A Graziella Lombardo non piace mettersi in mostra. Lei di mestiere gestisce una sartoria nella Locride, a Marina di Gioiosa Jonica in provincia di Reggio Calabria. Con il decreto anti-coronavirus anche la sua attività, in questo momento, è chiusa. “Vorrei dedicarmi solo alla sartoria – spiega – Sono cresciuta con certi valori e la mia famiglia pure”. I valori sono quelli del lavoro e della solidarietà. Ed è per questo motivo che, assieme al marito e ai figli, piuttosto che stare barricata in casa aspettando che passi l’emergenza Covid-19, Graziella approfitta che il negozio si trova al piano terra della sua abitazione e impegna le giornate dedicandole agli altri. Come? Realizzando mascherine in tessuto, lavabili e quindi riutilizzabili. Non marchiate Ce né ‘approvate’ dalle autorità sanitarie come materiale medico. Si tratta, quindi, di mascherine artigianali.

L’idea è nata poco prima che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte estendesse la “zona rossa” a tutto il Paese disponendo la chiusura degli esercizi commerciali che non trattano beni di prima necessità. Graziella Lombardo e la sua sartoria “New Dream” realizza abiti da cerimonia e quindi la loro attività, come tutte le altre, si è interrotta.

Ma non si sono interrotte la voglia di lavorare e di rendersi utili agli altri. Ed ecco che la sartoria della signora Graziella è diventata una sorta di laboratorio per produrre mascherine da regalare a chi, in questi giorni, non riesce a trovarle.

Lo spiega suo marito, Davide Sonotaca: “C’è venuta questa idea – dice – perché abbiamo girato due o tre paesi per trovare una boccetta di alcool senza riuscirci. Ci siamo messi nei panni di chi sta cercando le mascherine e ricordandomi che avevo una grossa quantità di tessuti buoni di cotone, abbiamo pensato di fare un’opera di bene. Adesso è una settimana che lo facciamo e abbiamo perso il conto di quante mascherine abbiamo prodotto”.

Il conto l’ha perso anche la moglie che, però, è sicura di averne realizzate oltre 2mila in una settimana. “Non le abbiamo nemmeno contate sinceramente. La prima mascherina è stata per mio papà che ha 92 anni e una grave patologia. Ho preso un po’ di tessuto e realizzato la sua mascherina. Avevo molta stoffa, centinaia di metri di cotone. Noi produciamo abiti da cerimonia e i matrimoni sono stati tutti rinviati. Ho accantonato il lavoro che avevo programmato e mio figlio, con quel tessuto, ha proposto di fare le mascherine per i bisognosi e per le persone anziane che non le avevano trovate. Mio marito l’ha scritto sulla pagina Facebook della sartoria e, da allora, siamo stati sommersi di richieste, anche da associazioni e alcuni comuni della zona. La cosa più bella di questi giorni è che, nella mia famiglia, stiamo collaborando tutti per questa iniziativa, per realizzare le mascherine e regalarle.”.

Il marito Davide la incalza: “Dovrebbero essere date dallo Stato, ma purtroppo siamo in Italia. Noi ci rimettiamo il lavoro però quando si può fare una cosa buona per tutti, si fa e basta. Abbiamo avuto centinaia di richieste. Fuori dal negozio c’è la fila di persone che vengono a prendere le mascherine. Le prenotano su Facebook e quando sono pronte mio figlio manda il messaggio per venirle a ritirare. Sono mascherine in cotone e, quindi, sono riutilizzabili perché si possono lavare a 90 gradi e sono in doppio strato in modo che non passi l’aria. Ne facciamo circa 150 al giorno, anche di più”.

“I cittadini di Marina di Gioiosa – sottolinea Graziella – lo hanno apprezzato tantissimo. Non me l’aspettavo proprio sinceramente. Mi sento fiera di questo. C’è qualcuno che vorrebbe pagarle, ma io ho detto sempre di no. Lo facciamo gratis. Mi sento di farlo col cuore. Come avviene per l’amuchina e per l’alcool, in questo periodo c’è chi sta speculando con le mascherine. Ci sono famiglie che possono permettersi di spendere 90 euro per averne una. E poi ci sono quelli che campano alla giornata, con tre o quattro figli. Noi cerchiamo di aiutarli. L’Italia sta andando a rotoli perché ognuno pensa per sé. Se fossimo tutti più altruisti, il mondo girerebbe diversamente”.

L’ingresso della sartoria anche domenica mattina è sbarrato. Dentro, però, Graziella Lombardo e i suoi familiari stanno tagliando la stoffa per realizzare ancora mascherine. Un pensiero va alla situazione che sta vivendo l’Italia: “Speriamo di farcela. – sono le parole di Graziella – Mi auguro che presto, da un minuto all’altro, tutto svanisca come se fosse un brutto sogno”.

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