I calciatori, lo staff tecnico e i dirigenti del Leeds United, in testa alla Serie B inglese, hanno deciso di congelare tutti i loro stipendi purché vengano garantiti, in questo momento di crisi economica dovuto allo stop forzato delle attività, i salari di tutti gli altri dipendenti della società, che guadagnano ovviamente molto meno di loro. Il club manca dalla Premier League da 16 anni e prima della pausa era lanciatissimo verso la promozione. Il suo allenatore è el loco Marcelo Bielsa, personaggio davvero unico nel calcio di oggi. Sul finire della stagione regolare scorsa il Leeds era andato in vantaggio sull’Aston Villa con un avversario a terra. La squadra era matematicamente ancora in corsa per la promozione diretta, ma Bielsa aveva intimato ai suoi di lasciar pareggiare i rivali.
La gara finirà 1-1, ai playoff perderà con il Derby County e addio Premier League. A campionato fermo almeno fino al 30 aprile, la promozione che sembrava sicura è adesso in discussione. Dopo che anche al Birmingham City si sono tagliati lo stipendio del 50 percento, è arrivato questo bel gesto degli uomini di Bielsa nei confronti di colleghi d’azienda meno famosi e meno ricchi. Lavoratori che sono fondamentali in una società sportiva e a cui non viene mai riconosciuta l’importanza che meritano. Nella storia di questo sport alcune figure come per esempio quella del magazziniere hanno un ruolo importante quanto delicato perché oltre alle loro mansioni quotidiane sono spesso chiamate ad ascoltare, quasi fossero dei psicologi, gli sfoghi di calciatori e allenatori.
Bielsa viene da un’importante famiglia di Rosario con il papà che faceva l’avvocato e la mamma l’insegnante. Ha un fratello che è stato ministro degli Affari esteri e sua sorella vice-governatrice della provincia di Santa Fe. In questi giorni con la sua famiglia in Argentina, sta continuando a vivere in un piccolo appartamento a Wetherby. Legge, passeggia, rimane in contatto via smartphone con i suoi giocatori e il suo staff. In attesa di vederlo ancora al caffè preferito in città con la tuta del club (a Bilbao le andava a comprare negli stores ufficiali dell’Athletic, pagandole di tasca sua).
La carriera di Bielsa è fatta sì di successi (campionati in Argentina, un oro olimpico e una paio di finali con l’Athletic), ma soprattutto di riconoscimenti di colleghi come per esempio Pochettino (è stato un suo giocatore) e di Guardiola. Ha iniziato al Newell’s Old Boys, squadra della sua città che oggi ha lo stadio a lui dedicato. Dopo l’esperienza da allenatore della squadra dell’Università di Buenos Aires, si è accorto di lui Jorge Griffa, responsabile del settore giovanile del club rossonero di Rosario. Lui si presentò al colloquio con un progetto mastodontico. La storia è stata raccontata anche da Carlo Pizzigoni nel libro Locos por el Futbol (Sperling & Kupfer) e meriterebbe una serie tv in 10 puntate perché c’è tutta l’ossessione per il pallone del Loco. Bielsa divise l’Argentina in 70 zone e 5 sottozone e partì con la sua Fiat 147, che altro non è che la 127 italiana, percorrendo le strade per 25mila chilometri alla ricerca di giovani calciatori di talento. Li valutava con un’occhiata e se ne era convinto li reclutava, creando un serbatoio di giocatori su cui il Newell’s avrebbe attinto in seguito. Ora nella biografia di questo allenatore raro va aggiunto anche l’ultimo episodio di Leeds.