di Claudia Di Stefano *
La situazione che il nostro Paese sta oggi vivendo a causa del Covid-19 mette ancora di più in risalto le difficoltà dei lavoratori autonomi, sia collaboratori che lavoratori a partita Iva.
Partendo da questi ultimi va detto che essi forniscono le loro prestazioni presentando fattura, ma in assenza – il più delle volte – di una specifica cornice contrattuale. La stessa situazione si verifica per i collaboratori, occasionali e non. Dentro quest’ampia platea di lavoratori autonomi troviamo molteplici categorie: sportivi, insegnanti, rider, freelance, giornalisti, attori, tecnici e molto altro, professionisti di ogni ordine e grado. L’elenco è lungo.
L’emergenza Covid-19 ha messo in evidenza il tema dell’assenza di prassi nella sottoscrizione di contratti, seppure nelle forme di lavoro sopra descritte; e questo comporta di fatto una difficoltà nel far emergere che tra le parti esista una relazione professionale e/o di lavoro. Inoltre, e più in generale, ha fatto emergere la carenza o – meglio – la pressoché assenza di tutele e di effettivi e adeguati ammortizzatori sociali.
Anche nel decreto “Cura Italia” e nei provvedimenti fino ad ora varati dal governo gli autonomi, che rappresentano una popolazione di circa il 23% degli occupati totali nel nostro paese, sono una categoria non sufficientemente considerata e soprattutto poco supportata.
Il citato decreto, in particolare, ha disposto la sospensione del versamento delle ritenute d’acconto, dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l’assicurazione obbligatoria (artt. 60 e 62) e previsto il “fondo per il reddito di ultima istanza” destinato ai lavoratori anche autonomi che in conseguenza dell’emergenza hanno cessato, ridotto o sospeso la loro attività (art. 44).
Ai soggetti esercenti attività d’impresa è riconosciuto un credito d’imposta nella misura del 60 per cento dell’ammontare del canone di locazione, relativo al mese di marzo 2020 (art. 65) o agevolazioni nei mutui qualora vi sia stato un calo di fatturato conseguente al Covid-19 (art. 54) .
I genitori-lavoratori iscritti in via esclusiva alla Gestione separata hanno diritto a fruire di uno specifico congedo/indennità per i figli di età non superiore ai 12 anni. La medesima indennità è estesa ai genitori lavoratori autonomi iscritti all’Inps (art. 23).
Sempre il decreto “Cura Italia” riconosce ai liberi professionisti titolari di partita Iva attiva alla data del 23 febbraio 2020, ai lavoratori titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa e ai lavoratori iscritti alle gestioni speciali dell’Ago non titolari di pensione e non iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie, un’indennità pari a 600 euro per il mese di marzo che non concorre alla formazione del reddito (artt. 27 e 28). Inoltre, e sempre in considerazione dell’emergenza Covid-19, al fine di agevolare la presentazione delle domande di disoccupazione NASpI e DIS-COLL (indennità di disoccupazione per i collaboratori) per gli eventi di cessazione involontaria dell’attività lavorativa verificatisi, i termini di decadenza sono ampliati da sessantotto a centoventi giorni (art. 33).
Considerando una disposizione legislativa pre-emergenziale, il quadro è completato dal d.l. n° 101/19, convertito con modificazioni dalla legge 128/19 (Ampliamento delle tutele per malattia e degenza ospedaliera in favore degli iscritti alla Gestione separata) che riconosce ai lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata con aliquota contributiva piena la malattia e le degenze ospedaliere, qualora si sia in possesso di specifici requisiti; restano esclusi da questa disposizione, tuttavia, moltissimi lavoratori autonomi, quali i lavoratori dello sport e gli occasionali.
Oggi le urgenze legate all’emergenza (e da rendere in alcuni casi strutturali) sono tra le principali:
– l’aumento dell’indennità di malattia domiciliare per eventuale quarantena in casa (che va trattata al pari della malattia ospedaliera anche per gli autonomi);
– la messa in campo di un ammortizzatore universale diverso da quello a cui siamo abituati e che copra tutti i parasubordinati/autonomi;
– il blocco dei pagamenti dei tributi tutti (fiscali e previdenziali) e non semplicemente lo spostamento di qualche mese con pagamento da eseguirsi, peraltro in un’unica soluzione (o al massimo in 5 rate);
– l’individuazione di parametro di riferimento unico per i lavoratori autonomi non contrattualizzati, utilizzando il reddito dell’anno precedente.
In sostanza, se il mondo del lavoro si sta spostando sempre di più dalla forma di lavoro subordinato a quella autonoma, noi dobbiamo ragionare su quali protezioni costruire per questa platea di lavoratori, e oggi l’emergenza nazionale ci impone di guardare in modo diverso tutto il mondo del lavoro, superando le divisioni legate alle diverse forme contrattuali.
NIdiL-Cgil Milano ha tra i suoi iscritti molti lavoratori autonomi con partita Iva, iscritti alle Casse Professionali e non, collaboratori occasionali e non; insomma, oggi, pur apprezzando gli sforzi fatti (considerando che si era partiti con uno stanziamento di 6-7 miliardi e si è arrivati a 25 miliardi di copertura finanziaria del Decreto), abbiamo sotto gli occhi che queste modalità di lavoro non sono garantite a sufficienza; siamo disponibili a supportare questi lavoratori per avviare un percorso condiviso che estenda le tutele, anche nello spirito della Carta dei diritti universali che la Cgil proposta di Legge di cui si aspetta la discussione nelle sedi istituzionali, progetto che ha visto la raccolta di ben oltre il milione di firme per costruire condizioni di tutela, seppur diversa, tra tutti i lavoratori, a prescindere dalla loro tipologia contrattuale.
* Nata a Roma, dal 1997 lavora per la FILCAMS CGIL con vari incarichi; dal giugno 2010 Coordinatrice Responsabile CGIL Zona Est – Milano; da ottobre 2018 Segretaria Generale NIdiL CGIL Milano, la Categoria dei lavoratori Atipici.