In questo momento di emergenza è difficile pensare al dopo, ma è necessario. I dati infatti sono chiari: “Circa una persona su cinque che oggi si ammala gravemente di Covid-19 presenta difficoltà respiratorie”, spiega il professor Carlo Lombardi, responsabile dell’unità di Allergologia e Pneumologia dell’Istituto ospedaliero fondazione Poliambulanza di Brescia. Una volta superata la fase acuta e il recupero, con molta probabilità i pazienti avranno bisogno di quella che viene definita “ossigenoterapia a lungo termine” domiciliare. “Serve perciò investire nelle previsioni” spiega il professor Lombardi.
Come si inserisce l’ossigenoterapia domiciliare nel contesto della lotta al Covid-19?
Tutti i pazienti broncopneumopatici – in particolare gli anziani, ma non solo – con più comorbidità, sono ancora più a rischio se contraggono l’infezione da coronavirus. Secondo i dati, 1 persona su 5 che oggi si ammala gravemente presenta difficoltà respiratorie. Questa infezione ha come complicanza principale lo sviluppo di polmonite a focolai multipli che spesso porta all’insufficienza respiratoria. Quindi oggi sappiamo che chi segue la terapia farmacologica, anche quella con ossigeno long-term già prescritto per altre patologie, in qualche modo rischia meno.
Quindi l’ossigeno può essere un valido alleato anche in prospettiva?
Direi di sì. Nello specifico, quando si tratta di insufficienza respiratoria o ipossiemia cronica stabile, l’ossigenoterapia a lungo termine per un numero adeguato di ore (almeno 15-18, meglio se 24 ore su 24) è considerata a tutti gli effetti una terapia fondamentale.
Vale dunque la pena investire di più sulla ossigeno terapia domiciliare?
Sì, certamente.
Che differenze ci sono tra l’ossigenoterapia domiciliare e quella delle terapie intensive degli ospedali?
L’ossigeno non è solo un elemento essenziale per la respirazione, ma è stato anche documentato il suo utilizzo come farmaco per quei pazienti che non sono in grado di scambiare adeguatamente l’ossigeno dall’aria alla circolazione sanguigna. Lo dimostrano i risultati del Nocturnal Oxygen Therapy Trial e il Medical Research Council. Si prende quindi in considerazione la sua prescrizione “long-term” a domicilio quando un paziente presenta stabilmente una ridotta tensione arteriosa di ossigeno, cioè una bassa saturazione di ossigeno e un’altrettanto limitata pressione parziale di ossigeno. In terapia intensiva l’ossigenoterapia è invece impiegata in situazioni di insufficienza respiratoria acuta: quindi anche in pazienti che possono incorrere in un evento acuto polmonare e che prima potevano essere del tutto sani.