Restava uno dei pochissimi grandi arrangiatori e produttori della vecchia scuola della grande canzone d’autore ancora in circolazione, uno di quelli in grado di scrivere per qualsiasi genere di organico e con la rara capacità di tarare lo stile a seconda dell’interprete di turno
È quando ascoltiamo canzoni come Acqua azzurra acqua chiara, Mi ritorni in mente, Fiori di rosa, fiori di pesco, Dieci ragazze, Tutta mia la città, Il ragazzo della via Gluck e moltissimi altri grandi successi della canzone italiana del Ventesimo secolo che ci confrontiamo con l’arte di uno dei suoi più grandi arrangiatori e produttori, Detto Mariano: il compositore, spentosi la scorsa notte all’età di 82 anni, era ricoverato a Milano da quindici giorni a causa del coronavirus.
Arrangiatore del Clan Celentano, il musicista marchigiano ha dato vita, nel corso degli anni Sessanta e Settanta dello scorso secolo, a una inenarrabile quantità di successi per diversi dei grandi nomi della canzone italiana: le voci di Mina, Lucio Battisti, Albano, Bobby Solo, Edoardo Bennato, Don Backy e, appunto, Adriano Celentano devono molto alla talentuosissima penna musicale di Detto Mariano, all’anagrafe Mariano Detto, giunto negli ultimi anni a una serie di cause per la corretta attribuzione dei diritti d’autore relativi a brani, per esempio, come L’immensità: “Proprio qualche minuto fa – ha scritto Don Backy, uno degli autori della canzone, su Facebook – il mio amico e ex batterista Riziero Bixio, mi ha comunicato una ferale notizia, ovvero la morte del mio amico e arrangiatore di tanti miei successi, Detto Mariano. Inutile dire che la notizia mi ha agghiacciato (…) Ormai, non ci sarà più tempo per convincerlo a restituirmi la parte che si è annessa di quei brani, senza averne titolo, e spero che il peso di quella storia e della terra gli sia comunque lieve”.
Stesso tipo di questioni giudiziarie Detto Mariano aveva avuto con Celentano, portando avanti la posizione di quelli che riconoscono agli arrangiatori una buona parte dell’autorialità delle canzoni: “Un buon arrangiatore – sosteneva il musicista di Monte Urano, in provincia di Fermo – quando fa bene il suo lavoro, è anche autore di un brano, e il suo nome dovrebbe comparire accanto a quelli dell’autore del testo e dell’autore della musica”. Ma Detto Mariano non era solo un arrangiatore: autore tout court di numerosissimi brani, tra cui Amarti, volerti, pensarti, cantata da Claudia Mori, Una vita diversa, eseguita dai Camaleonti, Ratataplan, interpretata da Raffaella Carrà e tanti altri, ha poi avviato, a partire dagli anni Ottanta, una prolifica attività in qualità di compositore di colonne sonore per il cinema italiano, quello della commedia leggera, scanzonata, forse a tratti superficiale, ma quello che gli valse, nel 2006, un Leone d’oro alla carriera. Film come Il bisbetico domato, Asso, Delitto al ristorante cinese, Culo e camicia, Eccezzziunale… veramente, Ricchi, ricchissimi… praticamente in mutande, Il burbero e decine d’altri devono parte del proprio successo, della propria epidermica seduzione alle facili, immediate ma estremamente funzionali melodie di un compositore senza troppe pretese ma dal sicuro, collaudatissimo artigianato.
Detto Mariano restava uno dei pochissimi grandi arrangiatori e produttori della vecchia scuola della grande canzone d’autore ancora in circolazione, uno di quelli in grado di scrivere per qualsiasi genere di organico e con la rara capacità di tarare lo stile a seconda dell’interprete di turno: “La notte scorsa Detto Mariano ci ha lasciato – ha scritto sulla sua pagina Facebook il batterista de I Ribelli Gianni Dall’Aglio, suo storico amico e membro del Clan Celentano – Resterà nella storia della musica italiana e nel cuore di tutti i suoi amici”.