sport all’aperto alla chiusura di altre attività commerciali. Di questo si è parlato durante la videoconferenza di questa mattina tra il premier Giuseppe Conte, i commissari all’emergenza e i ministri Speranza (che come Spadafora è a favore), Di Maio, Guerini e Boccia. La risposta del governo arriverà nei prossimi giorni, se non nelle prossime ore. La riunione in questione, inoltre, è servita a discutere delle problematiche più spinose: la gestione degli ospedali, il difficile reperimento di materiale sanitario, la necessità di permettere a chi è all’estero di tornare a casa.
Tra i partiti che sostengono la maggioranza la linea è concorde. Il primo a parlare è stato Andrea Orlando: “E’ ragionevole che i divieti possano essere inaspriti” ha detto il vicesegretario Pd, che poi ha spiegato: “Non è che la corsa di per sé è pericolosa ma i sindaci, che spesso devono far rispettare una serie di vincoli e devono fare dei controlli, si trovano in una situazione difficile perché se le poche forze devono star a guardare quelli che vanno a correre, poi non possono essere utilizzate diversamente. C’è un problema di risorse umane per fare i controlli e bisogna decidere dove le concentriamo“. Molti simili le parole del capo politico reggente del M5s Vito Crimi: “Oggi in alcune aree bisogna fare misure molto molto più restrittive e i cittadini le accetterebbero più volentieri di un po’ di tempo fa”. Per quanto riguarda ulteriori misure restrittive in generale, Crimi ha sottolineato come “da parte nostra sono fortemente caldeggiate: per le uscite nei parchi, per le uscite non per necessità bisogna fare ulteriori azioni di restrizione“. “Per alcuni territori in cui la situazione è al limite bisogna essere duri nella sostanza: serve mettere in campo misure più restrittive, concordo con Vito Crimi; da noi lombardi sono fortemente caldeggiate!” ha aggiunto su Fb il viceministro al Mise Stefano Buffagni.
Ricapitolando: le regioni quindi non vogliono solo la proroga delle misure esistenti (quindi scuole chiuse e saracinesche abbassate per tutte le attività commerciali non fondamentali anche dopo il 3 aprile). Perché il numero di italiani che non rispettano le restrizioni parallelo a quello – ancora pericolosamente alto – dei positivi che continua a crescere, costringe amministratori e governo a studiare una nuova stretta per impedire che si esca di casa senza una giustificata motivazione. Fino a stamattina, l’idea è quella di chiudere anche i bar e i punti di ristoro nelle aree di servizio, dopo le segnalazioni di diversi sindaci che hanno notato assembramenti in alcuni esercizi. E al netto del divieto dello sport all’aperto, si ragiona anche su nuove regole per i supermercati. Nessuna decisione è già presa, ma la direzione è segnata. Soprattutto se nel fine settimana i numeri dei contagi non dovessero diminuire.
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Un pensiero in linea con le richieste della Regione Lombardia, la più colpita dal virus. Mercoledì il governatore Attilio Fontana ha invocato il pugno di ferro nel caso in cui i cittadini non rispettino le disposizioni: “Forse non lo avete ancora capito ma ogni uscita di casa è un rischio per voi e per gli altri. Se si dovesse andare avanti con comportamenti errati chiederemo al governo di emanare provvedimenti ancora più rigorosi”. Concetto ribadito nella mattinata di giovedì anche dall’assessore al Welfare, Giulio Gallera: “Avevamo chiesto di chiudere tutto, in accordo con i sindaci. Negozi, uffici pubblici, aziende non coinvolte nei servizi essenziali, sport all’aperto. È un sacrificio? Certo che lo è, ma non ci sono altre strade. Se la situazione non migliora faremo una nuova proposta al governo, partendo da quanto già chiesto”. Sempre Gallera nei giorni scorsi aveva mostrato i dati delle celle telefoniche in Lombardia: gli spostamenti su base regionale si sono ridotti al 40%. “Numeri ancora alti, se non diminuiscono nel week end chiederemo norme più stringenti“, aveva detto l’assessore.
A Roma, dunque, stanno studiando quali possano essere quelle norme. Un’ipotesi prevede di ridurre l’orario di apertura degli alimentari e dei supermercati per impedire alle persone di stare fuori fino a tardi. Nei negozi più piccoli, poi, sarebbe consentito l’ingresso di una persona per volta. Sul tavolo anche la possibilità di limitare il compito di fare la spesa e andare in farmacia a un solo componente per ogni famiglia: una regola estrema che il governo vuole evitare. Poi ovviamente c’è il capitolo “corsetta“: da quando il Paese è in quarantena in tanti si sono scoperti podisti dell’ultimo minuto. Spesso una scusa per uscire di casa, con il risultato che le piste e i parchi in alcune zone del Paese sono stati invasi come mai prima d’ora. “Credo che nelle prossime ore bisognerà prendere in considerazione anche la possibilità di un divieto completo anche all’attività all’aperto“, ha detto il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora. “Quando noi abbiamo lasciato questa opportunità – ha aggiunto – l’abbiamo fatto perché anche la comunità medico scientifica ci diceva di dare la possibilità a molte persone di poter correre, anche per altre patologie sanitarie. Però l’appello generale era di restare a casa, se questo appello non viene ascoltato saremo costretti a porre un divieto assoluto”. In caso di nuove regole il jogging nelle aree verdi potrebbe essere vietato.
Da parte sua il premier predica cautela. “Le misure restrittive funzionano – ha detto Conte – quando si raggiungerà il picco e il contagio comincerà a decrescere non si potrà tornare subito alla vita di prima. Bisogna agire tutti con la massima consapevolezza, le sanzioni penali per chi trasgredisce ci sono e verranno applicate in modo severo. Sono d’accordo con quei sindaci che hanno chiuso ville e parchi, una cosa è fare attività sportiva, un’altra trasformare i luoghi pubblici in punti d’assembramento, cosa inammissibile”.