Ennesima lezione di leadership di Mario Draghi che ci ha confermato che non è leader chi comanda o chi ha potere ma chi, forte di una rara competenza professionale, ha una visione diversa e nuova del mondo e soprattutto la comunica in modo chiaro e diretto indicando i passi da fare con semplicità.
Complicare è facile, semplificare è difficile e nella sua lettera al Financial Times l’ex governatore ha ridisegnato il futuro dell’Europa in tre azioni elementari:
– L’Europa deve essere unita e solidale con un’identità fiscale tanto forte da bilanciare quella monetaria. Ridurre all’osso la pressione fiscale e niente più egoismi: non ci possiamo più permettere le spinte nazionalistiche di questi ultimi decenni.
– Gli Stati sovrani non possono più correre dietro ai vincoli di bilancio. Siamo in guerra e oggi la priorità è sopravvivere attraverso la ripresa economica.
– Dare direttamente alle imprese le risorse necessarie per ripartire. In altri termini prestare danaro a tasso zero direttamente alle imprese evitando l’intermediazione delle banche.È su questo terzo punto che mi vorrei concentrare.
Draghi, che conosce molto bene quel “mondo”, ha capito perfettamente che se il bazooka passa tra le mani del sistema bancario diventa una pistola ad acqua. Mi arrivano da più parti, infatti, segnalazioni di comportamenti ostruzionistici, dilatori ed arroganti da parte del personale bancario in merito alle urgenti necessità dei piccoli imprenditori di utilizzare le misure a loro tutela stabilite dal decreto “Cura Italia”.
Non generalizziamo ma gli episodi denunciati come worst practice sono ancora numerosi rispetto a quelli, pochi ed eccezionali, individuabili come “buone pratiche” comportamentali (da segnalare, a tal proposito, la procedura semplice ed immediata predisposta da Banca Sella per la sospensione del pagamento delle rate dei mutui).
Paradigmatico è il caso di un piccolo imprenditore di Casoria (Napoli), cliente trentennale di UniCredit che, di fronte alla necessità di dover interrompere il pagamento delle rate di mutuo per la drastica riduzione del fatturato dovuta alla chiusura forzata, si è sentito rispondere dal gestore di turno che:
– “non ci sono ancora i moduli per la richiesta”, mentre il decreto legge sancisce un diritto per il quale non c’è bisogno di una richiesta ma semmai di una disposizione da effettuare con una semplice autocertificazione
– “eventualmente si può sospendere solo il pagamento della quota capitale e continuare a pagare invece gli interessi” laddove il provvedimento legislativo stabilisce per le piccole imprese e le partite Iva che, per i mutui e gli altri finanziamenti a rimborso rateale (anche leasing), il pagamento dell’intera rata o del canone di leasing in scadenza è sospeso fino al 30 settembre 2020 e il piano di rimborso delle rate è dilazionato senza nuovi o maggiori oneri.
Basta! E’ legge dello Stato, voi bancari non dovete decidere nulla!
L’arroganza dei bancari è il segnale della loro mediocrità professionale e della loro cieca vanità. I loro deliri di onnipotenza nascondono seri problemi di integrazione in un contesto sociale e civile completamente mutato rispetto a ieri. Non è una generalizzazione ma sicuramente il pensiero dominante nell’universo dei dipendenti delle banche è ancora lontano anni luce dalla piena consapevolezza di ciò che sta succedendo nel mondo. Ancora non si rendono conto che siamo in guerra e continuano a mostrare i loro fragili muscoli.
Intervenga immediatamente lo Stato, anche attraverso la commissione bicamerale sulle banche presieduta da Carla Ruocco del M5S, perché la paura è che l’opinione pubblica si abitui alla situazione e, dopo una prima fase di sconforto, impari a tollerare. Qui, invece, non c’è niente da accettare e non ci si può abbandonare alla rassegnazione.
La dignità delle persone non è una merce sacrificabile in nome dell’incompetenza tecnica e relazionale e quando alcune banche parlano di necessità di stare sul mercato dovrebbero farlo con la consapevolezza di piani industriali seri, con investimenti concreti e con la lungimiranza di chi guarda al futuro.
Ma credo che, soprattutto per loro, sia tardi ormai.