Coronavirus, l’emergenza ha reso evidente quanto poco siano tutelati i lavoratori autonomi
di Claudia Di Stefano *
La situazione che il nostro Paese sta oggi vivendo a causa del Covid-19 mette ancora di più in risalto le difficoltà dei lavoratori autonomi, sia collaboratori che lavoratori a partita Iva.
Partendo da questi ultimi va detto che essi forniscono le loro prestazioni presentando fattura, ma in assenza – il più delle volte – di una specifica cornice contrattuale. La stessa situazione si verifica per i collaboratori, occasionali e non. Dentro quest’ampia platea di lavoratori autonomi troviamo molteplici categorie: sportivi, insegnanti, rider, freelance, giornalisti, attori, tecnici e molto altro, professionisti di ogni ordine e grado. L’elenco è lungo.
L’emergenza Covid-19 ha messo in evidenza il tema dell’assenza di prassi nella sottoscrizione di contratti, seppure nelle forme di lavoro sopra descritte; e questo comporta di fatto una difficoltà nel far emergere che tra le parti esista una relazione professionale e/o di lavoro. Inoltre, e più in generale, ha fatto emergere la carenza o – meglio – la pressoché assenza di tutele e di effettivi e adeguati ammortizzatori sociali.
Anche nel decreto “Cura Italia” e nei provvedimenti fino ad ora varati dal governo gli autonomi, che rappresentano una popolazione di circa il 23% degli occupati totali nel nostro paese, sono una categoria non sufficientemente considerata e soprattutto poco supportata.
Il citato decreto, in particolare, ha disposto la sospensione del versamento delle ritenute d’acconto, dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l’assicurazione obbligatoria (artt. 60 e 62) e previsto il “fondo per il reddito di ultima istanza” destinato ai lavoratori anche autonomi che in conseguenza dell’emergenza hanno cessato, ridotto o sospeso la loro attività (art. 44).
Ai soggetti esercenti attività d’impresa è riconosciuto un credito d’imposta nella misura del 60 per cento dell’ammontare del canone di locazione, relativo al mese di marzo 2020 (art. 65) o agevolazioni nei mutui qualora vi sia stato un calo di fatturato conseguente al Covid-19 (art. 54) .
I genitori-lavoratori iscritti in via esclusiva alla Gestione separata hanno diritto a fruire di uno specifico congedo/indennità per i figli di età non superiore ai 12 anni. La medesima indennità è estesa ai genitori lavoratori autonomi iscritti all’Inps (art. 23).
Sempre il decreto “Cura Italia” riconosce ai liberi professionisti titolari di partita Iva attiva alla data del 23 febbraio 2020, ai lavoratori titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa e ai lavoratori iscritti alle gestioni speciali dell’Ago non titolari di pensione e non iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie, un’indennità pari a 600 euro per il mese di marzo che non concorre alla formazione del reddito (artt. 27 e 28). Inoltre, e sempre in considerazione dell’emergenza Covid-19, al fine di agevolare la presentazione delle domande di disoccupazione NASpI e DIS-COLL (indennità di disoccupazione per i collaboratori) per gli eventi di cessazione involontaria dell’attività lavorativa verificatisi, i termini di decadenza sono ampliati da sessantotto a centoventi giorni (art. 33).
Considerando una disposizione legislativa pre-emergenziale, il quadro è completato dal d.l. n° 101/19, convertito con modificazioni dalla legge 128/19 (Ampliamento delle tutele per malattia e degenza ospedaliera in favore degli iscritti alla Gestione separata) che riconosce ai lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata con aliquota contributiva piena la malattia e le degenze ospedaliere, qualora si sia in possesso di specifici requisiti; restano esclusi da questa disposizione, tuttavia, moltissimi lavoratori autonomi, quali i lavoratori dello sport e gli occasionali.
Oggi le urgenze legate all’emergenza (e da rendere in alcuni casi strutturali) sono tra le principali:
– l’aumento dell’indennità di malattia domiciliare per eventuale quarantena in casa (che va trattata al pari della malattia ospedaliera anche per gli autonomi);
– la messa in campo di un ammortizzatore universale diverso da quello a cui siamo abituati e che copra tutti i parasubordinati/autonomi;
– il blocco dei pagamenti dei tributi tutti (fiscali e previdenziali) e non semplicemente lo spostamento di qualche mese con pagamento da eseguirsi, peraltro in un’unica soluzione (o al massimo in 5 rate);
– l’individuazione di parametro di riferimento unico per i lavoratori autonomi non contrattualizzati, utilizzando il reddito dell’anno precedente.
In sostanza, se il mondo del lavoro si sta spostando sempre di più dalla forma di lavoro subordinato a quella autonoma, noi dobbiamo ragionare su quali protezioni costruire per questa platea di lavoratori, e oggi l’emergenza nazionale ci impone di guardare in modo diverso tutto il mondo del lavoro, superando le divisioni legate alle diverse forme contrattuali.
NIdiL-Cgil Milano ha tra i suoi iscritti molti lavoratori autonomi con partita Iva, iscritti alle Casse Professionali e non, collaboratori occasionali e non; insomma, oggi, pur apprezzando gli sforzi fatti (considerando che si era partiti con uno stanziamento di 6-7 miliardi e si è arrivati a 25 miliardi di copertura finanziaria del Decreto), abbiamo sotto gli occhi che queste modalità di lavoro non sono garantite a sufficienza; siamo disponibili a supportare questi lavoratori per avviare un percorso condiviso che estenda le tutele, anche nello spirito della Carta dei diritti universali che la Cgil proposta di Legge di cui si aspetta la discussione nelle sedi istituzionali, progetto che ha visto la raccolta di ben oltre il milione di firme per costruire condizioni di tutela, seppur diversa, tra tutti i lavoratori, a prescindere dalla loro tipologia contrattuale.
* Nata a Roma, dal 1997 lavora per la FILCAMS CGIL con vari incarichi; dal giugno 2010 Coordinatrice Responsabile CGIL Zona Est – Milano; da ottobre 2018 Segretaria Generale NIdiL CGIL Milano, la Categoria dei lavoratori Atipici.
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico
La Redazione
Milano, 3 feb. (Adnkronos) - La Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) ha dichiarato all'unanimità "irricevibile" il ricorso presentato dalla difesa di Alberto Stasi condannato, nel 2015, in via definitiva a 16 anni di carcere per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi uccisa il 13 agosto 2007 a Garlasco (Pavia). Stasi reclamava "una violazione del suo diritto a un processo equo, per quanto riguarda il principio della parità delle armi" lamentando che nel processo d'appello bis non sarebbe stato ascoltato un testimone "decisivo" a dire della difesa.
Per la corte, invece, la condanna si basa "su vari elementi di prova" e le dichiarazioni del teste agli inquirenti "lungi dall'essere decisive per determinare la responsabilità penale dell’interessato, sono semplicemente servite a corroborare tutte le prove a carico" si legge nella sentenza. In tal senso, l'ultima decisione della corte d'Assise d'Appello di non sentire nuovamente il testimone "non ha compromesso l'equità del procedimento penale a carico del ricorrente. Pertanto, il ricorso deve essere respinto in quanto manifestamente infondato".
La decisione potrebbe così mettere la parola fine a uno dei casi giudiziari più lunghi degli ultimi anni, mentre Stasi, oggi quarantenne, già da tempo beneficia del lavoro esterno fuori dal carcere di Bollate.
Milano, 6 feb. (Adnkronos) - Quasi un milione di euro. E' questa la cifra che un imprenditore ha versato non rendendosi conto di essere vittima di un raggiro fatto via telefono usando il nome del ministro della Difesa Guido Crosetto. L'uomo che ha denunciato l'accaduto allo stesso Crosetto (suo amico), si è poi rivolto ai carabinieri e alla procura che sta provando a bloccare il bonifico. Almeno due gli imprenditori vittime, solo una per ora la denuncia milionaria presente nel fascicolo, ma il numero delle potenziali vittime è di almeno cinque e sembra destinato a salire.
Roma, 6 feb. (Adnkronos) - 'Chi l’ha vista?'. Il Pd su Instagram prende titolo e logo della trasmissione di Rai 3 e postando la foto di Giorgia Meloni torna a chiedere alla premier di riferire in aula sul caso Almasri. "E' Giorgia Meloni a dover rispondere della vicenda Almasri al Parlamento e al Paese. Basta nascondersi".
Milano, 6 feb. (Adnkronos) - "Ci sono dei soldati prigionieri da liberare pagando un riscatto". E' questa la scusa che, in un caso, è stata utilizzata da chi, fingendosi il ministro della Difesa Guido Crosetto, ha raggirato due imprenditori, i quali hanno denunciato i fatti ai carabinieri e in procura a Milano. Altri tre imprenditori benestanti sono stati contattati dai truffatori che, complice anche l'intelligenza artificiale per camuffare le voci - del ministro, di un sedicente funzionario della Difesa o di un generale - hanno provato via telefono a ottenere ingenti bonifici. Sugli episodi indaga il pm Giovanni Tarzia.
Milano, 6 feb. (Adnkronos) - Si fingevano il ministro Guido Crosetto, oppure un generale o un sedicente funzionario del ministero della Difesa e provavano a truffare ingenti somme a degli imprenditori, cinque quelli a conoscenza dello stesso esponente di Fratelli d'Italia che ha denunciato la truffa. Due le vittime accertate, almeno tre gli altri professionisti che stavano cadendo nella rete di truffatori su cui indaga la procura di Milano guidata da Marcello Viola.
Roma, 6 feb. (Adnkronos) - "Ieri ancora una volta il governo è venuto in Parlamento e non ha detto la verità, non ha avuto il coraggio di assumersi le responsabilità delle sue scelte, si è contraddetto. Noi vogliamo sapere se per tutelare l’interesse nazionale il governo si affida anzi coopera o meglio è complice di una banda di tagliagole, di assassini, di stupratori. Io penso che questo non sia accettabile, che c’è un limite anche a quello che si definisce interesse nazionale. Mi pare del tutto normale che le opposizioni abbiano, in modo molto deciso, sottolineato le incongruenze e siano intenzionate a chiedere che ci siano risposte di verità". Lo afferma Nicola Fratoianni di Avs parlando con i cronisti davanti a Montecitorio.
"Perché è inaccettabile che alla fine - aggiunge il leader di SI - la politica si infili in una discussione surreale sui cavilli e di cui diventa vittima la realtà, e quei corpi violati da aguzzini senza scrupoli, come si può vedere anche oggi in un nuovo e terribile video diffuso da Repubblica con un uomo legato al parafango e trascinato da un mezzo di quella polizia giudiziaria libica di cui è a capo Almasri gentilmente rilasciato da Nordio e Piantedosi".
"Così come è inaccettabile l’attacco devastante del governo alla Corte Penale Internazionale: ma come si fa a non vedere che ci troviamo in un mondo in guerra nel quale senza questi organismi, anzi senza il loro rafforzamento, senza ricostruire attorno a quegli organi una sorta di sacralità, l’unico elemento che resta in campo è la legge del più forte, della violenza, della violazione sistematica dei diritti? Questo governo - conclude Fratoianni - sta creando un disastro colossale, i cui costi saranno pagati dal nostro Paese".
Roma, 6 feb. (Adnkronos) - “Il Governo ha condotto l’Italia al centro di uno scandalo internazionale, impedendo che il criminale libico venisse assicurato alla giustizia. Nordio e Piantedosi ieri si sono smentiti, Meloni è sparita. Ma non può continuare a scappare. Al di là di ogni aspetto giudiziario, deve risponderne sul piano politico, davanti al Parlamento e al Paese”. Così il democratico, Peppe Provenzano.
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Area pro labour
Giuristi per il lavoro
Lavoro & Precari - 20 Marzo 2020
Coronavirus, l’emergenza ha reso evidente quanto poco siano tutelati i lavoratori autonomi
di Claudia Di Stefano *
La situazione che il nostro Paese sta oggi vivendo a causa del Covid-19 mette ancora di più in risalto le difficoltà dei lavoratori autonomi, sia collaboratori che lavoratori a partita Iva.
Partendo da questi ultimi va detto che essi forniscono le loro prestazioni presentando fattura, ma in assenza – il più delle volte – di una specifica cornice contrattuale. La stessa situazione si verifica per i collaboratori, occasionali e non. Dentro quest’ampia platea di lavoratori autonomi troviamo molteplici categorie: sportivi, insegnanti, rider, freelance, giornalisti, attori, tecnici e molto altro, professionisti di ogni ordine e grado. L’elenco è lungo.
L’emergenza Covid-19 ha messo in evidenza il tema dell’assenza di prassi nella sottoscrizione di contratti, seppure nelle forme di lavoro sopra descritte; e questo comporta di fatto una difficoltà nel far emergere che tra le parti esista una relazione professionale e/o di lavoro. Inoltre, e più in generale, ha fatto emergere la carenza o – meglio – la pressoché assenza di tutele e di effettivi e adeguati ammortizzatori sociali.
Anche nel decreto “Cura Italia” e nei provvedimenti fino ad ora varati dal governo gli autonomi, che rappresentano una popolazione di circa il 23% degli occupati totali nel nostro paese, sono una categoria non sufficientemente considerata e soprattutto poco supportata.
Il citato decreto, in particolare, ha disposto la sospensione del versamento delle ritenute d’acconto, dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l’assicurazione obbligatoria (artt. 60 e 62) e previsto il “fondo per il reddito di ultima istanza” destinato ai lavoratori anche autonomi che in conseguenza dell’emergenza hanno cessato, ridotto o sospeso la loro attività (art. 44).
Ai soggetti esercenti attività d’impresa è riconosciuto un credito d’imposta nella misura del 60 per cento dell’ammontare del canone di locazione, relativo al mese di marzo 2020 (art. 65) o agevolazioni nei mutui qualora vi sia stato un calo di fatturato conseguente al Covid-19 (art. 54) .
I genitori-lavoratori iscritti in via esclusiva alla Gestione separata hanno diritto a fruire di uno specifico congedo/indennità per i figli di età non superiore ai 12 anni. La medesima indennità è estesa ai genitori lavoratori autonomi iscritti all’Inps (art. 23).
Sempre il decreto “Cura Italia” riconosce ai liberi professionisti titolari di partita Iva attiva alla data del 23 febbraio 2020, ai lavoratori titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa e ai lavoratori iscritti alle gestioni speciali dell’Ago non titolari di pensione e non iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie, un’indennità pari a 600 euro per il mese di marzo che non concorre alla formazione del reddito (artt. 27 e 28). Inoltre, e sempre in considerazione dell’emergenza Covid-19, al fine di agevolare la presentazione delle domande di disoccupazione NASpI e DIS-COLL (indennità di disoccupazione per i collaboratori) per gli eventi di cessazione involontaria dell’attività lavorativa verificatisi, i termini di decadenza sono ampliati da sessantotto a centoventi giorni (art. 33).
Considerando una disposizione legislativa pre-emergenziale, il quadro è completato dal d.l. n° 101/19, convertito con modificazioni dalla legge 128/19 (Ampliamento delle tutele per malattia e degenza ospedaliera in favore degli iscritti alla Gestione separata) che riconosce ai lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata con aliquota contributiva piena la malattia e le degenze ospedaliere, qualora si sia in possesso di specifici requisiti; restano esclusi da questa disposizione, tuttavia, moltissimi lavoratori autonomi, quali i lavoratori dello sport e gli occasionali.
Oggi le urgenze legate all’emergenza (e da rendere in alcuni casi strutturali) sono tra le principali:
– l’aumento dell’indennità di malattia domiciliare per eventuale quarantena in casa (che va trattata al pari della malattia ospedaliera anche per gli autonomi);
– la messa in campo di un ammortizzatore universale diverso da quello a cui siamo abituati e che copra tutti i parasubordinati/autonomi;
– il blocco dei pagamenti dei tributi tutti (fiscali e previdenziali) e non semplicemente lo spostamento di qualche mese con pagamento da eseguirsi, peraltro in un’unica soluzione (o al massimo in 5 rate);
– l’individuazione di parametro di riferimento unico per i lavoratori autonomi non contrattualizzati, utilizzando il reddito dell’anno precedente.
In sostanza, se il mondo del lavoro si sta spostando sempre di più dalla forma di lavoro subordinato a quella autonoma, noi dobbiamo ragionare su quali protezioni costruire per questa platea di lavoratori, e oggi l’emergenza nazionale ci impone di guardare in modo diverso tutto il mondo del lavoro, superando le divisioni legate alle diverse forme contrattuali.
NIdiL-Cgil Milano ha tra i suoi iscritti molti lavoratori autonomi con partita Iva, iscritti alle Casse Professionali e non, collaboratori occasionali e non; insomma, oggi, pur apprezzando gli sforzi fatti (considerando che si era partiti con uno stanziamento di 6-7 miliardi e si è arrivati a 25 miliardi di copertura finanziaria del Decreto), abbiamo sotto gli occhi che queste modalità di lavoro non sono garantite a sufficienza; siamo disponibili a supportare questi lavoratori per avviare un percorso condiviso che estenda le tutele, anche nello spirito della Carta dei diritti universali che la Cgil proposta di Legge di cui si aspetta la discussione nelle sedi istituzionali, progetto che ha visto la raccolta di ben oltre il milione di firme per costruire condizioni di tutela, seppur diversa, tra tutti i lavoratori, a prescindere dalla loro tipologia contrattuale.
* Nata a Roma, dal 1997 lavora per la FILCAMS CGIL con vari incarichi; dal giugno 2010 Coordinatrice Responsabile CGIL Zona Est – Milano; da ottobre 2018 Segretaria Generale NIdiL CGIL Milano, la Categoria dei lavoratori Atipici.
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Cura Italia, le regole per il congedo parentale di 15 giorni. Tridico: “Circolare Inps in arrivo, intanto chiedetelo all’azienda”
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
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Milano, 3 feb. (Adnkronos) - La Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) ha dichiarato all'unanimità "irricevibile" il ricorso presentato dalla difesa di Alberto Stasi condannato, nel 2015, in via definitiva a 16 anni di carcere per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi uccisa il 13 agosto 2007 a Garlasco (Pavia). Stasi reclamava "una violazione del suo diritto a un processo equo, per quanto riguarda il principio della parità delle armi" lamentando che nel processo d'appello bis non sarebbe stato ascoltato un testimone "decisivo" a dire della difesa.
Per la corte, invece, la condanna si basa "su vari elementi di prova" e le dichiarazioni del teste agli inquirenti "lungi dall'essere decisive per determinare la responsabilità penale dell’interessato, sono semplicemente servite a corroborare tutte le prove a carico" si legge nella sentenza. In tal senso, l'ultima decisione della corte d'Assise d'Appello di non sentire nuovamente il testimone "non ha compromesso l'equità del procedimento penale a carico del ricorrente. Pertanto, il ricorso deve essere respinto in quanto manifestamente infondato".
La decisione potrebbe così mettere la parola fine a uno dei casi giudiziari più lunghi degli ultimi anni, mentre Stasi, oggi quarantenne, già da tempo beneficia del lavoro esterno fuori dal carcere di Bollate.
Milano, 6 feb. (Adnkronos) - Quasi un milione di euro. E' questa la cifra che un imprenditore ha versato non rendendosi conto di essere vittima di un raggiro fatto via telefono usando il nome del ministro della Difesa Guido Crosetto. L'uomo che ha denunciato l'accaduto allo stesso Crosetto (suo amico), si è poi rivolto ai carabinieri e alla procura che sta provando a bloccare il bonifico. Almeno due gli imprenditori vittime, solo una per ora la denuncia milionaria presente nel fascicolo, ma il numero delle potenziali vittime è di almeno cinque e sembra destinato a salire.
Roma, 6 feb. (Adnkronos) - 'Chi l’ha vista?'. Il Pd su Instagram prende titolo e logo della trasmissione di Rai 3 e postando la foto di Giorgia Meloni torna a chiedere alla premier di riferire in aula sul caso Almasri. "E' Giorgia Meloni a dover rispondere della vicenda Almasri al Parlamento e al Paese. Basta nascondersi".
Milano, 6 feb. (Adnkronos) - "Ci sono dei soldati prigionieri da liberare pagando un riscatto". E' questa la scusa che, in un caso, è stata utilizzata da chi, fingendosi il ministro della Difesa Guido Crosetto, ha raggirato due imprenditori, i quali hanno denunciato i fatti ai carabinieri e in procura a Milano. Altri tre imprenditori benestanti sono stati contattati dai truffatori che, complice anche l'intelligenza artificiale per camuffare le voci - del ministro, di un sedicente funzionario della Difesa o di un generale - hanno provato via telefono a ottenere ingenti bonifici. Sugli episodi indaga il pm Giovanni Tarzia.
Milano, 6 feb. (Adnkronos) - Si fingevano il ministro Guido Crosetto, oppure un generale o un sedicente funzionario del ministero della Difesa e provavano a truffare ingenti somme a degli imprenditori, cinque quelli a conoscenza dello stesso esponente di Fratelli d'Italia che ha denunciato la truffa. Due le vittime accertate, almeno tre gli altri professionisti che stavano cadendo nella rete di truffatori su cui indaga la procura di Milano guidata da Marcello Viola.
Roma, 6 feb. (Adnkronos) - "Ieri ancora una volta il governo è venuto in Parlamento e non ha detto la verità, non ha avuto il coraggio di assumersi le responsabilità delle sue scelte, si è contraddetto. Noi vogliamo sapere se per tutelare l’interesse nazionale il governo si affida anzi coopera o meglio è complice di una banda di tagliagole, di assassini, di stupratori. Io penso che questo non sia accettabile, che c’è un limite anche a quello che si definisce interesse nazionale. Mi pare del tutto normale che le opposizioni abbiano, in modo molto deciso, sottolineato le incongruenze e siano intenzionate a chiedere che ci siano risposte di verità". Lo afferma Nicola Fratoianni di Avs parlando con i cronisti davanti a Montecitorio.
"Perché è inaccettabile che alla fine - aggiunge il leader di SI - la politica si infili in una discussione surreale sui cavilli e di cui diventa vittima la realtà, e quei corpi violati da aguzzini senza scrupoli, come si può vedere anche oggi in un nuovo e terribile video diffuso da Repubblica con un uomo legato al parafango e trascinato da un mezzo di quella polizia giudiziaria libica di cui è a capo Almasri gentilmente rilasciato da Nordio e Piantedosi".
"Così come è inaccettabile l’attacco devastante del governo alla Corte Penale Internazionale: ma come si fa a non vedere che ci troviamo in un mondo in guerra nel quale senza questi organismi, anzi senza il loro rafforzamento, senza ricostruire attorno a quegli organi una sorta di sacralità, l’unico elemento che resta in campo è la legge del più forte, della violenza, della violazione sistematica dei diritti? Questo governo - conclude Fratoianni - sta creando un disastro colossale, i cui costi saranno pagati dal nostro Paese".
Roma, 6 feb. (Adnkronos) - “Il Governo ha condotto l’Italia al centro di uno scandalo internazionale, impedendo che il criminale libico venisse assicurato alla giustizia. Nordio e Piantedosi ieri si sono smentiti, Meloni è sparita. Ma non può continuare a scappare. Al di là di ogni aspetto giudiziario, deve risponderne sul piano politico, davanti al Parlamento e al Paese”. Così il democratico, Peppe Provenzano.