Politica

Coronavirus, Fontana: “Niente zona rossa nel Bergamasco? Comunità scientifica ha voluto così, ha fatto informazione cattiva”

“L’area del Bergamasco doveva essere fatta zona rossa? Secondo la mia valutazione di non scienziato, . Però gli scienziati hanno ritenuto di no, quindi io alzo bandiera bianca. Io non mi permetto di contestare le scelte che fanno persone più esperte di me, ma le accetto. E’ dai tempi in cui andavo a scuola che non contestavo quello che mi diceva l’insegnante”. Così, ai microfoni di “24 Mattino”, su Radio24, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, risponde sulla mancata chiusura del focolaio nella zona del bergamasco flagellato dal coronavirus.

Uno dei conduttori, Simone Spetia, gli ricorda che Comuni come Fondi (Latina) e Medicina (Bologna) sono stati chiusi e isolati per iniziativa dei presidenti regionali. Fontana replica: “I giuristi del mio ufficio legale sostengono che i diritti costituzionalmente garantiti possono essere violati soltanto a certe condizioni dal governo e non dal presidente di una Regione, ma, al di là di questo, nel momento in cui il governo decide di non realizzare una proposta che ho fatto, come quella di istituire una zona rossa, io come faccio? Non ho a disposizione la Polizia di Stato, i Carabinieri, la Guardia di Finanza, che non dipendono da me – continua – E quindi non posso imporre loro di andare a chiudere le strade. Io non ho a disposizione neanche la Polizia locale. In definitiva, non ho la possibilità di chiudere le strade. Ammesso che avessi potuto fare un’ordinanza di questo genere, che ritengo non legittima, come avrei potuto realizzarla? Sindaci del bergamasco come Giorgio Gori hanno sottovalutato la situazione? Gori, come me, non è un tecnico. Io credo che sia stata l’informazione cattiva da parte anche della comunità scientifica, che è andata avanti a contrapporsi in maniera abbastanza cruenta”.

Fontana aggiunge: “Errori nella gestione lombarda dell’emergenza del coronavirus? Questo non lo so, ci siamo attenuti ai protocolli che ci sono stati suggeriti dall’Iss. Io non sono scienziato, né medico, quindi riferisco quanto detto dai nostri scienziati, secondo i quali probabilmente la ragione di questa diffusione è che il virus circolava in Lombardia già da parecchio tempo. E quindi forse ci sono state delle persone che erano state curate di polmonite o di influenza e invece erano malate di coronavirus. Questo ha fatto sì che il virus circolasse e si diffondesse molto, colpendo tantissime persone”.

E sulle differenze tra il dpcm del governo, firmato ieri, e la sua ordinanza regionale emanata il 21 marzo, il politico leghista spiega che il suo provvedimento è più restrittivo, perché prevede la chiusura degli studi professionali, degli uffici pubblici, degli alberghi e dei cantieri edili, oltre a includere una sanzione di 5mila euro per chi non rispetti l’ordinanza. Tuttavia, nega che ci siano scontri con l’esecutivo: “Ho emesso l’ordinanza perché avevo una pressione da parte dei sindaci dei capoluoghi e degli stakeholder. E, visto che da parte dell’esecutivo non avevo ricevuto ancora neanche una bozza, pensavo che il governo potesse tirare in lungo col precedente decreto, cioè fino al 3 aprile. Chiederemo se il provvedimento mio viene spazzato da quello del governo o se rimane. Cercheremo di capire quale dei due sia in vigore. Se prevale il loro decreto ne prendo atto. Con ciò credo di poter legittimamente dire che secondo me era il più giusta la mia ordinanza – continua – Ma ribadisco che non ho mai avuto nessun problema con il governo, sento i ministri Boccia, Speranza, il presidente del Consiglio a volte anche due volte al giorno. Ci sono dei problemi che io avrei risolto in modo diverso. Se dicessi che nel momento in cui il dpcm supera la mia ordinanza io vado al Tar, farei una cosa sbagliata e dimostrerei di volere la guerra. Ma io non voglio nessuna guerra“.

Commento finale sulle app adottate per controllare gli spostamenti dei cittadini usate da Cina, Corea del Sud e Israele allo scopo di contenere i contagi: “Oggi in Giunta regionale approveremo un provvedimento che va nella stessa direzione, anche se non attraverso la tecnologia ma con l’apporto dei medici di base. Abbiamo raggiunto con loro un accordo per avere una maggiore incidenza sulle persone che si trovano in casa. Io sono dell’opinione che, quando si va in guerra, si possono superare anche delle leggi che è giusto che ci siano in tempo di pace. Viva la legge sulla privacy, ma in questo momento, se anche in qualche aspetto ci può essere una violazione per sconfiggere il virus, io sarei favorevole all’utilizzo”.