Cinque o sei ore di attesa in ambulanza davanti ai pronto soccorso. “In alcuni casi, si fa prima ad avere i risultati del tampone che a scendere dai mezzi del 118”, affermano dal sindacato Cisl Fp. L’emergenza Coronavirus a Roma e nel Lazio ha appena superato i 1.900 contagi registrati – di cui oltre 1000 ricoverati – e già iniziano a verificarsi le prime criticità. Un video girato da alcuni operatori sanitari racconta la situazione vissuta nella serata di martedì al Policlinico Gemelli, dove insiste la clinica Columbus, dove la Regione Lazio ha voluto la realizzazione del secondo Covid Hospital capitolino dopo lo Spallanzani. Nel parcheggio, con le luci accese, decine di ambulanze con a bordo pazienti segnalati come “sospetti Covid”. I posti dedicati nei triage, infatti, erano esauriti e i mezzi dell’Ares 118 erano costretti ad attendere fuori. Al policlinico dell’Università Cattolica, infatti, nelle 24 ore erano stati eseguiti 120 accessi. “I pazienti devono rispettare i criteri di isolamento con distanza di almeno 1 metro di distanza – fanno sapere dal Gemelli – In assenza di questi requisiti, nell’interesse e sicurezza del paziente, è indicata la permanenza in ambulanza finché non si libera la postazione in isolamento”.
Ambulanze in attesa anche al Policlinico – La situazione registrata al Gemelli è ormai diffusa in tutti gli ospedali Covid. All’Umberto I sono giorni che i lavoratori denunciano lo stesso fenomeno. “Avevamo 5 posti dedicati alle malattie infettive – spiega Vincenzo Panella, direttore generale del Policlinico – ora ce ne sono 34. Però purtroppo dal trentacinquesimo in poi si aspetta in ambulanza. Meglio che andare a infettare tutti”. Criticità simili vengono riscontrate anche al Sant’Andrea e a Tor Vergata. Dai dati forniti da Ares 118, ogni giorno arrivano al pronto soccorso circa 220 ambulanze con a bordo “sospetti Covid” – dati dell’ultima settimana – e in alcuni casi si opera il trasporto da ospedale a ospedale. Scongiurato, tuttavia, il pericolo di mancanza di mezzi, considerando che sono stati quasi azzerati gli incidenti stradali (il 25% delle ambulanze impiegate normalmente) e si e’ abbassato del 30%, con punte del 60%, il ricorso alle chiamate di soccorso. “Sta per partire la fase due – fanno sapere dalla Regione – che prevede il trasporto dei casi con patologia lieve anche in altri ospedali. In questo modo, a breve, si alleggerirà la pressione sui centri della fase uno”
Caos in Rsa e case di riposo: isolato il Comune di Nerola – Intanto si fa sempre più seria nel Lazio la situazione nei centri per gli anziani. Al momento ci sono 2 rsa isolate e 2 case di riposo private commissariate dalle Asl di competenza. La situazione più difficile a Nerola, paesino di appena 2000 abitanti in provincia di Roma, dove la locale casa per anziani Santissima Maria Immacolata ha fatto registrare già due decessi. Fra i 60 ospiti ci sono ben 56 positivi, di cui 26 sono residenti nel piccolo comune: le loro famiglie incidono per il 13,3 per cento sul totale della popolazione. Non solo. Ci sono ben 16 operatori sanitari fra i 40 presenti nella struttura. L’assessore Alessio D’Amato, sentita la Prefettura di Roma, ha disposto la chiusura del paese, in entrata e in uscita, dopo aver già disposto il commissariamento della casa di riposo da parte della Asl Roma 5. Procedura identica a quella già adottata per il comune di Fondi. Ma non c’è solo questo caso. Commissariata anche la casa di riposo Giovanni XXIII in zona Laurentina, dopo il decesso di un 82enne con patologie pregresse. Isolate anche le Rsa di Civitavecchia e l’Ini Città Bianca di Veroli (Frosinone), che “rappresentano insieme 87 casi di positività”.
Operatori positivi in fuga dal Nomentana Hospital: denunciati – È una Rsa (ma non solo) anche il Nomentana Hospital di Fonte Nuova, alle porte dalla Capitale, dove nei giorni scorsi sono stati trovati positivi ben 18 pazienti e 4 dipendenti. Virale è diventato anche il video di un medico della struttura che su Facebook attaccava i politici per i tagli alla sanità pubblica. Ieri, i quattro dipendenti positivi sono stati denunciati alla procura di Tivoli per aver “evaso” l’isolamento disposto dalla Asl nella struttura, mentre loro avevano deciso di tornare a casa. Resta il tema, noto, degli operatori sanitari: secondo l’Ordine dei medici del Lazio, in tutta la Regione ci sarebbero oltre 100 medici positivi, senza contare gli infermieri. E a differenza del resto d’Italia, si parla soprattutto di operatori ospedalieri.
Morto 33enne allo Spallanzani. Parenti in un campo rom – Altro motivo di preoccupazione in queste ore in Regione Lazio. È deceduto all’istituto Spallanzani Jovanovic Stanije, 33 anni, che lascia moglie e 3 figli e diventa la vittima più giovane nel Lazio, superando il triste primato di Emanuele Renzi, 34 anni dipendente di un call center, deceduto domenica al Policlinico Tor Vergata. Anche per lui è stata disposta l’autopsia, per accertare le cause della morte. Il motivo di apprensione sta nel fatto che il ragazzo viveva sì in una casa popolare nel quartiere Quarticciolo, ma gran parte della sua famiglia d’origine abita nel campo rom “tollerato” di via Salviati, in zona Tor Sapienza, circostanza confermata da fonti autorevoli della Polizia Locale di Roma Capitale. Nei giorni scorsi, dallo Spallanzani hanno spiegato che “non risulta alcun rom ricoverato nella nostra struttura”, ma in queste ore l’Asl sta lavorando per capire se il giovane avesse avuto contatti ecenti con i membri della sua famiglia.