L'episodio risale al 19 marzo: pochi secondi prima dell'inizio dell'incontro con i giornalisti. Qualcuno in sala ha fatto notare al ministro che non si era tolto la protezione e che penzolava dall'orecchio. Renzi su Facebook: "Atteggiamento indegno". Calenda e Calderoli: "Conte lo cacci". Boccia smentisce ogni intento polemico: "Nemmeno in un momento così si riescono ad evitare polemiche inutili?"
Polemiche in rete per uno scambio di battute di pochi secondi, avvenuto prima dell’inizio della diretta della conferenza stampa della Protezione civile, il 19 marzo scorso. Il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia è infatti entrato nella sala ancora con la mascherina che penzolava dal suo orecchio e quando qualcuno glielo ha fatto notare, ha risposto con un mezzo sorriso: “Sono quelle che usiamo di solito noi che non siamo in ospedale”. Al suo fianco il capo dipartimento Angelo Borrelli. Tanto è bastato per far partire le polemiche politiche su presunte “risate” o intenti polemici nei confronti della Regione Lombardia che una settimana fa aveva criticato quelle stesse mascherine date in dotazione al personale medico definendole inadeguate. Ma Boccia ha smentito che fosse quello il suo obiettivo ed effettivamente nei pochi secondi di dialogo che è possibile vedere sulla diretta Facebook della Protezione civile, non viene fatto nessun riferimento a quella vicenda. L’episodio, avvenuto a diretta non ancora iniziata, è durato pochi secondi. All’avvio della conferenza stampa Boccia si è tolto la mascherina e l’ha posata sul tavolo.
“Penso”, ha scritto il ministro dem su Facebook, “che in questo momento gli italiani abbiano bisogno di risposte e non di sterili polemiche”. Quindi ha voluto chiarire come mai avesse quella mascherina: “E’ del tipo che indosso quotidianamente e che indossano i miei collaboratori. Inutile e indegno lo sciacallaggio che leggo sui social su una cosa che facciamo ogni giorno dalla mattina alla sera. Borrelli sorrideva perché, dopo il primo click, c’erano già le prime dieci domande di medici volontari! Ma nemmeno in un momento così si riescono ad evitare polemiche inutili?”. Il riferimento è appunto al bando per la task force di medici volontari lanciato nelle scorse ore e che oggi ha già toccato quota 1500 adesioni. Boccia, alla luce degli attacchi, ha fatto sapere di aver chiarito la sua posizione anche con il presidente della Regione Lombardia e l’assessore Giulio Gallera: “Una operazione di sciacallaggio social che anche gli eventuali diretti interessati non comprendono. Quelle mascherine noi le utilizziamo per lavoro ogni giorno e lo faremo sempre per non sottrarre ai medici e al personale sanitario le mascherine chirurgiche”.
Tra i primi a criticare Boccia c’è stato anche l’ex premier, nonché ex compagno di partito, Matteo Renzi: “Fare ironia sulle mascherine è assurdo, un atteggiamento indegno delle nostre istituzioni”, ha scritto su Facebook. “A maggior ragione dopo ciò che sta accadendo sulle mascherine dalla Lombardia alla Sicilia e dopo le giuste proteste di Fontana e Musumeci. Sulle mascherine non c’è niente da ridere: spero che chi lo ha fatto si scusi”. Proteste anche dal fronte leghista, con il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli che è arrivato perfino a chiedere che il premier cacci l’esponente dell’esecutivo: “Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ora cacci Francesco Boccia dal suo Governo e lo faccia subito, senza perdere tempo”. Una linea condivisa da un altro ex collega di partito, l’eurodeputato Carlo Calenda ha scritto su Twitter: “Boccia ha dimostrato di non avere le qualità per ricoprire un ruolo istituzionale in questo momento. Non esiste sulla faccia della terra che un ministro si metta a fare pagliacciate durante una pandemia nella sede della Protezione civile. Conte dovrebbe chiedere le dimissioni”.
Voci di difesa sono arrivate dal Partito democratico. Il viceministro dem all’Economia Antonio Misiani ha dichiarato in una nota: “Il ministro Boccia sta svolgendo con grandissimo impegno un lavoro importante e prezioso di raccordo tra il Governo, la Protezione Civile e le Regioni. È questa la sostanza che conta. Le polemiche strumentali lasciamole perdere. Concentriamoci sul lavoro da fare, ognuno per la responsabilità di cui è investito”.