Prendete uno a caso tra quelli che condividono con voi lo spazio domestico in questi giorni di isolamento necessario per fermare la pandemia da coronavirus e, a bruciapelo, senza che se lo aspetti, chiedetegli: “Sei felice?”. Immaginare le possibili reazioni non è difficile. Si va dal classico “Eh?”, al più piccato “Che ca**o dici?” fino, probabilmente, a un sentito e accorato “ma vai affanc***“. A quel punto voi, stoici, continuate: “Sai, oggi è la Giornata Mondiale della felicità“. E ve ne andate. Non molto lontano, certo. Magari dalla camera al soggiorno, o viceversa. Lasciando sospeso questo paradosso nell’aria.
Perché chi ha istituito la Giornale Mondiale della felicità il 20 marzo certo non poteva sapere che sarebbe stato un giorno tremendo per il mondo intero, con la pandemia di Covid-19 in piena espansione e un numero di vittime da aver voglia di piangere al solo pensarci. E neanche avrebbe potuto immaginare che saremmo stati, noialtri, chiusi in casa. Per cercare di fermare il contagio. Certo, mica è un sacrificio così grande, stare a casa per un bene superiore. Ma da lì a essere felici, ecco, ce ne passa.
Si narra di coppie senza figli disposte ad allestire una tendina da campo in un terrazzo di 10 mq pur di avere un po’ di privacy (quelli che stavano insieme da poco e si sono ritrovati, nel pieno dell’emergenza, a dividere la casa ne approfitterebbero probabilmente anche per la “spinosa storia dei peti”). Ci sono poi le coppie con figli piccoli che per distrarli hanno provato e fatto di tutto: vedremo presto gente che cammina sospesa su un filo tirato tra due palazzi, alla Philippe Petit. Tutto pur di far passare il tempo ai bimbi: “Guardate, il babbo vola!”. I padri, già. Quelli che escono a fare la spesa: conversazioni surreali che neanche una commedia di Nora Ephron:
“Ehi, stai andando?”.
“Sì”.
“Hai preso tutto?”.
“Sì” (lui pronuncia il “sì” con faccia cupa, occhi verso il basso, tensione nei muscoli del collo).
“Mi chiami quanto sei fuori?”.
“Stai tranquilla, prenditi cura dei bambini”.
Bruce Willis nella scena finale di Armageddon pare un pivellino. E i giovani rimasti soli a casa? Di questo passo il mondo diventerà un’unica gigantesca diretta Instagram senza inizio né fine, come un boato nucleare dall’eco rimbombante in strade deserte. Si perché uno apre Instagram e vede che un ex compagno del liceo sta facendo una diretta. Un ex compagno che di solito posta pochissimo, uno tipo riservato. “Che starà facendo?“. La domanda si fa insidiosa ma manca il coraggio di aprire e guardare: “Lui vedrà che io lo vedo“. E allora via, a guardare il live del vip, in incognito. Pathos a livelli non descrivibili, poi, per gli amanti. Fine. Addio. E certe volte nemmeno un cane da portar giù per fare la telefonata al “terzo della coppia”. Gli unici, forse un po’ felici sono gli innamorati da chat: quelli vivono il loro momento di gloria, la quintessenza del loro amore mai consumato. E anzi, giorno dopo giorno capiscono finalmente che, appena finito tutto, la cosa migliore sarà vedersi per davvero. Magari toccarsi, chissà che effetto può fare.
Vedi, caro amico che hai istituito la giornata mondiale della felicità il 20 marzo, tu certo non potevi sapere. Anzi hai scelto un giorno che è primavera, e chissà cosa poteva andare storto. Un mucchio di cose, bisogna dirtelo. Felici un caz*o: bisogna dirti anche questo.
p.s. Perdonateci per questo breve divertissement. Nella disperazione di questi giorni, speriamo che faccia sorridere chi sta combattendo in prima linea, chi soffre per la perdita dei propri cari, chi vive da solo e non ha affetti con cui parlare o ai quali affidarsi. Il 20 marzo 2021 saremo felici. Intanto, STATE A CASA.