Cronaca

Coronavirus, in Lombardia tensione tra sindaci e Regione sui tamponi. “Farli a chi è malato a casa e ai familiari”. “Speculazioni vergognose”

La curva non si appiattisce e i primi cittadini di Milano, Bergamo e Brescia, tutti di centrosinistra, incalzano la Regione a guida leghista affinché cambi la strategia spingendosi un po' più in là con la rete di persone da sottoporre al test. Fontana: "Ci atteniamo a indicazioni dell'Iss. Non scelgo io, né sindaci o sottosegretari di turno che amano fare polemiche". L'assessore Gallera: "Qua non ci sono superstar". Ma Emanuele Monti, leghista e presidente della commissione Sanità, dice: "Ora tamponi per tutti". Speranza: "Stop alle polemiche, decide la scienza"

Non è uno scontro istituzionale nel pieno dell’emergenza, ma la tensione è alta. In Lombardia il fronte degli enti locali rischia di spaccarsi sui tamponi in un giorno in cui, come anticipato dal governatore Attilio Fontana, i numeri non sono buoni. La curva non si appiattisce e i primi cittadini di Milano, Bergamo e Brescia, tutti di centrosinistra, incalzano la Regione a guida leghista affinché cambi la strategia spingendosi un po’ più in là con la rete di persone da sottoporre al test. Trovando la sponda anche di Emanuele Monti, consigliere eletto con il Carroccio e presidente della commissione Sanità: “È giunto il momento di consentire a tutti i cittadini che ne vedano la necessità la possibilità di effettuare test, per verificare se siano o meno portatori del virus, specialmente se asintomatici”.

La proposta è quella di farlo chi è a casa malato e ai familiari. La risposta del presidente lombardo, senza citarli, è tranchant. Le osservazioni vengono definite “speculazioni vergognose” e ricorda le indicazioni date il 27 febbraio dall’Istituto superiore di sanità che sostiene come “i tamponi si facciano solo ai sintomatici e per gli altri siano fuorvianti”. Non si tratta di scelte che “competono a me, ai sindaci o ai sottosegretari di turno che amano fare polemiche”. A stemperare le tensioni ci prova il ministro della Salute: “Il Paese è dinanzi alla sfida più difficile degli ultimi anni. Quel che serve è unità. Le polemiche politiche non hanno alcun senso. Sull’utilizzo dei tamponi i protocolli sono indicati dall’Oms, dai nostri scienziati e rispettati dalle Regioni, sui tamponi decide la scienza”, dice Roberto Speranza.

Una risposta secca che arriva dopo due giorni di botta e risposta sulla sanità in Lombardia. Il fronte lo aveva aperto Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, con un’intervista a Il Messaggero. “Abbiamo cercato di tenere un raccordo stretto, noi sindaci ci sentiamo in continuazione, quasi tutti i giorni abbiamo una videoconferenza con il presidente Fontana e i suoi assessori”, ha detto al quotidiano romano. “Dobbiamo tenere stretti i bulloni, per la sanità lombarda è una prova inimmaginabile, innanzitutto per chi sta negli ospedali. Con estrema fatica i presidi reggono”.

Quindi le stoccate. La prima: “I limiti maggiori emergono nella sanità di territorio, che in Lombardia – nonostante gli sforzi che tutti stiamo facendo – non è solida come quella di Veneto ed Emilia Romagna. Purtroppo ora ne abbiamo la prova. La rete dei medici di medicina generale, che è il primo baluardo contro il contagio, è falcidiata dalla malattia, qui da noi 140 medici su 800″. Poi ancora: “Troppe persone arrivano in ospedale tardi e in pessime condizioni, devono essere intubate in terapia intensiva. Molte in ospedale non riescono proprio ad arrivare e muoiono a casa: sono quasi tutti anziani con la polmonite, casi di Covid-19 non censiti, che sfuggono ai radar”. Dichiarazioni che hanno portato a una sfilza di reazioni a distanza dei leghisti.

Un antipasto dello scontro aperto tra la vice-sindaca di Brescia e l’assessore alla Sanità, Giulio Gallera, in diretta tv. “A Brescia siamo allo stremo. I dati qui non sono così entusiasmanti: abbiamo 6mila contagi riconosciuti ma ce ne sono dieci volte di più”, è l’allarme di Laura Castelletti nel corso della trasmissione Agorà su Rai3. “Abbiamo bisogno dei tamponi per le persone che sono a casa malate e i loro familiari, questo è un intervento necessario – è l’affondo della numero due del Comune – Bisogna sostenere i medici sul territorio che sono stremati, a noi mancano mascherine, gel disinfettante”.

Il refrain di Gallera è che “facciamo ciò che la scienza dice che deve essere fatto, io applico i protocolli dell’Istituto superiore di sanità”. Il problema, secondo il responsabile della Sanità lombarda, “non è il tampone” ma “il controllo sul territorio”: “Il dramma di chi è sul territorio è anche il mio ma la risposta non è venire in televisione a vomitare qualunque cosa”. Le stesse osservazioni di Castelletti sono arrivate da Pasquale Gandolfi, sindaco di Treviolo, nella Bergamasca. Critiche alle quali Gallera ha risposto che “le istituzioni devono dare risposte insieme, qua non ci sono superstar, persone che sono più umane o brave delle altre, ma siamo eletti dei cittadini e abbiamo giurato di provare a dare delle risposte e le risposte si danno insieme”.

Quale sia nel dettaglio il piano dei sindaci lo ha spiegato Emilio Del Bono, sindaco di Brescia a Radio24: “Con Gori e Sala non abbiamo suggerito tamponi a tutti ma abbiamo suggerito delle platee mirate, come il personale medico infermieristico o chi è in sorveglianza sanitaria obbligatoria”. Secondo Del Bono, chi è in sorveglianza sanitari obbligatoria, “è ragionevole pensare che sia sottoposto al tampone insieme ai familiari” per evitare la diffusione del contagio.

“Oggi noi sappiamo che i tamponi vengono effettuati alle persone che vengono ricoverate o ai casi conclamati – aggiunge – Ma sono tante le persone malate chiuse in casa con sintomi gestite da remoto dalla rete di medici di base che non sono mai sottoposti a tampone. Allo stesso modo non è mai stata fatta una verifica diffusa sulla condizione di positività nelle case di riposo dove la mortalità è nettamente cresciuta”, sottolinea il sindaco. Questa, conclude Del Bono, potrebbe essere stata “una delle concause della diffusione del coronavirus” e il motivo per cui “non si è riusciti a isolare rapidamente le fonti del contagio”.

“Lunedì – è la replica di Fontana – abbiamo mandato all’organismo tecnico una richiesta per sapere se le linee guida debbano essere confermate” e non sono arrivate risposte. Se le indicazioni cambieranno, “noi seguiremo le nuove” a due condizioni, ovvero “che mi si dia tutto quanto è necessario per fare i tamponi” e che i laboratori della Lombardia al momento riescono a processarne a pieno regime 5mila al giorno. E quindi “devono metterci in grado” di processarne di più. A cinquemila al giorno, considerato i 10 milioni di lombardi ci vorrebbero “quasi tre anni di tempo” ha concluso.

Ma tra i leghisti ci sono dei distinguo. Il consigliere Monti, di fatto, sta con i sindaci di centrosinistra e vorrebbe tamponi per tutti. Per permettere a chiunque di ottenere il proprio tampone, ha spiegato Monti, “basta dare la possibilità di eseguirli ai numerosi centri diagnostici del privato accreditato della Sanità lombarda. Lo chiedo con decisione alla giunta regionale al fine di farsene portavoce con l’Istituto Superiore di Sanità”.