Grandissimi occhi in evidenza, senza sopracciglia, labbra senza rossetto, solo un po’ di lucido, su un viso chiarissimo, e una voce meravigliosa che suona e canta come fosse una grande orchestra. Questo e tanto altro è Mina, la diva della musica italiana che si è ritirata a vita privata a soli 38 anni, ma che continua, nella sua assenza fisica, ma presenza musicale, ad alimentare il mito che aleggia attorno a lei. Mina festeggia 80 anni (è nata il 25 marzo 1940) e in Italia e nel mondo rimane sempre “La Voce”. Dalla piccola bimba che amava follemente Elvis Presley, la musica americana e i peluche, alla donna madre di due figli (Massimiliano e Benedetta), con in mezzo trasmissioni che hanno segnato la storia della tv italiana, numerosi Caroselli, gossip sulle storie d’amore e oltre 1500 brani incisi, tra cui capolavori indelebili come “Grande, grande, grande”, “Se telefonando”, “L’importante è finire”, “Città vuota”, che hanno attraversato intere generazioni. A citarli tutti si fa fatica. Decisa, ironica, con un grande carattere e carisma, Mina ha affascinato le persone che negli anni hanno lavorato con lei, ma soprattutto milioni di italiani. Forse non tutti lo sanno, ma Mina è anche una donna che ha tanti interessi che la accomunano con molti di noi, come l’amore per il gioco delle carte (dallo scopone al burraco), il tifo per l’Inter e l’amore per la lettura di libri. Tutte curiosità raccolte in un imperdibile “bigino” della storia di Mina, “Mina per neofiti – La vita, la voce, l’arte di una fuoriclasse” di Aldo Dalla Vecchia. Proprio nel volume, viene citato il dato essenziale che dà un po’ il via al percorso artistico dell’artista. “Non mi chiamo Anna Maria, Ma come devo fare a farlo capire a chi si ostina dire: Anna Maria Mazzini in arte Mina? Farò una fotocopia del passaporto dove c’è scritto Mina. Battezzata Mina, e così spero sia finita”.
Nata “per caso” a Busto Arsizio, in provincia di Varese, Mina è cresciuta a Cremona. Il suo debutto sulle scene risale a soli 18 anni, quando si trovava alla Bussola di Marina di Pietrasanta (Lucca) – scenario che la vedrà grande protagonista negli anni a venire – per una vacanza con i suoi genitori. I primi passi sono incerti, ma la strada sembra tracciata. Mina Georgi – così si presentava – con gli Happy Boys, tengono il primo concerto a Rivarolo del Re (CR): era il 23 settembre 1958. Esce da lì a poco il primo 45 giri con il nome d’arte Baby Gate. Il nome di Mina esplode letteralmente nel 1959 con “Nessuno”, cantata a “Il Musichiere” di Mario Riva, ma è a “Lascia o raddoppia?” di Mike Bongiorno e “Canzonissima”, che la grande artista si fa conoscere a milioni di italiani. Voce potente e gestualità, sono già il suo marchio di fabbrica. Il suo primo 45 giri più venduto del 1960 (nel suo palmares sono innumerevoli i primi posti in classifica) è “Il cielo in una stanza”, di Gino Paoli.
Mina con il Festival di Sanremo ha avuto sempre un rapporto decisamente conflittuale. Prima in gara nel 1960 con “Non sei felice” e poi nel 1961 con “Io amo tu ami”, che si classifica al quarto posto, mentre “Le mille bolle blu” si piazza al quinto. A Sanremo la stampa si scatena, e mentre due penne autorevoli come Natalia Aspesi e Oriana Fallaci più volte mostrano curiosità e apprezzamento nei confronti di Mina, le penne di cronaca rosa individuano in Milva l’“anti-Mina”. L’artista si irrita e promette: “Non tornerò mai più”. In una intervista a Tv Sorrisi e Canzoni del 1967 – riportata da Dalla Vecchia nel suo libro – Mina dice: “Sanremo è immorale. In tre minuti ti giochi la carriera, la pelle. Io ci sono stata e so quel che dico. Sanremo mi ricorda il mercato delle vacche di Cremona, con la gente che passeggia intorno ai recinti, guarda i capi, fa le sue considerazioni ad alta voce e poi, quando è soddisfatta di quel che ha visto compra la vacca, dandole una bella pacca sul sedere…”. Ed è stata di parola, quel palco non la vedrà più protagonista.
Negli Anni 60 diventa la regina della televisione italiana, con il suo grande talento, le sue canzoni, i suo look e la sua dirompente fisicità illumina numerosi Caroselli e spettacoli storici come “Studio Uno” di Antonello Falqui nel 1961. Nel 1962 finisce sui giornali scandalistici per la sua relazione con l’attore Corrado Pani (separato dalla moglie, allora non c’era ancora il divorzio), rimane incinta del primo figlio Massimiliano che nasce il 18 aprile del 1963 e la Rai l’allontana. Poi torna sulle scene, a furor di popolo, nel 1964, anno in cui esce il suo primo lp in studio ufficiale “Mina” – nel 1965/1966 co-conduce ancora “Studio Uno”, nel 1967 “Sabato sera”, e nel 1968, per i suoi dieci anni di carriera, è al fianco di Walter Chiari alla conduzione di “Canzonissima”, dove canta “Vorrei che fosse amore”, una delle sue canzoni più belle. Nel 1967 aveva fondato la sua etichetta discografica PDU, un nomignolo rubato al piccolo Massimiliano Pani che storpiava la parola “di più”.
Il primo disco che incide con la sua etichetta si intitola semplicemente “Dedicato a mio padre”, undici brani con gli arrangiamenti del maestro Augusto Martelli – che con Mina vivrà una intensa storia d’amore e fruttuosa collaborazione artistica – in cui spicca “La canzone di Marinella”, brano scritto da Fabrizio De Andrè nel 1962, che Mina ha portato al successo nel 1967 con una personalissima versione. Per stessa ammissione di “Faber”, se Mina non avesse cantato quella canzone, con molta probabilità la sua carriera da autore e cantautore non sarebbe mai partita e lui sarebbe diventato un avvocato.
Nel 1969 Mina rifiuta il bis di “Canzonissima” per seguire da vicino il figlio Massimiliano Pani, che inizia ad andare a scuola. Mina torna in tv nel 1972 e lo fa con “Teatro 10” in veste speciale: non ricopre più il ruolo di conduttrice, ma di ospite fissa con tre momenti dedicati, un’esibizione da solista, una in duetto con un collega e la sigla finale con “Parole parole parole”. Si consumano negli studi di “Teatro 10” storici incontri con colleghi artisti: il duetto “cult” con Lucio Battisti, sulle note delle sue canzoni più belle e quello con Giorgio Gaber. Con Gaber aveva portato in scena una fortunata tournée, tra 1970 e 1972, dalla quale si era dovuta assentare senza avvisare nessuno, per sposare il giornalista de Il Messaggero Virgilio Crocco. I due si separano dopo tre anni, ma dal loro amore nasce la secondogenita Benedetta. Il 1974 è l’anno della sua partecipazione a “Milleluci” con Raffaella Carrà – indimenticabili le loro coreografie – con la profetica sigla “Non gioco più”, che con il suo testo sembra proprio voler anticipare la scelta che di lì a pochi anni avrebbe preso. Sono anni in cui la stampa scandalistica si occupa ancora di lei, prima per la sua relazione con Alfredo Cerruti e poi, alla fine degli anni 70, per quella con il cardiochirurgo Eugenio Quaini, suo compagno ancora oggi, con in quale convive in Svizzera.
Nel 1978 è l’ultima volta che Mina compare in tv e lo fa con la strabordante e sensuale “Ancora ancora ancora” che viene censurata dalla Rai. Il video in cui, in un intenso primissimo piano, canta, ammicca, si passa la lingua tra le labbra e guarda dritta in camera, viene considerato “troppo scandaloso”.
Con l’avvento della tv a colori, gli scenari della televisione e dello spettacolo sembrano cambiare profondamente in quegli anni, e Mina lo capisce immediatamente, forse prima di tutti. Se lo scenario stava cambiando e se non ci si sente a proprio agio, perché farne ancora parte? “La verità è che non ho più voglia di sottopormi alle torture degli obiettivi e delle telecamere per ore e ore: – dichiarò Mina – le proposte non mi mancano, e anche molto allettanti, ma puntualmente dico di no. Preferisco un contratto a vita con la mia famiglia che con qualsiasi televisione, privata e non, Il contatto col pubblico lo tengo vivo coi miei dischi che mi rifiuto di promuovere, non per stravaganza o snobismo ma per quell’oscuro oggetto del desiderio: sentirmi sempre e comunque libera”.
“Queste parole spiegano perfettamente quale sia la missione della grande diva della musica, riportate su “Mina per neofiti – La vita, la voce, l’arte di una fuoriclasse” e tratte da una risposta di Mina alla lettera di una lettrice su Radiocorriere TV”. Per rispetto del suo pubblico, Mina decide di tenere alcuni concerti dal 24 giugno 1978 a Bussoladomani, in quella Bussola dove tutto era cominciato. “Avevo quindici anni e ricordo di quelle sere, ovazioni assordanti e tantissimi applausi”, dice il figlio e produttore dei suoi album Massimiliano Pani. L’ultimo concerto in pubblico della sua vita sarà il 23 agosto (tiene undici dei quindici Live previsti, poi si eclissa per una brutta broncopolmonite virale). Riapparirà nel 2001, eccezionalmente, con dei filmati in studio di registrazione, pubblicati online con oltre 50 milioni di connessioni in pochi minuti.
Mina continua ad esserci con la sua voce e i suoi album. Celebri le sue copertine dei suoi album, delle vere e proprie opere d’arte, firmate da Luciano Tallarini prima e da Mauro Balletti poi (dal 1985 a oggi). Dalla copertina di “Attila” (1979) con Mina senza bulbi oculari, passando per l’artista in versione body builder di “Rane supreme” (1987), alla Mina aliena e inquietante di Piccolino (2011). L’ultimo album “Mina Fossati” è stato pubblicato a novembre 2019.
Ancora oggi, Mina è una donna indipendente, libera, che non ama ricorrenze e compleanni, che dieci anni fa, in occasione dei festeggiamenti del suo 70esimo compleanno, ha scritto sul quotidiano La Stampa: “Avete mai provato ad essere reduci dalla vostra autopsia? Con gli ultimi brandelli rimastimi appiccicati alle ossa, finisco una immeritata giornata di fiori e ferite, ripensando ai perché di un tale scatenamento”. Chissà come starà vivendo queste settimane, con la mobilitazione di tutti i media per celebrare la sua grandezza, di donna e di Artista.
Mina continuerà a vivere nell’ombra della sua privacy, ma nell’immaginario collettivo rimarrà sempre quella affascinante e conturbante 38enne, l’età della sua ultima apparizione. Continuerà a vivere nella sua casa, con la sua famiglia e continuando (ce lo auguriamo) a fare quello che, come ha dichiarato il figlio Massimiliano Pani, più la diverte: fare musica e donarla a tutti noi. Su tutto il resto, e ce lo aveva già cantato nel 1974, Mina ormai non gioca più.