Ormai dovremmo averlo imparato che pochi giorni di ritardo vuol dire contagiare centinaia che poi diventano migliaia. È il monopoli del coronavirus, solo che le pedine sono vite da salvare. Ma business comes first e alla settimana bianca in Tirolo non si poteva rinunciare. E così il Robert Koch Institute di Berlino, un’autorità nelle ricerche epidemiche, ha individuato nella località sciistica di Ischgl nel Tirolo, un focolaio di infezione da coronavirus, paragonato per curva esponenziale di contagi alla Cina, Iran e Lombardia, come ha scritto il Financial Times, il 21 marzo. Secondo le stime del RKI i laboratori in Germania si sono attrezzati per fare tamponi a tappeto con un ritmo di 160mila a settimana (in Corea del Sud che per la sua forza di contenimento è diventato un caso-scuola studiato dall’Oms se ne facevano 15mila al giorno). E i dati emersi sono che l’80 per cento dei pazienti positivi ha meno di 60 anni. E che all’inizio della pandemia molti di loro erano ritornati dalla settimana bianca in Tirolo, portandosi a casa il virus. E anche se erano asintomatici o con sintomi lievi hanno contagiato i più anziani.
Il 29 febbraio in Islanda sono risultate positive 15 persone di ritorno da Ischgl e alcuni di loro erano stati in un bar dove è risultato positivo il barman. Anche la metà dei contagiati in Norvegia, un terzo in Danimarca e un sesto dei pazienti infettati in Svezia, tutti erano stati a sciare a Ischgl. E mentre, a inizio pandemia in Europa, l’Austria chiudeva subito le sue frontiere con il sud (e dunque con l’Italia), voli, treni e autobus continuavano a portare turisti a sciare in Tirolo. Prima le autorità tirolesi hanno provato a negare il nesso fra i contagiati e le vette immacolate e gli impianti sono stati chiusi solo domenica 15 marzo per ordinanza.
Non erano bastato neppure che la Germania avesse dichiarato il Tirolo zona ad alto rischio, dopo che le autorità di Ostalb, nel Baden-Wuerttenberg, avevano lanciato l’ultimo disperato allarme: 200 persone che erano state in autobus a Ischgl erano risultate positive al test. E la curva di mortalità in Germania che adesso la vede all’ultimo posto (42 morti fino ad esso) è destinata, purtroppo, a invertirsi.
Pagina Facebook di Januaria Piromallo
Vignetta by Guido Ciompi