Stop alle restrizioni per gli autotrasportatori. L’appello agli Stati membri dell’Ue arriva direttamente dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Il capo dell’esecutivo europeo cita le code e i rallentamenti alle frontiere di molti Paesi che hanno deciso di sospendere gli accordi di Schengen sulla libera circolazione, mantenendo aperto il passaggio alle merci fondamentale in questa fase di emergenza dovuta alla pandemia di coronavirus, ma con restrizioni e controlli più rigidi.
“I governi nazionali dovrebbero sospendere le restrizioni, come i divieti di guidare durante i weekend o di notte. Questa è una situazione eccezionale e dobbiamo essere flessibili“, ha dichiarato il capo di Palazzo Berlaymont in un videomessaggio, mentre era in corso il Consiglio Esteri dell’Ue con tutti i ministri competenti dei Paesi membri.
La Commissione, viste le lunghe file registrate ai confini di alcuni Stati e i conseguenti rallentamenti nell’approvvigionamento di beni di prima necessità, ha anche pubblicato una serie di linee guida per l’istituzione di corsie verdi o preferenziali per la circolazione delle merci, con l’obiettivo di consentire il loro passaggio alle frontiere in un tempo massimo di 15 minuti. Nel documento si chiede, tra le altre cose, la creazione di corsie aperte al trasporto di tutte le merci, la sospensione delle restrizioni dei governi nazionali per i trasporti e la riduzione delle formalità amministrative per i lavoratori dei trasporti di tutte le nazionalità.
“Questo weekend ci sono state file fino a 40 chilometri, con code di 18 ore”, ha continuato la presidente della Commissione. “È importante che in questo momento di crisi l’accesso alle merci sia assicurato e che le medicine e l’equipaggiamento medico raggiungano gli ospedali – ha poi aggiunto – Le misure introdotte dagli Stati nazionali per impedire l’espandersi del coronavirus complicano e talvolta paralizzano il trasporto delle merci, questo può provocare delle penurie”.
Attualmente sono 14 su 26 i Paesi dell’area Schengen ad aver chiuso le loro frontiere. Si tratta di Finlandia, Austria, Ungheria, Repubblica Ceca, Danimarca, Polonia, Lituania, Germania, Estonia, Norvegia, Svizzera, Spagna e Portogallo. Falsa la notizia circolata nelle scorse ore secondo cui anche il Lussemburgo aveva deciso di blindare i propri confini. Il tema è stato anche affrontato nel corso di una teleconferenza tra il vicepresidente della Commissione europea, Margaritis Schinas, la commissaria Ue agli Affari interni, Ylva Johansson, ed i direttori esecutivi delle agenzie Ue Frontex, Europol e Easo.
Di Maio: “Adesso non diamo i porti per la missione Irene”
Nel corso dell’incontro con gli omologhi europei, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha voluto sottolineare che “l’Italia non è disponibile a dare i propri porti per gli sbarchi nell’ambito della nuova missione Ue per fermare l’ingresso di armi in Libia“. L’istituzione della nuova missione Irene, per garantire l’embrago sugli armamenti diretti nel paese nordafricano, era stata oggetto di discussione anche nei mesi scorsi, con Di Maio che si era opposto a un nuovo potenziamento della missione Sophia, temendo che questa svolgesse, oltre a operazioni di controllo sulle merci dirette in Libia, anche attività di salvataggio di migranti nel Mediterraneo.
La decisione del governo di Roma, ha poi spiegato il capo della Farnesina, è legata all’esigenza di concentrare tutte le forze del Paese nella lotta alla diffusione del coronavirus. L’attracco delle navi della missione Irene, con conseguente scambio di merci, equipaggiamenti e l’uso di personale, potrebbe inoltre rappresentare un ulteriore veicolo di contagio: “Non si tratta di voler essere buoni o cattivi – ha aggiunto -, si tratta semplicemente di misurare le nostre forze e metterle tutte a disposizione dei nostri concittadini. L’Italia ora non può, chiede e vuole essere aiutata”.
Anche l’Alto commissario per la Politica Estera dell’Ue, Josep Borrell, ha fatto capire che sulla nuova missione manca ancora l’accordo su alcuni punti. “Ci sono ancora questioni pendenti”, che riguardano principalmente “la ridistribuzione” di eventuali migranti salvati in mare, ha detto al termine dell’incontro. Borrell ha auspicato che “sia trovato un accordo nei prossimi giorni, entro la fine del mese”.
Iran, Ue: “Pronti 20 milioni di aiuti umanitari”
Borrell ha poi dichiarato che nel corso della videoconferenza con i ministri degli Esteri dell’Ue “abbiamo parlato dell’Iran, dove la situazione coronavirus sta diventando drammatica. Abbiamo deciso di continuare a sostenere il Paese con gli aiuti umanitari. Una ventina di milioni in aiuti dovrebbero essere consegnati a Teheran nelle prossime settimane”.
Mister Pesc ha poi aggiunto che i 27 membri hanno anche “concordato di sostenere la richiesta di Iran e Venezuela al Fondo Monetario Internazionale per avere supporto finanziario”: “Iran e Venezuela sono in una situazione molto difficile – ha spiegato -, soprattutto a causa delle sanzioni Usa che impediscono loro di avere ricavi grazie alla vendita del petrolio. Riteniamo che in questa situazione debba essere riaffermato che il commercio di beni umanitari non è colpito dalle sanzioni americane. Lo riaffermiamo perché in molti credono che se partecipano possono essere” colpiti da misure restrittive.
Anche Di Maio ha espresso soddisfazione per l’accordo: “Dobbiamo fare in modo che le sanzioni europee in vigore oggi verso Paesi terzi, come anche l’Iran, non intacchino l’importazione di medicinali e materiale medico per sconfiggere il coronavirus”.