In Liguria, come in molte altre regioni dove gli ospedali sono vicini, o hanno raggiunto, la saturazione dei posti letto, solo in casi di sintomi tali da richiedere il ricovero ai pazienti viene effettuato il tampone, altrimenti si viene invitati a stare a casa, sperando che passi o non peggiori. Eppure a Genova al costo di 100 euro, è possibile sapere, attraverso un prelievo del sangue che viene effettuato a domicilio, se il nostro organismo ha sviluppato gli anticorpi al virus, magari dopo essere stati contagiati senza aver riscontrato alcun sintomo.
Così mentre le strutture sanitarie, sovraccariche, faticano a garantire addirittura a medici e infermieri in prima linea i tamponi per verificare se si ha contratto il coronavirus, il telefono del laboratorio privato ‘Albaro’ non smette di squillare: a richiedere l’esame soprattutto familiari e amici di persone ricoverate e molti tra gli stessi medici degli ospedali pubblici.
Nella serata di lunedì gli attivisti della campagna “Andrà tutto bene se nulla tornerà come prima”, che in questi giorni mirano a sensibilizzare sui tagli subiti negli ultimi anni al sistema sanitario nazionale, hanno affisso un cartello con scritto “sciacalli” sul cancello del laboratorio di analisi. La tesi di chi contesta è che questo test, disponibile a pagamento, non sia ancora fattibile nelle strutture pubbliche: “Finché i ricchi otterranno i tamponi, mentre gli altri aspettano fiduciosi, non saremo tutti sulla stessa barca”. Eppure dalla struttura privata sottolineano come il costo di questi esami sia stato tenuto più basso possibile “in quanto solo il test costerebbe circa 45 euro ai quali va aggiunto il compenso del personale infermieristico che effettuerà le visite a domicilio per i prelievi in sicurezza e, successivamente, i professionisti che effettueranno le analisi. Tutt’altro che lucrare su questa situazione, stiamo mettendoci al servizio del sistema sanitario pubblico, che in questo momento è in affanno e non riesce a organizzare un servizio per noi più semplice da garantire. Siamo comunque certi che, presto, anche le strutture pubbliche si attrezzeranno per effettuare questo test”.
A mettere il dito nella piaga della scarsa o nulla disponibilità di test nelle strutture pubbliche si inserisce anche con una nota di un altra struttura privata genovese, il Baluardo, che annuncia non solo di essere a disposizione del pubblico per supportarlo nella ricerca degli anticorpi, ma di essere già stati “ingaggiati” da Regione Toscana, mentre da Regione Liguria non hanno ancora avuto risposte. “Il gruppo Synlab e il Baluardo – spiegano in una nota – sono da tempo pronti a eseguire i test di ricerca Covid-19: sia la ricerca degli anticorpi IGG/IGM, sia in biologia molecolare su tampone, ed hanno manifestato la propria disponibilità nelle scorse settimane a Regione Liguria, e ad altre regioni, a supportare l’attività degli Ospedali”.
Se il Baluardo attende indicazioni dalla Regione per iniziare gli esami al pubblico, il laboratorio Albaro in questi giorni è subissato di richieste, oltre 500 in tre giorni. Per effettuare l’esame è necessaria la prescrizione medica, e il virologo Giovanni Melioli, direttore sanitario della struttura, garantisce che la possibilità, già offerta in altre regioni italiane, è già contemplata nel bando con cui Alisa sta cercando strutture private da affiancare al pubblico per svolgere questi esami”. Forse anche ‘provocati’ da questa iniziativa, in questi giorni sono partiti i primi esami anche negli ospedali, rivolti però solo a parte del personale medico-infermieristico.
Nel pomeriggio di mercoledì Alisa, l’azienda sanitaria della Regione Liguria, ha stilato il regolamento ufficiale per questi esami, che presto saranno disponibili anche in altri laboratori privati: “Nessun obbligo di ricetta medica per effettuare l’esame, che si potrà fare direttamente nei laboratori, ma chi viene trovato positivo agli anticorpi specifici per il coronavirus dovrà andare in isolamento domiciliare obbligatorio per 14 giorni, anche se guarito”. Un regolamento che lascia perplessi in quanto, comprensibilmente, i laboratori di analisi non dispongono di ingressi e percorsi separati per i possibili contagiati e rischiano di trasformarsi nell’ennesimo luogo di contagio.