Complotti, teorie fantasiose, bufale. Se il coronavirus, non fosse il killer spietato che si sta dimostrando, sarebbe da ideare una barzelletta. E invece gli scienziati di tutto il mondo che ormai da settimane sono impegnati nella corsa frenetica per trovare una terapia efficace, sviluppare un vaccino, analizzare dati per le analisi epidemiologiche, isolare ceppi, devono sgolarsi a smentire la favola che circola ormai da due mesi e cioè che Sars Cov2 sia stato creato in laboratorio. L’ultimo in ordine di tempo è stato il presidente del Consiglio Superiore di Sanitè (Css), Franco Locatelli, nella conferenza stampa dell’Iss: “Non facciamo del fantabioterrosimo. Abbiamo indicazioni chiare che non ci sia stata possibilità di generazione in laboratorio del virus SarsCoV2” e ipotesi diverse “non hanno alcuna consistenza scientifica“.

Nei giorni scorsi anche Massimo Galli, esperto di malattie infettive e primario dell’ospedale Sacco di Milano, aveva spiegato perché non poteva essere un prodotto di bioingegneria: “Si è evoluto ed è cresciuto in natura, non certo in laboratorio, come ipotizzato da alcuni complottisti”. Lo studioso ha pubblicato uno studio alcuni giorni fa che scatta una foto precisa sul comportamento e le caratteristiche del virus nelle prime fasi dell’epidemia. Da questo foto emerge chiaramente che il Sars-Cov-2 non può essere stato creato in laboratorio, perché altrimenti sarebbe identico ad altri già esistenti, come per esempio quello della Sars, e avrebbe avuto una partenza più “piatta“. L’infettivologo, basandosi sulle caratteristiche e sul comportamento del nuovo coronavirus, smentisce ad esempio l’ipotesi divulgata da Dany Shoham, biologo ed ex ufficiale dell’intelligence militare israeliana, che aveva parlato dell’esistenza di un laboratorio a Wuhan – la città cinese il focolaio del contagio – dove il governo cinese starebbe portando avanti un programma segreto di sviluppo di armi chimiche. Da quel laboratorio, secondo Shoham, sarebbe “sfuggito” il virus.

Una teoria che il primario Galli reputa impossibile per vari motivi. Il primo è che se fosse stato creato in laboratorio “avrebbe avuto una partenza più piatta e un’evoluzione diversa“. Il secondo è che “è molto simile, ma non completamente identico, ad altri coronavirus. Uno studio pubblicato su The Lancet la scorsa settimana ha mostrato che il nuovo coronavirus – continua Galli – è uguale a quello del pipistrello per l’88%, a quello della Sars per il 79% e a quello della Mers per il 50%“. Se qualcuno avesse voluto mettere in giro intenzionalmente un virus “avrebbe usato quello della Sars che era già pronto. Non ha senso farne uno simile, solo in parte, ad uno già esistente”.

Tra l’altro un occhio esperto lo capirebbe subito che si tratta di qualcosa realizzato in laboratorio, secondo Galli. “Se io volessi fare un supervirus dell’influenza – conclude – che di per sé è costituito da 8 geni, dovrei mettere insieme 8 geni di provenienza diversa, il cui percorso potrebbe essere individuato facilmente da un esperto del campo. Quello che abbiamo è invece un virus che si è evoluto a partire da quello del pipistrello, a cui è uguale per l’88%”.

Al coro degli scienziati intervenuti per spegnere le preoccupazioni si è unito Walter Ricciardi, consulente del ministro Speranza e rappresentate Oms, sottolineando come l’ipotesi sia destitutita di ogni fondamento. Con lui la virologa Ilaria Capua, che conferma come l’origine del virus sia assolutamente naturale, proveniente da “un serbatoio selvatico”. La sintesi che mette fine ad ore convulse arriva da Burioni: “Questa è una scemenza. Tranquilli, il coronavirus è naturale al 100%, purtroppo”.

Anche la prestigiosa rivista Nature ha pubblicato un articolo in cui ribadisce che il virus è nato in natura e non in laboratorio attraverso la manipolazione di coronavirus simili a quello della Sars. Uno studio pubblicato su Medicine da un gruppo internazionale di ricerca guidato dal californiano Scripps Research Institute lo dimostra. I risultati sembrano così rispondere indirettamente anche alle polemiche nate nelle ultime ore da un vecchio servizio del Tg Leonardo che nel 2015 parlava di un pericoloso supervirus creato in Cina. “Nel mezzo dell’emergenza sanitaria globale da Covid-19, è ragionevole chiedersi perché è importante conoscere l’origine della pandemia”, scrivono i ricercatori. “Capite nel dettaglio come un virus animale ha fatto il salto di specie per infettare l’uomo in modo così efficace ci aiuterà a prevenire simili eventi futuri”. Alla luce delle caratteristiche genetiche del virus SarsCoV2, “non crediamo che sia plausibile qualsiasi scenario che riconduca la sua nascita al laboratorio“. Per dimostrare in modo incontrovertibile l’origine naturale del virus bisognerà “ottenere sequenze virali correlate da fonti animali“. L’identificazione di un potenziale ospite intermedio, così come il sequenziamento del virus dai primissimi casi di contagio, potrà essere altrettanto utile.

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