Militari in strada, misure sui trasporti pubblici, orari ridotti per i supermercati, ulteriori chiusure. La battaglia di Milano vive di numeri e reazioni. I dati di ieri lo dicono chiaramente: la provincia meneghina è in controtendenza rispetto al resto della regione, con la città metropolitana di Milano che ha fatto registrare un boom di quasi 650 positivi in un giorno. Troppi. E la Regione è pronta alla stretta, con il consenso o meno del governo centrale: “In mancanza di risposte, agiremo in autonomia” ha annunciato Attilio Fontana. Massimo Galli, primario di Malattie infettive del Sacco, del resto lo ha detto chiaramente: “Ormai il fronte è Milano. In città i casi cresceranno. C’è ancora troppa gente in giro. Le misure vanno rinforzate”, perché a proposito dei numeri, “nella migliore delle ipotesi ci dobbiamo aspettare la crescita per i contatti precedenti a giovedì scorso, nella peggiore perché diverse persone continuano ad andare in giro, anche per futili motivi“.

Considerazioni raccolte dal governatore. “I numeri non stanno andando bene, né quelli legati alle nuove infezioni né il numero legato ai decessi” ha detto il numero uno del Pirellone, secondo cui le misure più restrittive di cui ha parlato con il Governo arriveranno entro il weekend: “E’ una decisione che va presa entro fine settimana anche perché scade il Dpcm precedente” ha ricordato, parlando in particolare della possibilità di avere l’esercito per le strade della regione. Per Fontana “la presenza dei militari ha un grande effetto dissuasivo, magari uno se li vede per strada forse ha qualche ripensamento prima di uscire. Ne ho parlato stamattina anche con il presidente della Repubblica – ha riferito – gli ho chiesto che anche lui si impegni perché vengano applicati in maniera più rigorosa questi protocolli. Mi sembra di poter dire – ha aggiunto – che il Presidente Mattarella abbia condiviso la mia richiesta diretta al bene e alla tutela della salute della collettività”. Sui numeri, però, il governatore è critico: “Una delle richieste che ho fatto ieri, cioè quella legata all’uso dell’esercito, è stata accolta, anche se in maniera sicuramente limitativa: si parla di 114 militari, il che vuole dire praticamente niente – ha detto – Bisogna aggiungere almeno uno zero a quella cifra per discutere seriamente del problema, ma è positivo che la mia richiesta è stata accolta”.

Al contrario, se la richiesta di ulteriore stretta non sarà accettata, la Lombardia è pronta a fare per conto suo: “Oggi abbiamo avuto un nuovo incontro con i sindaci, durante il quale abbiamo deciso di compilare un elenco delle richieste che avanzeremo al presidente del Consiglio. Oltre ai militari – ha detto – le altre richieste sono la limitazione delle attività fisiche, limitazioni ulteriori nelle attività commerciali, limitazioni per gli uffici e valutazione delle filiere produttive per selezionare quelle davvero essenziali. Le richieste saranno inserite in un documento nel pomeriggio, che verrà inviato al Governo – ha detto ancora – Se dovessero essere disattese, allora emaneremo noi dei provvedimenti per limitare comunque queste attività”.

Il tutto mentre Regione e Comune discutono sulla chiusura o meno del trasporto pubblico. Regione Lombardia è convinta che sia necessario uno stop immediato di bus, metro, tram e treni; il sindaco Beppe Sala la pensa diversamente, facendo riferimento al fatto che chi lavora e non ha un mezzo proprio resterebbe bloccato. E tra queste persone ci potrebbero essere anche infermieri, medici e personale sanitario degli ospedali.

Al netto della discussione, il professor Galli non è ottimista: “Sono fortissimamente preoccupato. È difficile rendersi conto di come si muove questa malattia visto che facciamo i tamponi solo a chi è fortemente sintomatico. Abbiamo messo tantissima gente a casa – ha spiegato – In questo modo abbiamo chiuso nei loro appartamenti i non infetti ma anche gli infetti che non sanno di esserlo. Così questi ultimi contagiano i familiari, e l’epidemia non diminuisce”. Poi l’appello e una proposta: “Milano non deve capitolare. Bisogna ragionare sul requisire gli alberghi – ha aggiunto – perché occorre farsi carico della quarantena in altri termini: bisogna trovare la maniera di essere certi che le persone positive, ma che stanno bene, facciano la quarantena senza infettare familiari o altre persone. Devono stare in una casa – ha concluso – con una stanza e un bagno ad uso individuale. Se non è possibile allora meglio requisire gli alberghi“.

Stare in casa e limitare gli spostamenti allo stretto indispensabile: direttive che i milanesi non sembrano aver recepito completamente. Anche in questo caso i numeri parlano chiaro: solo nella giornata di ieri sono stati fatti 11.944 controlli dalle forze dell’ordine. In tutto sono 359 le denunce: 353 persone e sei titolari di esercizi commerciali denunciati. Quattro gli esercizi chiusi con sanzione amministrativa. Anche per questo motivo il prossimo passo sarà un’ulteriore stretta. Stamattina la Prefettura di Milano ha fatto sapere che 114 unità di militari dell’Esercito di Strade Sicure verranno impiegate direttamente nel controllo delle misure di contenimento della diffusione del virus COVID-19. Trentaquattro unità sono già operative per il controllo dei passeggeri nelle stazioni ferroviarie, mentre da sabato 21 marzo partiranno i nuovi servizi, insieme al potenziamento dei controlli da parte di tutte le forze di polizia. I servizi aggiuntivi si distribuiranno nella Città Metropolitana tenendo conto dei flussi di movimenti rilevati in questi giorni, delle segnalazioni pervenute dai sindaci e della incidenza territoriale del contagio. Nel frattempo, quasi tutte le catene della grande distribuzione hanno già iniziato a ridurre gli orari di apertura dei supermercati. Obiettivo: evitare che la gente vada a fare la spesa solo per il desiderio di uscire di casa. Il rischio, tuttavia, è che diminuendo le ore di apertura al pubblico si abbia l’effetto opposto, ovvero l’aumento degli assembramenti nelle ore di punta, come accaduto a Milano quando si è deciso di diminuire il numero delle corse di autobus, metropolitane e tram.

Un tema, quello dei trasporti pubblici milanesi, che era e rimane di strettissima attualità anche per una sorta di botta e risposta a distanza tra Regione Lombardia e Comune di Milano. A sentire l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera, infatti, il trasporto pubblico locale dovrebbe essere fermato: “Va chiuso, vediamo sempre metropolitane strapiene o i treni pieni di persone: penso che questo sia un elemento dirimente, la gente deve andare al lavoro con un mezzo proprio o le aziende si organizzano” ha detto su RaiTre facendo riferimento a Milano. Poi un’altra informazione, che riguarda un altro settore a rischio stretta: “Il tema è ridurre le attività anche produttive, tutto ciò che non è legato alle filiere dei servizi pubblici essenziali e agroalimentare potrebbe chiudere e poi anche una stretta maggiore sulle attività commerciali, molti uffici comunali, le attività di liberi professionisti, società di consulenza, avvocati e commercialisti possono chiudere in questa fase”.

La questione della chiusura dei trasporti pubblici, tuttavia, non è piaciuta al sindaco meneghino Beppe Sala, che ha risposto non senza polemica al braccio destro del governatore Attilio Fontana: “E’ veramente il momento in cui non bisogna fare demagogia ma bisogna fare le cose giuste, non è semplice e le cose giuste derivano anche da correzioni”. Dopo la replica, il primo cittadino ha fornito la sua ricostruzione dei fatti, ammettendo qualche errore: “Noi abbiamo ridotto la frequenza del trasporto pubblico i primi due giorni, non abbiamo dato un servizio eccellente e poi abbiamo messo a posto – ha spiegato – Per cui bisogna andare avanti con molta attenzione, però un invito a me stesso e a tutti i miei colleghi politici: parliamo di meno e facciamo di più”. Successivamente Sala è tornato, senza nominarlo, sulle parole di Gallera: “Ieri abbiamo avuto una visita gradita del vice presidente della Croce Rossa cinese il quale si è stupito che il trasporto pubblico a Milano sia ancora attivo. E qualcuno – ha sottolineato – stamattina ha ripreso la questione ipotizzando una chiusura e sui social parecchi mi hanno scritto perché non chiudiamo il trasporto pubblico. Io dico solo che prima di tutto bisogna pensare alle conseguenze delle azioni – ha concluso – Provate a chiedere al professore Galli del Sacco, come ho fatto io, cosa ne pensa di questa idea e come fronteggerebbe la mancanza di infermieri. Provate a immaginare coloro che fanno le pulizie o fanno la cassa al supermercato come vanno al lavoro”.

Il sindaco, però, ha detto anche altro: “La politica è chiamata ad una grande prova di maturità, dobbiamo fare vedere quanto valiamo in una situazione complessa e incerta. E’ come se tutti noi stessimo imparando un po’ di più giorno per giorno, per cui bisogna interpretare la realtà ma rimanere fermi su alcune regole che valgono sempre”. Per Giuseppe Sala “bisogna ascoltare tutti i cittadini ma non possiamo farci travolgere dalle emotività. Poi, le cose prima si fanno e poi si dicono. Il rischio di annunci o semi annunci preventivi – ha detto ancora – è veramente un grande rischio. Ad esempio, non so come ma ieri è uscita questa notizia per cui si sta pensando a ridurre gli orari della grande distribuzione, dei supermercati. Bene, oggi code chilometriche fuori dai supermercati”.

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