L'importanza del saturimetro per chi si trova in isolamento viene sottolineata anche dalla Federazione dei medici di famiglia (Fimmg) e dagli anestesisti che chiedono un cambio di passo nell’approccio clinico al Covid-19
Sull’assistenza domiciliare necessaria e sul bisogno di cure precoci ai contagiati si sono espressi nelle ultime ore l’infettivologo Massimo Galli (Ospedale Sacco di Milano) e l’immunoinfettivologo Francesco La Foche (Policlinico di Roma). Oggi a queste voci si aggiunge quella del presidente nazionale del 118 Mario Balzanelli. “Non si può aspettare che un malato vada in crisi respiratoria, perché a quel punto è già caduto nell’abisso, i polmoni sono compromessi. Bisogna fornire il saturimetro a casa a chi è in quarantena, perché rileva in tempo la riduzione dei parametri di ossigenazione del sangue”. L’importanza del saturimetro per chi si trova in isolamento viene sottolineata anche dalla Federazione dei medici di famiglia (Fimmg) e dagli anestesisti che chiedono un cambio di passo nell’approccio clinico al Covid-19.
“La polmonite da Covid-19 ha anche una componente vascolare, si formano delle trombosi nei polmoni che hanno un impatto improvviso peggiorando di colpo la sintomatologia respiratoria”, spiega Pietro Brambillasca, anestesista dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, “se alle persone che stanno a casa in quarantena viene dato un saturimetro, un piccolo apparecchio che controlla i livelli di ossigeno nel sangue, e si controlla la temperatura, la frequenza cardiaca, si fa il test dei passi, si evita di arrivare in ospedale quando si è già in crisi“. Anche perché aggiunge, “in un periodo di emergenza come questo si rischia che un’ambulanza ci metta un’ora per raggiungere il paziente, come è già accaduto in questi giorni a Bergamo. Bisogna rimodulare l’assistenza territoriale”.
Dello stesso parere il segretario generale nazionale della Federazione dei medici di famiglia (Fimmg) Silvestro Scotti: “Bisogna dare un valore alla medicina di famiglia, con il saturimetro, il controllo della febbre e del respiro si tengono le persone lontano dagli ospedali. Ai miei pazienti faccio il video-consulto con Skype e non m’importa nulla della privacy, sono i miei pazienti e li devo seguire, non si può aspettare che stiano male e mandarli in ospedale“.
Un altro cambio di passo, richiesto da giorni, è quello dei tamponi. È “urgente procedere all’effettuazione a tappeto dei tamponi su tutti i sanitari, medici e infermieri, in prima linea e più esposti al rischio di contagio da Covid-19″. dice all’Ansa il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli. L’indicazione del Comitato tecnico scientifico di “estendere l’uso dei tamponi per il personale sanitario non è rispettata dalla grande maggioranza delle Regioni. I medici continuano a morite e questa situazione – dice – è inaccettabile”.
Se l’elenco dei camici bianchi deceduti per l’epidemia da Convid-19 “continua ad allungarsi, ciò – afferma Anelli – è dovuto al fatto che continuano a mancare i dispositivi di protezione individuali Dpi, come presidente Fnomceo continuo a ricevere segnalazioni in tal senso ogni giorno dal Nord al Sud dell’Italia”. In questo modo, aggiunge, “gli ospedali non sono più solo luogo di cura ma si trasformano anche in luoghi di contagio, e questo vale anche per i medici di famiglia, anch’essi sforniti di Dpi”. Il problema, sottolinea, è che “è sfuggito il controllo sul territorio. Interi reparti ospedalieri vengono chiusi per i contagi e sempre più medico sono in quarantena”. A fronte di ciò “è fondamentale estendere l’uso dei tamponi, perché i medici devono poter lavorare in sicurezza, sapendo di non essere contagiato e dunque di non contagiare”. Eppure, nonostante l’indicazione del Comitato tecnico scientifico di estendere i tamponi a tutti i sanitari in prima linea e più esposti al rischio anche se asintomatici, afferma, “la stragrande maggioranza delle Regioni non segue quanto stabilito dal Cts, tanto meno al Sud. Ciò accade su tutti il territorio tranne poche eccezioni come il Veneto. Si continua a lesinare sul numero dei tamponi e ciò è inaccettabile”. È “assurdo che l’indicazione del Cts non venga rispettata”. Ora, conclude, “è previsto anche dall’Istituto superiore di sanità un allargamento dei laboratori per l’analisi dei tamponi, dunque le condizioni ci sarebbero, ma resta una forte frammentarietà sul territorio”.