L’emergenza coronavirus arriva nella residenza di Papa Francesco. È risultato positivo al Covid-19 anche un alto prelato della sezione italiana della Segreteria di Stato vaticana, originario della provincia di Mantova. Il sacerdote viveva a Casa Santa Marta, lì dove abita anche Bergoglio fin dall’elezione al pontificato, ed è attualmente ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma. A quanto apprende da fonti vaticane ilfattoquotidiano.it, è stato subito fatto il tampone al Pontefice e a tutti gli altri ospiti della struttura. Tutti sono risultati negativi. Nella residenza del Papa sono subito scattate tutte le misure previste per sanificare gli ambienti comuni e per tutelare tutti i pochi ospiti rimasti. In primis ovviamente Francesco che, in via precauzionale, non sta più mangiando nella mensa comune di Casa Santa Marta, bensì nella sua stanza, la camera 201, al secondo piano dell’edificio.

Al momento, non è stata presa in considerazione l’ipotesi che il Papa possa essere trasferito in un ambiente più sicuro per limitare ulteriormente i contatti. Bergoglio, infatti, continua a celebrare regolarmente ogni giorno la messa, alle 7, nella cappella della sua residenza con la presenza soltanto di tre sacerdoti, tra cui i due segretari particolari, e di qualche suora in servizio a Casa Santa Marta. Nessun fedele è ammesso. Celebrazione che, eccezionalmente in questo periodo di pandemia, il Papa ha voluto fosse trasmessa in diretta attraverso la tv e il web. Le udienze private, benché ridotte al minimo, proseguono nella Biblioteca privata del Palazzo Apostolico dove Francesco si reca ogni giorno. Nello stesso luogo si svolgono anche gli Angelus domenicali e le udienze generali del mercoledì che però avvengono soltanto in diretta streaming.

Misure per la sanificazione degli ambienti e la tutela del personale sono state subito prese anche nella Segreteria di Stato vaticana, alla terza loggia del Palazzo Apostolico. Attualmente ci sono diversi presuli in servizio nella Curia romana che sono sottoposti alla quarantena cautelativa. Salgono così a cinque i casi di positività riscontrati in Vaticano. Il primo era stato accertato dal Fondo di Assistenza Sanitaria, l’ambulatorio della Santa Sede, pochi giorni dopo lo scoppio dell’epidemia in Italia. Si trattava di un monsignore arrivato da Bergamo per sottoporsi alle rituali visite mediche in vista dell’assunzione. Gli altri casi riguardano tre dipendenti: uno dell’Ufficio Merci e due dei Musei Vaticani. “Le quattro persone – ha precisato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede – erano state poste in isolamento in via cautelativa prima che risultassero positive al test e il loro isolamento dura ormai da oltre 14 giorni; attualmente sono in cura in strutture ospedaliere italiane o presso la propria abitazione”. Ma ci sono anche altri dipendenti laici sottoposti alla quarantena.

Il Vaticano ha, inoltre, precisato che “allo scopo di evitare l’ulteriore diffusione del Covid-19, la Santa Sede ha stabilito che i dicasteri e gli enti ad essa collegati non sospendano la propria attività; ai responsabili dei dicasteri è affidato il compito di continuare ad assicurare i servizi essenziali alla Chiesa universale predisponendo contingenti minimi di personale in ufficio e incentivando per quanto possibile il lavoro da remoto, in modo da limitare gli spostamenti dei dipendenti e al contempo garantire l’esercizio del ministero petrino. Inoltre, in caso di contatto di dipendenti della Santa Sede o cittadini dello Stato della Città del Vaticano con il coronavirus, la Direzione Sanità e Igiene ha predisposto un protocollo per la comunicazione tempestiva dei casi alle autorità sanitarie del luogo di residenza e a quelle dello Stato della Città del Vaticano”.

In questa fase di emergenza sanitaria, per la prima volta nella sua storia è stata sospesa anche la stampa dell’edizione quotidiana de L’Osservatore Romano per ridurre al minimo il personale in servizio presso la tipografia vaticana. Finché non si sarà conclusa la pandemia, del quotidiano del Papa saranno stampate soltanto dieci copie per la distribuzione istituzionale, destinate a Francesco, a Benedetto XVI e ai vertici della Segreteria di Stato. Una misura che non era stai mai presa dalla Santa Sede nemmeno quando, nel 1938, dopo la promulgazione delle leggi razziali, Goebbels chiese a Mussolini di intervenire per la soppressione de L’Osservatore Romano che aveva pubblicato un articolo molto critico contro quell’infame provvedimento.

Twitter: @FrancescoGrana

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