E’ morto senza riuscire a difendersi dal sospetto di aver avuto un “comportamento irresponsabile”, sospetto alimentato nella notte di domenica 15 marzo dal governatore Vincenzo De Luca. E’ morto da solo, nell’unica sala adibita a Covid-19 dell’ospedale di Polla (Salerno). Aveva appena 46 anni don Alessandro Brignone. Era il parroco di Caggiano, soffriva di diabete ed a leggere le cronache de ‘Il Mattino’ era stato uno dei fautori dei raduni di neocatecumenali svolti tra fine febbraio e inizio marzo, il primo in un albergo di Atena Lucana, il secondo nella chiesa di San Rocco di Sala Consilina. Sono gli incontri che hanno acceso il focolaio di contagio nel Vallo di Diano-Tanagro. Una fiammata improvvisa di 16 positivi al coronavirus (ieri saliti a 29), alla quale De Luca il 15 marzo ha reagito con un’ordinanza di quarantena per quattro comuni: Sala Consilina, Polla, Atena Lucana e Caggiano. Circa 23mila abitanti recintati nel confine di un divieto assoluto di entrata e di uscita dai loro paesi.
Il governatore fu durissimo, puntando il dito contro “i comportamenti irresponsabili” di “un santone” che aveva organizzato una cerimonia alla quale “avevano bevuto tutti dallo stesso calice”, chiedendo all’Asl “di procedere alle denunce penali contro chi ha promosso o partecipato a questa iniziativa per il danno enorme che ha prodotto”. Ed additando questi episodi come una delle ragioni per mantenere altissima la guardia sul rispetto dei divieti, e se necessario inasprirli. Ed infatti De Luca ha emanato e minaccia di emanare ordinanze ancora più restrittive rispetto a quelle firmate dal premier Conte.
Nei giorni successivi all’ordinanza le testimonianze dei neocatecumenali hanno consentito di ricostruire con maggiore precisione l’accaduto e di escludere la presenza di santoni o predicatori di ogni tipo. Il vescovo della diocesi locale, monsignor Antonio De Luca e un altro parroco partecipante a uno degli incontri, don Vincenzo Gallo, hanno inoltre smentito che i fedeli abbiano bevuto allo stesso calice. Smentita rinforzata da uno dei neocatecumenali, anche lui positivo al coronavirus, in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno: “Ci hanno fatto passare quasi per una setta satanica, quando invece siamo cattolici, apostolici e romani, fedeli al Santo Padre”.
L’uomo ha chiarito le date del primo raduno: una ‘tre giorni’ al Kristall di Atena Lucana, dal 28 febbraio al 1 marzo. Quando in Campania non c’erano divieti di nessun tipo in vigore. Ed il Napoli sconfiggeva il Torino in un incontro allo stadio San Paolo aperto al pubblico. Il secondo incontro a Sala Consilina si è svolto il 4 marzo. Il giorno in cui Conte firmava il primo decreto di divieto di congressi e assembramenti di ogni tipo.
Don Alessandro era un prete molto amato dalla sua comunità e la notizia della sua morte ha ulteriormente scosso un territorio duramente provato dai numeri dell’epidemia e dalle misure strettissime in atto. Il sindaco di Caggiano, Modesto La Mattina, lo ricorda con affetto e invita a considerare la sua scomparsa “come monito, se non vogliamo continuare a piangere vittime, a quanti ancora irresponsabilmente continuano ad uscire, malgrado gli ormai infiniti appelli di restare a casa”. Don Alessandro nei giorni prima del ricovero è stato assistito dal sindaco La Mattina. “Non appena è risultato positivo, gli sono stato sempre vicino portandogli i farmaci a casa. L’altro giorno mi ha inviato una foto con i risultati preoccupanti della saturazione di ossigeno. A quel punto abbiamo deciso di accompagnarlo in ospedale. Siamo affranti e distrutti, ma non possiamo fermarci dobbiamo continuare a combattere“. Dopo la morte del parroco, un centinaio di residenti di Caggiano si sono messi in quarantena volontaria: avevano avuto contatti con lui nei giorni del contagio.