L‘alimentare, la farmaceutica e il medicale, la produzione di imballaggi, il trasporto su gomma per portare quelle merci a destinazione, la filiera dell’energia. Più alcuni servizi indispensabili come la manutenzione delle reti e gli autogrill per i camionisti. Sono questi i comparti che andranno salvaguardati ora che il governo, davanti ai contagi e ai morti che continuano ad aumentare e sull’onda delle richieste arrivate da governatori, sindaci, sindacati e medici, si è risolto a chiudere fino al 3 aprile tutte le attività produttive non essenziali. Una decisione drastica che ricalca quella con cui due mesi fa la Cina è riuscita a fermare la progressione del virus e superare l’emergenza, per poi ripartire con le dovute precauzioni. Mentre in Italia tanti stabilimenti fino a oggi erano rimasti aperti, non sempre nel rispetto delle indispensabili misure di sicurezza.

Noci (Polimi): “In Cina approccio drastico, aperto solo l’essenziale” – “In questa fase di assoluta emergenza è ragionevole tenere aperto quello che è semplicemente essenziale“, commenta Giuliano Noci, prorettore del Polo territoriale cinese del Politecnico di Milano dove insegna Strategia e marketing. “Il resto può ripartire tra qualche settimana con gli accorgimenti adottati in Cina oltre che con sistemi di tracciamento digitale come quelli usati dalla Corea del Sud, che consentano di seguire gli spostamenti per individuare in tempo eventuali focolai”. Anche la Repubblica popolare “nella fase peggiore, dopo il Capodanno, ha adottato un approccio drastico: tutto chiuso in tutto il Paese, tranne le attività essenziali come medicale e alimentare”.

Le filiere da garantire: alimentare e farmaceutica… – Ma in Italia quali sono le filiere da garantire per far sì che i supermercati e le farmacie restino riforniti e il Paese tenga il motore acceso, anche se al minimo? “Partiamo dai beni alimentari di largo consumo”, elenca Fabrizio Dallari, ordinario di Logistica alla Liuc dove è anche direttore del Centro sulla Logistica e il supply chain management. “Quindi agricoltura e industria alimentare. Sul fronte della raccolta di frutta e verdura ci sono problemi di manodopera, ma il calo di domanda causato dalla chiusura dei mercati all’ingrosso e delle ristorazione lo compensa. Per quanto riguarda l’industria, visto che l’export incontra molte difficoltà le grandi aziende che restano aperte potrebbero temporaneamente ridurre la produzione: ce ne sarebbe più che abbastanza per il fabbisogno interno. Penso alla Barilla“. Tutti questi prodotti vanno imballati: “Quindi è essenziale anche la produzione del packaging, dai pallet di legno fino ai vasetti di vetro e alle scatolette di alluminio per carne e tonno, che i produttori alimentari non tengono in magazzino perché le comprano via via”. Poi ci sono ovviamente la farmaceutica e la parafarmaceutica: “Oltre ai medicinali vanno garantiti i prodotti necessari per le diete speciali di chi ha intolleranze“. E devono restare operativi i grossisti che riforniscono le farmacie, che non hanno la possibilità di tenere grossi stock in negozio. Infine il medicale, cruciale come non mai.

…ma anche logistica, energia e sanificazione – Per la fase di massima emergenza questo è l’essenziale, sul fronte della produzione. Il resto, dalla metalmeccanica agli elettrodomestici passando per l’aerospaziale, può fermarsi. Rimangono i servizi: alcuni sono altrettanto cruciali. I prodotti vanno portati a destinazione. “Naturalmente sono indispensabili il magazzinaggio e il trasporto via camion – quindi devono restare aperti gli autogrill e la filiera petrolchimica per garantire il carburante agli autotrasportatori”, continua il docente. Discorso a parte per Amazon, che finora non è stata soggetta alle limitazioni draconiane imposte al mondo del commercio ma da oggi ha deciso di “smettere temporaneamente di accettare ordini su alcuni prodotti non di prima necessità”.

“Poi dobbiamo assicurare luce e gas per le case. Eni, Enel e Terna devono garantire questi servizi, compreso il pronto intervento. Aggiungiamoci le telecomunicazioni e relativa manutenzione, visto che senza banda in questo momento si ferma tutto. E le attività di pulizia e sanificazione“. In più, come ha annunciato il premier Giuseppe Conte, resteranno garantiti – oltre ai servizi pubblici essenziali – anche i servizi bancari, postali e assicurativi.

“Alla ripartenza evitare contatti tra i reparti aziendali” – Ma dopo uno stop così drastico come si riparte? Come si evita il rischio di creare nuovi focolai, visto che il virus continuerà a circolare per molto tempo? Ci aiuta anche in questo caso l’esempio della Cina, ricorda Noci: “Quando le aziende sono state riaperte, gli imprenditori hanno adottato due ordini di misure. L’ovvio distanziamento delle postazioni e delle persone negli spazi comuni (oltre all’uso di dispositivi di protezione) e la clusterizzazione dei reparti: nessun contatto tra lavoratori che si occupano di attività diverse. Ma anche altre cautele di ogni tipo: per esempio il pulsante dell’ascensore non si tocca, si preme con uno stuzzicadenti. E parliamo comunque di una ripartenza con un numero di persone molto ridotto rispetto alla norma, perché chi era tornato nel luogo di origine per le festività non era autorizzato a rientrare. Solo ora le autorità stanno togliendo questi blocchi”. A quasi due mesi dal picco dell’epidemia a Wuhan.

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