L'ex procuratore generale della Cassazione, costretto a farsi da parte dopo essere finito indagato nell'inchiesta della procura di Perugia, si difede davanti ai pm: " A Palamara non ho riferito nulla in più di quello che lui mi aveva ripetuto già altre volte". Intanto secondo la difesa dell'ex presidente dell'Anm esisterebbe una parte di quella conversazione che non è stata trascritta forse perché coperta dal fruscio. Parole che gli avvocati ritengono utili al loro assistito
Il 21 maggio 2019 l’ex procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio incontra sotto casa il pm romano Luca Palamara. Da una settimana è esploso lo scandalo che porterà Fuzio, capo della sezione disciplinare, a chiedere la sospensione dalle funzioni (e dallo stipendio) di Luca Palamara, indagato per corruzione. Fuzio – che per il suo ruolo è membro di diritto del Csm – proprio per l’incontro e la conversazione del 21 maggio darà l’addio anticipato alla magistratura e sarà indagato a Perugia di rivelazione del segreto nei confronti dello stesso Palamara. Negli stessi giorni assistiamo alle dimissioni di ben quattro consiglieri del Csm. Ilfattoquotidiano.it è in grado di publicare in esclusiva stralci della conversazione intercettata quel 21 maggio. Parole che vanno integrate con quelle che Fuzio dice alla procura di Perugia quando viene interrogato nel luglio scorso. Anche queste riportate in esclusiva per la prima volta dal Fatto Quotidiano.
“NON SAPEVO DELLE MANOVRE A CENA” – Fuzio precisa che i contatti con Palamara – in totale due – sono avvenuti dopo la cena del 9 maggio 2019, quella in cui con i parlamentari del Pd Luca Lotti e Cosimo Ferri, alla presenza di Palamara e cinque consiglieri del Csm: Corrado Cartoni, Antonio Lepre, Paolo Criscuoli (Magistratura indipendente) e Luigi Spina e Gianluigi Morlini (Unicost). La conversazione viene intercettata perché Palamara, ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati ed ex membro del Csm, indagato per corruzione dalla procura di Perugia, ha il cellulare infettato da un trojan. In quella cena Lotti dice a un certo punto: “Si vira su Viola”. In sostanza si stabilisce che per la nomina alla procura di Roma si punta sul procuratore generale di Firenze Marcello Viola, in competizione con il procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo e quello di Palermo Francesco Lo Voi. “Non ero informato” di questa cena e dei suoi contenuti tiene a precisare Fuzio nell’interrogatorio. In realtà – ed è un fatto accertato – Fuzio non sapeva neanche che, scendendo per strada, dopo aver risposto al citofono a un altro magistrato, avrebbe incontrato Palamara. I due parleranno anche dei voti, conteggiando le eventuali maggioranze, che porteranno alla nomina del procuratore di Roma. Dice Palamara a Fuzio: “Se tu ti astieni non può mai vincere Creazzo”.
“PALAMARA SAPEVA CHE NON GLI AVREI PARLATO” – “Le modalità” con cui Palamara lo contatta, spiega Fuzio alla procura di Perugia, “segnalano” che “sapeva che non avrei accettato di incontrarlo dopo aver ricevuto l’informativa da Perugia”. L’informativa sulle indagini che riguardano Palamara, accusato di corruzione per viaggi e altre utilità ricevute dall’imprenditore Fabrizio Centofanti, è infatti giunta alla procura generale della Cassazione appena qualche giorno prima. E proprio sull’informativa, in un altro passaggio, Fuzio spiega alla procura perugina: “Vista l’informativa mi sono sentito sollevato in quanto ho ritenuto che la stessa potesse contribuire a rasserenare gli animi in seno al Csm”. Non si trattava comunque di una vera e propria novità.
“CHIEDEVO A DE FICCHY SE PALAMARA ERA INDAGATO”- Fuzio spiega che già a settembre 2018, proprio il Fatto Quotidiano, aveva dato notizia di un procedimento a carico di Palamara legato ad alcuni viaggi fatti con un imprenditore. “La notizia – spiega Fuzio – era quindi nota e conosciuta da tempo in ambito consiliare oltre che dagli uffici di Roma. Da diverso tempo si era creato un clima di attesa e di tensione”. “Sempre in articoli pubblicati dal Fatto” spiega ancora, “c’erano riferimenti al procedimento disciplinare nei confronti della dottoressa Duchini e a un colloquio che avrei avuto con il procuratore di Perugia Luigi de Ficchy”. Antonella Duchini è stata a lungo procuratore aggiunto di Perugia, dove ha condotto inchieste particolarmente rilevanti, come quella sul presunto sequestro di Alma Shalabayeva, compagna di Muhtar Ablyazov. In seguito sarà indagata a Firenze per rivelazione di segreti d’ufficio e abuso d’ufficio. E nell’agosto del 2018, con Palamara a Palazzo dei marescialli, viene trasferita d’ufficio dal Csm. Occhio alle date. “Ricordo – continua Fuzio – che abbiamo avuto all’epoca un’interlocuzione quotidiana per tale vicenda con il procuratore di Perugia. Nel maggio 2018 (quindi tre mesi prima del trasferimento di Duchini, ndr) fu pubblicata una notizia che faceva riferimento a un’indagine trasmessa dalla procura di Roma a quella di Perugia nei confronti di un magistrato romano. Nel corso di uno di tali colloqui chiesi a De Ficchy se il coinvolto fosse Palamara e, in caso positivo, senza violare il segreto, avremmo fatto in modo che lui non partecipasse alla sezione disciplinare che doveva valutare il procuratore aggiunto Duchini”.
“MI HA PRESO ALLA SPROVVISTA” – Il primo incontro con Palamara viene organizzato per il tramite del procuratore di Terni Alberto Liguori il 18 maggio 2019 – “né io né Liguori sapevamo che Palamara partecipava a incontri notturni” – sempre nei pressi dell’abitazione di Fuzio: “Non ricordo se Palamara mi abbia chiesto se fossero pervenute alla procura generale comunicazioni dalla procura di Perugia”. Poi arriva la sera del 21 maggio. Fuzio non sa che sotto casa sta per incontrare Palamara. Perché quando le vede non si rifiuta di parlargli? “Non ho ritenuto di mandare via Palamara – spiega – per mie ragioni caratteriali. Preso di sorpresa non ho avuto tempo di reagire con immediatezza. Nel corso del colloquio – continua – dopo le lamentele ripetute che lui faceva verso Ermini (vice presidente del Csm, ndr) non ho riferito nulla in più di quello che lui mi aveva ripetuto già altre volte in merito ai viaggi finanziati da Centofanti. Non ho svelato il contenuto dell’iscrizione né i titoli dei reati per cui si procedeva. Non ho indicato dati importanti che potessero consentirgli di fare approfondimenti o inquinare le prove…”.
Poi si passa a discutere delle accuse della procura di Perugia a Palamara che riguardano alcuni viaggi con Adele Attisani pagati da Centofanti. “Perché almeno l’unico modo per controbattere l’informativa – dice Palamara – è poter darle l”archiviazione, se no che cazzo faccio giusto? Però rimane l’informativa che mi smerda…nessuno gli dice questa cosa qui, questo è gravissimo…qualcuno glielo deve dire, cioè o gli dici chiaro, sennò veramente io perdo la faccia…mi paga il viaggio, l’informativa non l’ho mai letta, non si sa di che importo si parla…qual è l’importo di cui si parla? Si può sapere? Cioè io non so nemmeno quanto è l’importo di cui parliamo”.“Si…”, risponde Fuzio, “Ci stanno le cose con Adele (…) E il viaggio a Dubai…”. “Viaggio a Dubai…” replica Palamara, “Quant’è? Ma quanto cazzo è se io…allora… e di Adele…cioè in teoria…va bè me lo carico pure io…quanto..quant’è, a quanto ammonta?”. “Eh…” risponde Fuzio “sarà duemila euro”.
IL PEZZO MANCANTE – Secondo la difesa di Palamara però esisterebbe una parte della conversazione con Fuzio che non è stata trascritta forse perché coperta dal fruscio. Parole che i legali di Palamara, Benedetto Buratti e Roberto Rampioni, ritengono possano essere utili al suo assistito. Non sappiamo se sia vero o no. Sappiamo però che dall’audio che abbiamo potuto ascoltare non si evince alcun saluto né il minimo convenevole tra Fuzio e Palamara. Anzi, già dopo appena 20 secondi, stando alla trascrizione dei brogliacci, peraltro coperti quasi integralmente dal fruscio, i due stanno discutendo del procuratore capo di Roma appena andato in pensione, Giuseppe Pignatone. Non è inverosimile, insomma, che qualche frase sia stata mangiata dal fruscio e di conseguenza risucchiata nelle manciate di secondi precedenti che la polizia giudiziaria ha giudicato non rilevanti. Per capirlo però la difesa dovrà tentare di ottenere audio puliti da ogni disturbo. Richiesta già inviata in procura.