Il presidente brasiliano, in un discorso alla Nazione a reti unificate, ha mantenuto la sua posizione sul contrasto alla pandemia, definita "un'influenzuccia" che colpisce solo gli over 60. I governatori di alcuni Stati, però, stanno prendendo autonomamente provvedimenti più stringenti e critiche arrivano dai presidenti di Camera e Senato e dalla Corte Suprema
Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro è apparso in tv a reti unificate a sorpresa. Alla fine di un’altra estenuante giornata di confronto politico-istituzionale giocato sul terreno delle misure da adottare nel contrasto alla moltiplicazione della diffusione del coronavirus, non è però arrivato un messaggio che il Paese si aspettava. Il Capo dello Stato ha rinforzato la sua posizione negazionista nei confronti dei rischi della pandemia da lui definita “un’influenzuccia”, riassumendo tutti i punti della sua personale linea politica secondo cui la diffusione del nuovo coronavirus non può bloccare un intero Paese e che occorre evitare che parte della stampa continui “a diffondere un sentimento di panico”, cavalcando la notizia “del grande numero di morti in Italia, un paese con un gran numero di vecchi e con un clima totalmente diverso dal nostro”, favorendo “una vera e propria isteria nel Paese”. Una posizione, la sua, che gli sta costando le critiche di una larga fetta della politica, della magistratura, di una parte dell’esercito e anche dei cittadini che, ormai da giorni, organizzano flash mob dai loro balconi per criticare l’immobilismo del Capo dello Stato nel contrasto alla pandemia, con quasi 2mila casi registrati.
Il presidente, andando contro ai numeri e alle valutazioni diffusi dal suo stesso ministero della Salute, dati e indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e, da ultimo, la decisione del dipartimento di Stato statunitense di elevare al massimo il livello di allerta sanitaria globale, ha assicurato che l’emergenza “in breve passerà”, affermando che quanto sin qui visto dimostra che “il gruppo di rischio è per le persone sopra i 60 anni”. In virtù di questa valutazione, Bolsonaro ha affermato che “la nostra vita deve continuare. I posti di lavoro devono essere mantenuti. Il sostegno alle famiglie deve essere salvaguardato. Dobbiamo tornare alla normalità”. L’avvertenza, ha proseguito il presidente, è quella di cercare di “non trasmettere il virus agli altri, specialmente ai nostri genitori e nonni, rispettando gli orientamenti del ministero della Salute”. E aggiunge: “Perché chiudere le scuole? I casi di decessi in persone con meno di 40 anni sono rari”.
Dichiarazioni, le sue, che hanno generato enormi critiche. Una delle più forti è arrivata dalle autorità statali e municipali del Paese, invitate ad abbandonare la linea dell’isolamento di massa, delle limitazioni ai trasporti e della chiusura dei negozi. Una polemica che si trascina da settimane, alimentata dalle decisioni dei vari Stati e capitali della federazione, tra cui soprattutto San Paolo e Rio de Janeiro, di applicare il lockdown generale delle attività. Decisione che Bolsonaro ha contestato sin dal primo momento per il rischio di ripercussioni sull’economia. Il presidente gioca la sua partita più complicata proprio con i governatori, sempre più compatti, ciascuno per motivi differenti, nelle critiche al governo federale.
I governatori di centro-destra eletti nella scia del bolsonarismo galoppante, come João Doria a San Paolo e Wilson Witzel a Rio de Janeiro, non hanno nascosto negli ultimi mesi di voler correre per la presidenza alle prossime elezioni. Per questo hanno elevato il loro livello di critica verso Bolsonaro arrivando fino allo scontro diretto. I due hanno finito per aggiungersi alla lista di governatori degli Stati del nord-est, regione il cui elettorato è rimasto fedele al Partito dei lavoratori (Pt) dei presidenti Lula da Silva e Dilma Rousseff.
Il coronavirus ha fatto irruzione in un quadro politico-istituzionale già estremamente complicato a causa delle evidenti difficoltà del governo nel risollevare le sorti dell’economia brasiliana in fase di stallo a causa della scarsa efficacia delle riforme in chiave neoliberale del ministro Paulo Guedes. Il malcontento verso Bolsonaro è cresciuto proprio quando la pandemia ha raggiunto il Brasile, facendo delle misure di contenimento del coronavirus terreno di scontro tra gli interessi politici e i poteri dello stato.
Bolsonaro, pur potendo contare ancora su una forte base elettorale e sull’appoggio degli imprenditori che continuano a vedere nel suo modello economico, basato sul modello della precarizzazione del lavoro e sulla cancellazione dei diritti dei lavoratori, una soluzione, non ha più nel Parlamento un alleato per le sue riforme. Non a caso, i presidenti della Camera e del Senato, Rodrigo Maia e Davi Alcolumbre, sono stati i primi a criticare anche le sue parole.
Altro alleato poco fedele si è mostrata negli ultimi mesi la Corte Suprema (Stf). Non a caso, lo zoccolo duro dei sostenitori di Bolsonaro ha organizzato lo scorso 15 marzo una manifestazione apertamente contro Parlamento e Corte Suprema, inneggiando all’interventismo del governo e alla “chiusura” dei due organismi per salvare il Paese. Elemento retorico questo, da sempre presente nei discorsi di Bolsonaro.
In questo contesto si inserisce la frase più inquietante pronunciata ieri dal presidente e ripetuta in mattinata alla stampa: “Tutti noi pagheremo un prezzo per il quale ci vorranno anni per riprendersi, al punto da poter causare un’uscita dalla normalità democratica che voi tanto difendete. Nessuno può sapere cosa può succedere in Brasile”. Una chiara minaccia all’intervento militare, spauracchio agitato con frequenza da Bolsonaro. Il sostegno delle forze armate al governo è stato fino a questo momento solido. Per mantenerlo, Bolsonaro ha nelle ultime settimane nominato altri ufficiali delle forze armate in posti chiave legati alla presidenza della Repubblica. Attualmente, oltre 2.500 militari occupano posizioni di rilievo di governo e sottogoverno. Tuttavia, mettere a rischio la salute dei cittadini, uno dei mantra della retorica delle forze armate brasiliane, potrebbe mettere anche i militari contro il presidente.
Poche ore dopo il pronunciamento di Bolsonaro, il comandante dell’esercito brasiliano, generale Edson Pujol, ha pubblicato un video facendo una dichiarazione a nome dell’esercito sul coronavirus che sembra non seguire la stessa linea di pensiero del presidente. “Siamo di fronte a una pandemia che richiede l’unità di tutti noi brasiliani. Il momento è di cura e prevenzione, ma anche molta azione da parte dell’esercito brasiliano”, ha affermato il generale. Pujol ha poi aggiunto che la crisi causata dal virus “è forse la missione più importante della nostra generazione”: “Una delle nostre responsabilità nei confronti della Nazione in questo momento di crisi è mantenere la capacità operativa delle truppe per affrontare la sfida e fare la differenza”.
Alle prese con la fuga degli alleati e con le manifestazioni di protesta sempre più ‘rumorose’ da parte dei cittadini, che da giorni quotidianamente dalle finestre delle proprie case urlano il loro malcontento conto il governo, Bolsonaro potrebbe arroccarsi sempre più su posizioni radicali, sicuro che l’opzione impeachment contro di lui non è un percorso consigliabile in un momento così delicato per il Paese e per nulla intenzionato a lasciare il potere e al suo vice, il generale Hamilton Mourao.