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Coronavirus, l’uscita di Bruno Vespa: “Dove sono i ‘Medici senza frontiere’? Forse nascosti nelle corsie?”. E l’associazione risponde: “Siamo attivi soprattutto nel lodigiano”

"Se per caso non ci fossero, se per caso davvero se ne fossero dimenticati, forse è il caso di ricordarglielo. C’è bisogno di loro stavolta", ha detto il giornalista su Facebook

di F. Q.
Coronavirus, l’uscita di Bruno Vespa: “Dove sono i ‘Medici senza frontiere’? Forse nascosti nelle corsie?”. E l’associazione risponde: “Siamo attivi soprattutto nel lodigiano”

Ricordate medici senza frontiere? Quando dovevano soccorrere i migranti (e facevano bene), lo facevano con le loro navi e la scritta “Medici senza frontiere” era molto ben visibile sulle loro tute, adesso sono scomparsi”. È Bruno Vespa che in post su Facebook si fa e fa a chi lo segue questa domanda. “Forse sono nascosti nelle corsie di Bergamo, di Brescia, di Cremona e forse non vogliono far sapere che sono lì e stanno lavorando alacramente. Ma se per caso non ci fossero, se per caso davvero se ne fossero dimenticati, forse è il caso di ricordarglielo. C’è bisogno di loro stavolta, anche se non c’è politica, anche se non c’è propaganda, anche se non ci sono le televisioni internazionali a propagandarne il lavoro. Che corrano, che corrano e tornino davvero a bordo. A bordo dell’emergenza”.

Ma a commentare il post video è proprio l’associazione Medici Senza Frontiere: l’organizzazione internazionale chiarisce di essere attiva sul territorio nazionale e soprattutto nel Nord Italia: “Gentile Bruno Vespa, siamo in azione da più di una settimana sul territorio italiano per supportare la risposta del governo, in particolare nel lodigiano. Oltre l’Italia i nostri team stanno intervenendo anche in Francia, Spagna, Belgio, Grecia Cina e Hong Kong e siamo in contatto con le autorità sanitarie in altri paesi. Tutti gli aggiornamenti sono disponibili sul nostro sito www.msf.it/covid19 e sui nostri canali social media”.

E da una settimana Medici Senza Frontiere sta offrendo supporto all’ospedale di Codogno, dove è stato effettuato il primo tampone positivo di un caso di Covid-19 in Italia e dove la metà dei 100 posti letto è ancora occupata da pazienti colpiti dal coronavirus. Il team di Msf, composto da medici, infermieri ed esperti di igiene, lavora ogni giorno con le équipe della struttura, dal personale sanitario allo staff dedicato alle pulizie, per condividere la propria esperienza nella gestione di un’epidemia. “Quando abbiamo registrato il primo caso, il virus era già in circolazione. Adesso per noi è importante gestire questa epidemia ed evitare nuovi contagi. L’affiancamento di Msf è molto importante, stiamo già imparando molto” dice Andrea Filippin, direttore medico del Presidio ospedaliero di Codogno. Per il team di Msf, è essenziale incontrare il maggior numero di operatori sanitari in tutti i reparti dell’ospedale, in collaborazione con il servizio igiene ospedaliera, per rinforzare le loro competenze su come proteggersi dal virus, garantendo così anche la protezione dei pazienti. Un virus nuovo e poco noto, l’afflusso straordinario di pazienti e i ritmi frenetici, la carenza generalizzata in tutta Italia di dispositivi di protezione individuale, sono tutti fattori che espongono gli operatori sanitari in prima linea ad alti rischi. Sono oltre 2.800 i sanitari positivi oggi in Italia, la loro protezione è più che mai necessaria perché rappresentano la prima linea collettiva contro il virus.

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