Il 28 marzo si sarebbe dovuta tenere a Roma la settima marcia mondiale per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’endometriosi. Come più volte ho scritto su questo blog, l’endometriosi è una malattia cronica, spesso progressiva, dove alcune cellule della mucosa uterina si impiantano al di fuori dell’utero in altri organi quali ovaie, tube, vagina, intestino, peritoneo, vengono stimolate dagli ormoni che provocano il ciclo mestruale e ciclicamente crescono causando sanguinamenti interni, infiammazioni croniche, tessuto cicatriziale, aderenze.
Questa patologia colpisce nel mondo 178 milioni di donne in età fertile, tre milioni solo in Italia tra cui la sottoscritta, testimonial dell’associazione Arianne. L’endometriosi è una malattia subdola perché, nonostante l’alto numero di donne affette, ancora oggi la diagnosi non è semplice e spesso il medico curante a cui le pazienti si rivolgono lamentando forti dolori mestruali, le indirizza con un ritardo di 6/7 anni verso lo specialista in grado di prevenire l’aggravarsi dei sintomi e la progressione della patologia.
L’endometriosi oltre a provocare dolori pelvici e un continuo stato infiammatorio è responsabile di una bassa qualità della vita, di assenze da scuola e dall’ambiente di lavoro e del 40% dei casi di infertilità.
Negli ultimi anni grazie all’instancabile lavoro delle associazioni e delle volontarie, qualche passo avanti è stato fatto, si è ottenuto il riconoscimento dell’endometriosi come malattia invalidante che rientra nei livelli essenziali di assistenza anche se l’invalidità è riconosciuta solo alle pazienti più gravi e tutte le altre sono spesso costrette ad un notevole esborso di denaro per affrontare necessari esami diagnostici.
Un altro disagio è la disinformazione dilagante intorno a questa patologia che ha provocato episodi di scherno e derisione da parte di alcuni media e trasmissioni radiofoniche di cui il “Morning Show” di Radio Globo con il vergognoso show di Carmen Di Pietro contro due ascoltatrici malate di endometriosi avvenuto lo scorso novembre è solo l’ultimo degli esempi.
La marcia mondiale che da sette anni si tiene nelle principali capitali mondiali serve proprio a combattere attivamente la scarsa conoscenza di questa malattia ma quest’anno non si potrà svolgere a causa delle ordinanze per il contenimento del contagio da coronavirus.
Per questo motivo, l’Endometriosi Team Italy che raggruppa le organizzatrici della marcia ha pensato ad un’alternativa per realizzare l’evento in maniera virtuale attraverso un flash mob: come spiegato nel video a chiusura del post chiunque potrà partecipare, sarà sufficiente farsi scattare una foto con le braccia aperte possibilmente indossando una maglietta gialla o qualcosa di giallo e pubblicarla il 28 marzo sui propri canali social con l’hashtag #lontanemaunite. Sarà una marcia virtuale ma ugualmente efficace che mira a creare un abbraccio collettivo prendendo spunto dalla campagna sociale presentata dal ministro dello Sport Vincenzo Spadafora per la lotta contro il coronavirus.
Informare e sensibilizzare sull'endometriosi restando a casa è possibile! La necessità di rimandare la marcia non ci ha fatte demordere e, così, abbiamo pensato ad una marcia sul web! Ecco il video di presentazione della marcia virtuale in programma per il 28 marzo! Un evento in rete che mira a creare un abbraccio collettivo virtuale per restare #lontanemaunite, che prende spunto dalla campagna sociale presentata dal Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora.Partecipare è molto semplice: indossate una maglia gialla (anche quella di una marcia precedente), scattate una foto con le braccia aperte, e pubblicatela il 28 marzo alle ore 12 sui vostri canali social con l'hashtag #lontanemaunite.
Gepostet von Endomarch Team Italy am Mittwoch, 18. März 2020
Grazie all’impegno e alla tenacia dell’Endometriosi Team Italy, il 28 marzo ci sarà anche un’altra importante iniziativa che coinvolgerà più di 200 comuni italiani e che permetterà di “fare luce sull’endometriosi” grazie alla contemporanea illuminazione di monumenti ed edifici che si tingeranno di giallo in tutto il Paese.
L’informazione è l’unica arma di prevenzione per una diagnosi precoce che, in assenza di una cura, eviti conseguenze gravi come interventi chirurgici invasivi e compromissione di altri organi oltre a quello riproduttivo. Informare a sensibilizzare sull’endometriosi restando a casa è possibile, noi lo faremo sui nostri profili social e confidiamo nell’aiuto di tutti voi.