Il Fatto Quotidiano pubblica in esclusiva il documento riservato portato alla riunione dell'Eurogruppo da Klaus Regling, il direttore generale del Mes. E' questa la base di discussione per i capi di Stato riuniti oggi in video conferenza
Altro che Eurobond o “corona bond”. L’Eurogruppo, la riunione dei ministri delle Finanze dell’Eurozona, martedì scorso ha lavorato per attivare le linee di credito del Meccanismo europeo di stabilità (l’ex fondo Salva Stati) entro la prossima settimana e con tutte le condizionalità previste a legislazione vigente. Il Fatto Quotidiano pubblica qui sotto in esclusiva il documento riservato portato alla riunione da Klaus Regling, il direttore generale del Mes (in inglese European stability mechanism). Ed è questa la base di discussione sulla quale i leader Ue riuniti oggi in video conferenza al Consiglio europeo potrebbero dare all’Eurogruppo il mandato di lavorare, almeno secondo alcune bozze della dichiarazione finale circolate in queste ore.
Il Mes, istituito nel 2012 inglobando il vecchio Fondo Salva Stati, serve a dare assistenza finanziaria ai Paesi che non possono più finanziarsi sul mercato: il tutto in cambio di pesanti condizionalità (sul modello già usato in Grecia) da inserire in un Memorandum of understanding (Mou). Ne sono membri tutti i Paesi dell’Eurozona, che partecipano al suo capitale in base al peso che hanno nel capitale della Banca centrale europea (l’Italia ne ha il 17.7%). In teoria dispone di una capacità residua di 410 miliardi. Il governo italiano ha chiesto che tutti i Paesi possano accedervi ma senza le condizionalità previste dal trattato del Mes. Questa linea non rientra in nessuna delle ipotesi illustrate da Regling.
Il documento che leggete spiega che “gli strumenti ESM possono essere utilizzati per una risposta coordinata allo shock simmetrico esogeno causato dal coronavirus” ma “in linea con il Trattato del Mes”. Parla di due opzioni ma illustra solo la prima: permettere ai Paesi di usare le Eccl, Enhanced conditions credit line, linee di credito a “condizioni rafforzate” fornite dal Mes. La seconda opzione “Rapid Liquidity Facility” necessità di nuovi strumenti e non viene valutata.
In accordo con “le linee guida esistenti” le Eccl verranno rese disponibili a tutti i Paesi. Restano le condizionalità previste dalle regole esistenti ma adattate solo formalmente alla nuova crisi. Le linee di credito del Mes, si legge – andranno “usate per far fronte ai costi sanitari ed economici. I membri si impegnano a rispettare le norme fiscali dell’Ue e del semestre europeo (compresa la flessibilità applicata dalle istituzioni dell’Ue)”. Cioè dovranno rispettare le regole fiscali Ue, Fiscal compact compreso, una volta che queste verranno ripristinate dopo la crisi (al momento sono sospese).
Per usare le linee di credito rafforzate (Eccl) ai Paesi che ne faranno richiesta verrà fatta, in linea col trattato del Mes, una “valutazione della sostenibilità del debito” sulla base della “metodologia esistente” che sarà “fornita ai Paesi entro la fine di marzo”. L’analisi, stando all’articolo 13 comma 1 del trattato del Mes, viene assegnata alla Commissione europea, di concerto con la Bce. Le Eccl potranno erogare un massimo di risorse pari al 2% del Pil del Paese beneficiario (solo 36 miliardi per l’Italia) che potrà essere “aggiustato” in base alla profondità della crisi e avranno durata massima di due anni. Non solo: garantiranno al Mes una “commissione” di “85 punti base” (che si “potrà abbassare”). I Paesi dovranno rientrare dall’esposizione in 5/10 anni. Tutto il contrario di quanto chiesto dall’Italia e dagli altri otto leader Ue (tra cui quelli di Francia e Spagna) nella lettera inviata mercoledì al presidente del Consiglio europeo Charles Michel (“dovrà essere di dimensioni sufficienti e a lunga scadenza, per essere efficace e per evitare rischi di rifinanziamento”).
Le slide menzionano anche il possibile coinvolgimento del Fondo monetario internazionale, che ha messo già a disposizione dei paesi a basso reddito e dei mercati emergenti i suoi strumenti di finanziamento rapido per far fronte alla crisi del coronavirus (sono già 80 i Paesi che ne hanno fatto richiesta). Il documento chiarisce che i Paesi che aderiscono al Mes possono usare il Mes, e l’Fmi come “solo come consulente tecnico”.
Insomma, riguardo al coinvolgimento del Mes, i ministri delle finanze dell’eurozona non hanno discusso dell’emissione di un nuovo strumento senza condizionalità (i “coronabond”) che possa rappresentare una forma embrionale di eurobond. Anzi, le slide di Regling si chiudono con una frase quasi beffarda: “La linea di credito fornita dal Mes potrebbe essere finanziata attraverso ‘Obbligazioni per la stabilità sociale‘ o ‘obbligazioni corona’ per attirare gli investitori”. Cioè il debito emesso dal Mes per finanziarsi e prestare i soldi agli stati potrà chiamarsi anche “corona bond” per puro marketing, ma si tradurranno nei soliti prestiti condizionati.
Come previsto dai Trattati vigenti, la linea Eccl del Mes è l’anticamera dell’acquisto illimitato di titoli di Stato di un Paese da parte della Bce: le famose Omt lanciate da Mario Draghi col suo “wathever it takes” e mai usate. Non per caso: anch’esse comportano pesanti “condizionalità” sul modello greco. Anche su queste ultime, però, c’è uno scontro in atto. Tramite la Reuters, fonti autorevoli della Bce hanno fatto sapere che “Francoforte non intende impiegare il programma di emergenza Omt e ritiene che sia uno strumento inappropriato per contrastare la crisi da coronavirus”.