Un mio vecchio pallino (condiviso con l’amico Alessandro Mortarino di Salviamo il Paesaggio) è sempre stato quello di creare un soggetto (associazione? fondazione?) che avesse come scopo l’acquisto di terreni, magari anche edificabili, da preservare per le future generazioni.
Pensate che bello: un terreno che dovrebbe ospitare una grigia casetta che invece rimane integro e vincolato per sempre. Certo, ci sono dei problemi legali: il vincolo di destinazione anche in caso di scioglimento del soggetto giuridico; la retrocessione del terreno da edificabile ad agricolo, pena il pagare imposte più elevate. Ma tant’è, è lecito sognare, no?
Poi è vero che ci sono delle persone da fare sante subito che, pur avendo un terreno edificabile, ci piantano gli alberi per farne un bosco. È il caso di Giancarlo, che in Emilia su un suo terreno edificabile ha piantato ben 11mila alberi. Non si è accontentato nemmeno di lasciarlo agricolo, ci ha proprio piantato alberi.
Ma Giancarlo è un soggetto a sé, un quid unicum. E il terreno edificabile che viene lasciato naturale o addirittura rimboschito per il momento è davvero solo un sogno.
Piuttosto, più praticabile appare la via di acquistare terreni che non siano edificabili da preservare per le future generazioni. È quello che accade all’estero, ad esempio nelle Americhe. Pensiamo a Kris Tompkins, vedova di Douglas, patron della North Face, che ha donato al Cile 400mila ettari di terra che avevano acquistato per tutelarli e che ora sono diventati cinque parchi nazionali.
Molto più in piccolo (in America, si sa, le cose si fanno in grande), qualcosa su questo terreno (parola adattissima) si sta facendo anche da noi. Così opera il Fondo Forestale Italiano, che conserva boschi esistenti e ne crea di nuovi. Così di recente ha fatto la società di giovani “Bosco per sempre Regina” che ha acquistato 33 ettari di bosco sull’Appennino umbro-marchigiano per destinarli alla conservazione perpetua mediante un vincolo di destinazione. E così si sta facendo con il “Lago Freddo” di Santonco, nell’astigiano.
Concludo. Per scrivere questo post ho navigato un po’ in rete, come faccio sempre, e mi sono imbattuto nella storia di Ma Sanxiao, un anziano cinese, disabile agli arti inferiori, che ha piantato 17mila alberi in un terreno montagnoso della Cina settentrionale: “Finché vivrò continuerò a piantare alberi per le future generazioni.” Mi sembra un bell’esempio in un’epoca in cui da noi si continua a cementificare e gli alberi sono visti solo in funzione del ritorno economico che possono offrire. Quasi che senza alberi si potesse vivere…