Il dottor Gianbattista Guerrini, direttore sanitario della Fondazione Brescia solidale è chiaro: la situazione nelle residenze per anziani è drammatica: anche se non censiti ufficialmente molti ospiti si ammalano e muoiono di covid-19, e cresce il numero di operatori che contraggono il virus. Guerrini a Brescia è responsabile sanitario di due Residenze sanitarie assistenziali (Rsa) e tre comunità residenziali per anziani, di centri diurni, di servizi domiciliari a non autosufficienti. Circa 200 persone fra dipendenti e collaboratori che assistono 250 persone in regime residenziale e quasi 200 a domicilio o in regime semiresidenziale.
Come stanno andando le cose?
Non bene. La gestione centralizzata dei presidi fatta dalla protezione civile, che assegna la priorità agli ospedali, ha conseguenze gravi sulle residenze per anziani. Abbiamo avuto enormi difficoltà a reperire mascherine e siamo ridotti ad utilizzare sopra camici monouso visiere confezionate in casa da un gruppo di signore con materiale “di risulta”. D’altra parte la diffusione del virus ci obbliga ad aumentare gli interventi di prevenzione e a considerare potenzialmente contagiosi tutti gli ospiti delle Rsa. Persone che hanno una vicinanza stretta l’uno all’altro e non sempre sono in grado di comprendere l’importanza e necessità di attuare il distanziamento. Ma come faccio a garantire la sicurezza dei miei ospiti se non sono in grado prima di garantire la sicurezza dei miei operatori?
Rsa chiuse all’accesso degli esterni. All’interno come si vive?
Se la chiusura delle strutture è stata doverosa, forse non si sono messe in conto le pesanti ricadute sul piano psicologico di chi è già fragile e a cui viene tolta una quotidianità fatta di incontri con i propri affetti e i volontari. Noi ci ingegniamo nell’organizzazione del tempo, curando i contatti degli ospiti con i loro familiari, con chiamate telefoniche e videochiamate: ma gli ospiti avvertono l’assenza dei loro cari e colgono – magari anche solo a livello emotivo – la tensione e la preoccupazione che anche noi facciamo fatica a dissimulare.
Ora regione Lombardia ha deciso di utilizzare le Rsa anche per accogliere i dimessi…
È giusto accogliere questi pazienti solo se la Rsa può garantire loro un’adeguata assistenza e una ragionevole certezza di non contrarre la malattia proprio nella Rsa: garanzie che molte strutture, già interessate pesantemente dall’epidemia, ora non possono dare.
La nuova emergenza è già trovare letti per chi deve recuperare dall’epidemia…
Ma tutto ciò presuppone la disponibilità di spazi adeguatamente isolabili dalla restante residenza, di un numero sufficiente di operatori sanitari e socio/sanitari e – preliminare a tutte le altre condizioni – di dispositivi di Protezione per i lavoratori, in particolare le ormai famose mascherine, adeguate per qualità e numero a garantire la tutela al tempo stesso dei lavoratori e dei pazienti che sono loro affidati.
Quindi questa decisione regionale per voi è inaccettabile?
Rivolgo un invito alle autorità competenti che riflettano. E si rendano conto che già stiamo tamponando in uno sforzo al di sopra delle nostre possibilità.
Di fatto gli ospiti delle Rsa in questa pandemia rischiano di non essere neppure accettati in ospedale.
La questione va posta rispetto a chi sono gli ospiti delle strutture residenziali: persone molto anziane, con gravi limitazioni della loro autonomia personale ed un quadro clinico caratterizzato dalla presenza di più patologie e da un’elevata instabilità. In queste condizioni, ogni evento patologico (ma anche psicologico o sociale) di una certa gravità rischia di scompensare un equilibrio già instabile e di far precipitare una condizione precaria.
Secondo le stime la scorsa settimana solo a Brescia sarebbero deceduti 20 ospiti a causa di Covid-19.
Mi limito a dire che si tratta di un dato di certo largamente sottostimato, anche perché molto raramente nelle Rsa abbiamo potuto avere una diagnosi di certezza, dato che il famoso “tampone” viene effettuato solo a chi accede al Pronto Soccorso. Noi abbiamo cercato di predisporre nelle nostre Rsa delle zone dedicate agli ospiti contagiati o con sintomi sospetti. Ma se dieci giorni fa la situazione poteva considerarsi “gestibile”, oggi siamo ben oltre l’emergenza. In questo quadro ognuno deve assumersi le sue responsabilità. Noi di certo non ci sottraiamo ma lo stesso devono fare tutte le istituzioni a cominciare dalla Regione. Alla protezione Civile chiedo di non abbandonarci.
e.reguitti@ilfattoquotidiano.it