Musica

Cesare Cremonini, 40 anni vissuti con le ali sotto ai piedi: “Ho avuto la possibilità di mettermi in discussione e di non ripetermi, perché sono un artigiano”

Dal grande successo di “50 Special” a soli 19 anni con i Lunapop, all'inizio della carriera solista con “Bagùs”, poi i successi radiofonici, i palasport, gli stadi, sempre reinventandosi in quello che per lui è “il più bel gioco del mondo”. Il 27 giugno dovrebbe partire il tour di festeggiamenti negli stadi, ma l'artista su Instagram scrive: “Non è questo il tempo degli egocentrismi. Sarò felice di fare ciò che verrà deciso. Aiuterò la mia città a ritrovarsi”

di Andrea Conti

“Per scrivere le canzoni di una vita non basta volerlo, perché si tratta di riuscire a guardare la realtà in controluce. Bisogna non mollare mai la musica, nemmeno per un attimo, per riuscirci. Lasciarlo accadere sempre”. In queste poche e sincere parole è racchiuso il pensiero di uno dei cantautori più bravi del nostro panorama musicale: Cesare Cremonini, che proprio oggi spegne 40 candeline. Un compleanno speciale e anomalo per Cesare, da passare in casa con la fidanzata. La torta di compleanno, un brindisi, gli auguri via Skype degli amici, ma soprattutto nel suo cuore c’è Bologna, duramente provata dall’emergenza del Covid-19. Ed è per questo che Cesare ha deciso di mettere all’asta le luminarie che hanno illuminato, con le frasi di “Nessuno vuole essere Robin”, la centralissima via D’Azeglio, in collaborazione con la fondazione Sant’Orsola, per raccogliere fondi per il policlinico e tutti gli ospedali di Bologna.

Oltre alla sua città, nel corso della sua carriera Cremonini ha sempre avuto a cuore il suo pubblico, cercando sempre di soddisfarne le aspettative, dal punto di vista musicale, ma anche nell’esperienza live da regalargli. “Se uno solo di loro, anche il più ignaro fra chi è venuto stasera fino a qui, non sarà cambiato di una virgola grazie a noi, saremo dei falliti”, scriveva nel libretto del disco “Più che Logico (Live)”. Perché in fondo il cantautore si sente come un guerriero in campo con “lo scettro che pone fine ad ogni mio dubbio: il microfono. È una spada. Ed è uno scudo. Lo prendo in mano e lo stringo forte. È nelle mie mani ora e tenerlo in pugno mi fa sentire quello che sono per davvero: semplicemente, ancora per una sera, una voce”. Chi ha potuto ammirarlo nei suoi tour, dai suoi primissimi fino agli ultimi negli stadi, lo sa, Cesare si diverte sul palco per quello che lui stesso definisce “il gioco più bello del mondo: è un luogo rialzato da terra. È lassù. Ed è illuminato. È spettacolo, non realtà. È oltre il normale. È davvero il gioco più bello del mondo”.

Coerente con la sua musica, coerente nelle sue scelte artistiche. Cesare ha sempre prediletto le sue canzoni per raccontarsi, le parole (anche sui social) per instaurare un rapporto diretto con il suo pubblico, che lo ha seguito fedele negli anni, è cresciuto con lui, ha condiviso ogni parola del suo pensiero. Zero gossip, zero polemiche, zero televisione, al di là di qualche sporadica apparizione. “In questi anni non volevo che magari fare il giudice in un talent o altre esperienze in televisione mettessero in discussione il mio percorso artistico. – dichiara a La Repubblica – Ma adesso che ho messo un punto fermo con la raccolta di canzoni magari potrei prendere in considerazione anche altro. Stanno nascendo poi un sacco di realtà tra Netflix, Amazon, Disney, lo streaming sta creando enormi nuove possibilità”. Sempre in continua evoluzione.

Cesare Cremonini nasce in una famiglia borghese, circondato dall’affetto del padre, medico dietologo con tre specializzazioni, e dalla madre, un’insegnante di lettere con l’hobby per la pittura. L’artista ha anche un fratello di due anni più grande, Vittorio, appassionato di fotografia. L’infanzia è ricca di colori, sole e odori. Vive per i primi sei anni a Colunga, frazione del Comune di San Lazzaro di Savena, in provincia di Bologna, una realtà magica in mezzo ai campi. Il piccolo Cesare cresce anche con nonna Pina, che era tra l’altro un’ottima cuoca. Poi la vita cambia radicalmente con il trasloco a Bologna in pieno centro. Ma è proprio grazie al contatto con la grande città che Cesare muove i primi passi nel mondo della musica, anche se a soli 4 anni aveva già fatto parte del coro dell’asilo, dove viene accusato dalle suore di essere calante con la voce e di “disturbare” l’armonia delle voci. “Ma a me cantare non interessava – confessa nel suo libro ‘Le ali sotto ai piedi’ – volevo fare il comico costringendo l’intero asilo a disporsi sulle gradinate del cortile per ascoltarlo”. La simpatia è rimasta intatta negli anni, ma è la musica che sarà la sua compagna per la vita. Infatti la prima lezione di pianoforte lo folgora: Cesare ha solo 12 anni ed è Suor Ignazia che, affettuosamente, gli insegna le prime note suonate sui tasti bianchi e neri.

Strano, ma vero, in casa Cremonini non si ascoltava musica, se non sporadicamente qualche tenore per volontà della madre. Così da autodidatta, Cesare scova una raccolta di vinili abbandonati nella sala di biliardo in campagna, dove aveva passato l’infanzia e tornava spesso d’estate, canzoni di Gino Paoli, Mina, Guccini, Lucio Dalla e qualche disco di lirica. A soli otto anni scoppia la grande passione per Lucio Battisti, mentre a nove anni è ossessionato da Michael Jackson. Le prime canzoni l’artista le scrive a 15 anni. Fino a “50 Special”, scritta da Cremonini a soli 16 anni. “Devo tutto a mia madre – racconta -. Dovevo studiare Platone, lei mi seguiva negli studi. Ma io preferivo studiare per avere il patentino. Così ho posizionato il libretto dentro il librone di Platone. Mia madre si è insospettita e dopo un po’, entrando in camera mia, mi ha tolto all’improvviso il libro di filosofia, beccandomi con il libretto per la patente. Così lei ha preso la chitarra, che avevo vicino, e me l’ha spaccata sulla schiena. Non contento, mi sono avvicinato al pianoforte, ho iniziato a suonare degli accordi, iniziando così a canticchiare ‘Vespe truccate, Anni Sessanta…’”. Ogni canzone nasce da uno stato d’animo di Cesare, legato alla sua vita, ai suoi pensieri. C’è un altro aneddoto legato a uno dei suoi brani più famosi “Le tue parole fanno male”: “Ero a Cesenatico in un albergo a due stelle, sul letto ho iniziato a ‘scanalare’ in tv e dopo il canale 37 c’erano le trasmissioni erotiche. Così mi sono ritrovato catapultato nelle trasmissioni delle signorine intente alle chiamate erotiche. Lì la folgorazione ‘Le tue parole fanno male…’”.

C’è un altro episodio che segnerà la vita di Cesare Cremonini. La “scoperta” di Freddie Mercury. Tutto nasce durante le scuole medie, un compagno di classe gli fa ascoltare “I Want It All” dei Queen, poi Cesare viene colpito tantissimo da “We Are The Champions”. A dodici anni riceve in regalo per il compleanno dal padre la raccolta “Greatest Hits” della band, e addirittura gli si butta ai piedi per la felicità. La strada è segnata, così come il suo braccio, dove si è fatto tatuare il volto di Freddie.

Il resto è storia. Oltre un milione e mezzo di dischi con il primo album dei Lunapop, “…Squérez?”. Uscito il 30 novembre 1999, si è piazzato al primo posto della classifica degli album più venduti nel giugno del 2000 e c’è rimasto per 13 settimane consecutive. Il tormentone “50 Special” esplode nelle radio a maggio 1999, seguiranno poi altri successi come “Un giorno migliore”, “Qualcosa di grande”, “Vorrei” e “Niente di più”. È il piccolo produttore Walter Mameli a credere in quel giovanissimo ragazzo magro, alto con i capelli ossigenati e alla sua band, i Lunapop. Il successo arriva e ruota attorno a due cardini: autonomia e tempismo generazionale (erano i tempi d’oro di Mtv e delle radio). Qualcosa era cambiato nel panorama della musica italiana. Una band di diciottenni che canta per i coetanei, che in massa colgono la contemporaneità del linguaggio, sposandone subito la “causa” musicale. Poi il gruppo si scioglie, ognuno prenderà la sua strada, Cesare porta con sé l’amico bassista Ballo e intraprende la carriera da solista. “D’un colpo è stato come se mi fossi risvegliato e fossi calato nella realtà”, commenta Cremonini. Inizia così un nuovo percorso, il più difficile, verso la maturità artistica.

Arriva “Bagùs” nel 2002. “Fu un disco difficile, ma molto importante perché Walter, a cominciare da quello che nella pratica era solo il mio secondo album, cominciava già a chiedermi di alzare la posta in gioco. – commenta l’artista – A mio parere è l’opera più folle e coraggiosa tra quelle che ho realizzato, perché spiega a che velocità mi stessi muovendo dal punto di vista creativo, quanta voglia avessi di crescere, raccontare e imparare, senza il minimo condizionamento verso i grandi successi appena raggiunti con Lùnapop”. Il pubblico non lo tradisce e lo segue sulla scia dei successi di “PadreMadre”, “Vieni a Vedere Perché”, “Gli Uomini e le Donne Sono Uguali” e “Latin Lover”.

Ma la strada è ancora difficile. “Dopo un tour di oltre settanta date che cominciò nelle grandi città ma per mancanza di pubblico si concluse nei piccoli paesi di provincia, decisi di fermarmi e di passare un anno viaggiando alla ricerca di me stesso”, dichiara Cesare raccontando il lungo lavoro che precede la lavorazione dell’album “Maggese”, uscito nel 2005. L’artista da Bologna si sposta in Sardegna “con gli amici di sempre, ma lo passai bevendo senza sosta, vedendo molte albe nascere e pochissime mattine”. Poi il viaggio on the road per la Francia, il Sud America, in Brasile, l’Argentina e poi New York, in un appartamentino, dove nascono i brani “Sardegna”, “Maggese”, “Momento Silenzioso”, “Le Tue Parole Fanno Male” e “Marmellata #25”. È così che Cesare riprende la sua corsa verso nuovi esplorati mondi musicali.

Il cantautore non si adagia certo sugli allori, con l’album “Il primo bacio sulla luna” del 2008, e la fine del rapporto con la casa discografica Warner Music con un “Greatest Hits” all’interno del quale, per stessa ammissione dell’autore, spicca l’inedito “Mondo”. “Ho un ricordo molto speciale di questa canzone che ebbe un grande successo. – spiega Cesare – Provai grazie a lei il piacere di realizzare un sogno che tenevo nel cassetto fin da bambino: collaborare artisticamente con Lorenzo ‘Jova’ Cherubini, aprendo così nel migliore dei modi una nuova stupenda fase della mia carriera”.

Ecco che nel 2012 arriva la trilogia artistica di Cesare Cremonini, inaugurata da “La teoria dei colori”. “Mi sono impegnato con lo stesso entusiasmo di sempre ma con una ritrovata serenità dopo anni di rapporti molto difficili con la casa discografica che aveva il compito di distribuire la mia musica. Con un nuovo contratto discografico con la Universal in mano e un nuovo team di lavoro a Bologna, ero finalmente operativo”, spiega. Anche qui una carrellata di brani che hanno successo, come “Il Comico (Sai Che Risate)”, “Una Come Te” “I Love You” “La Nuova Stella Di Broadway”. Cesare si esibisce nei palasport di tutta Italia per la prova del nove. E va bene, il tour segna sold out ovunque.

Il secondo capitolo della trilogia è “Logico” del 2014 che contiene altri brani importanti nella discografia di Cesare come “Logico #1”, “GreyGoose” e “Io e Anna”. “Finalmente ora le cose procedevano a gonfie vele soprattutto dal vivo. Era appena cominciato un periodo che mi avrebbe portato ai grandi eventi negli stadi, superando di gran lunga il successo del mio primo album con i Lùnapop. – commenta – Oltre ai tanti fan infatti, ora stava creandosi intorno al progetto una credibilità e una curiosità a lungo attesa. Tutte le scelte fatte fino a quel momento in termini di coerenza e rispetto nei confronti della musica, stavano pagando”.

“Possibili scenari” del 2017 chiude la trilogia. Anche qui brani cantati e amati da tutti come “Nessuno Vuole Essere Robin” (“nata alla chitarra in dieci minuti”), “Poetica”, “Possibili Scenari” e “Kashmir Kashmir”. Cesare mette le mani avanti: “Non può essere paragonato a nessuno dei suoi predecessori e probabilmente non avrà senso confrontarlo con i miei album futuri. Una dedizione e una determinazione tali da portarmi molto vicino al confine che separa un lavoro artistico dalla pura follia”. L’idea del disco nasce, dopo un piccolo viaggio di vacanza con il produttore Mameli, a seguito del lungo tour del 2016, e la visione di “Love & Mercy”, il film biografico sulla vita di Brian Wilson, compositore e cantante dei Beach Boys. Wilson dopo un attacco di panico decise di lasciare il resto della band in tour e creare il celebre album “Pet Sounds”.

Arrivano i vent’anni di carriera e il traguardo del volume antologico “Cremonini 2C2C The Best Of” con 6 brani inediti tra cui i singoli “Al Telefono” e “Giovane stupida”. “Il 2020 era l’anno dei miei sogni, fin da bambino l’ho sempre identificato con l’idea del futuro, come molti altri ragazzini degli anni Ottanta. – racconta Cesare – Una cifra tonda che somigliava a una nuova era, sia per la cultura cinematografica che per quella letteraria di molti bambini cresciuti in quel periodo”. La nuova era di Cesare inizia con il nuovo tour negli stadi previsto per il 27 giugno, con le prove previste per maggio e il gran finale il 18 luglio a Imola. “Per quanto riguarda il tour, non è questo il tempo degli egocentrismi. Sarò felice di fare ciò che verrà deciso. Aiuterò la mia città a ritrovarsi”, scrive l’artista su Instagram.

Un cerchio che si chiude per poi riaprirsi con un nuovo corso. Una nuova prospettiva con gli occhi del neo quarantenne Cesare, un po’ fatalista, malinconico e ottimista perché come dice sempre, ripetendolo quasi come un mantra: “Dev’essere così, che tutto quel che accade ha un senso”.

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