Intanto sul sito del Codacons è stato modificato il banner che invitava a donare per il Coronavirus, rimandando all'iban dell'associazione, sostituito con un altro dalla dicitura più corretta. L'associazione invia comunque una richiesta di rettifica a ilfattoquotidiano.it che aveva segnalato l'anomalia. Mentre il rapper dice: "Stanno cercando di intimidirmi, ma non mollo". Il direttore Gomez: "Il Codacons dovrebbe solo tacere e vergognarsi"
Dopo la segnalazione fatta da Fedez sui social e condivisa anche da Salvo Sottile, ora la Polizia di Stato sta vagliando il banner comparso sul sito del Codacons nei giorni scorsi, in cui si invitava a sostenere una campagna di raccolta fondi contro il coronavirus ma il cui link portava in realtà a fare donazioni dirette alla stessa associazione dei consumatori guidata da Carlo Rienzi. Che è un ente privato. È stato il Sottosegretario del Ministero dell’Interno Carlo Sibilia ad annunciarlo su Twitter condividendo il post del rapper: “Grazie di questa vostra segnalazione. La questione è stata riferita alla Polizia di Stato che sta realizzando gli approfondimenti del caso. Ancora grazie, queste cose non dovrebbero mai accadere, men che meno in questo periodo”, ha scritto. Un notizia che è arrivata sabato sera, proprio pochi minuti prima della conferenza stampa straordinaria del premier Giuseppe Conte, che ha annunciato – tra le varie cose – anche l’impegno del governo alla semplificazione burocratica per le donazioni.
Già qualche ora prima però, sul sito del Codacons era stato modificato il banner in questione, sostituito con un altro dalla dicitura più corretta. Una modifica che non è passata affatto inosservata, come ha fatto notare anche il conduttore di Rai3 Salvo Sottile -fresco di denuncia per abuso d’ufficio proprio da parte dell’associazione – su Twitter: “A sinistra com’era ieri il sito #Codacons a destra com’è oggi, cambiato in fretta e furia e con il banner che portava a fare donazioni al Codacons (mentre la gente poteva pensare di donare per la lotta al coronavirus) cancellato. La magistratura indaghi“, ha scritto taggando Fedez.
Poi la modifica: il suddetto riquadro verde è sparito, sostituito da un altro – sempre in seconda posizione – con lo sfondo blu, la scritta “Siete tantissimi, grazie per le donazioni di queste ore! Ecco le iniziative avviate grazie al vostro sostegno” e l’invito “Continuate a farlo: aiutateci a proseguire questa battaglia”. Un bel cambiamento rispetto a prima: sparito ogni riferimento al coronavirus e alla “battaglia dei cittadini contro il virus” e nessun accenno alle detrazioni fiscali legate alle donazioni agli enti del terzo settore. Se vi si clicca, anche nella pagina interna è scomparsa la parola coronavirus e sono rimaste invece solo le istruzioni per fare una donazione esclusivamente al Codacons.
LA VICENDA – Tutta la questione nasce dal fatto che il 25 marzo il Codacons ha chiesto all’Antitrust di aprire un’istruttoria sulle raccolte fondi online organizzate dai privati a sostegno degli ospedali che stanno affrontando l’emergenza coronavirus per “vederci chiaro” sulle donazioni raccolte dal rapper insieme alla moglie Chiara Ferragni, tramite la piattaforma Gofundme. Si tratta di oltre 4 milioni di euro che la coppia ha destinato all’ospedale San Raffaele di Milano che nel frattempo, proprio con quei soldi, ha già creato e attivato 14 nuovi posti letto di terapia intensiva in quello che prima era il centro sportivo dell’ospedale ed è al lavoro per realizzarne altrettanti in un’altra tensostruttura. Il 22 marzo l’Antitrust aveva già imposto l’eliminazione immediata del “meccanismo di preselezione della commissione facoltativa”, che fino a quel momento era automaticamente impostato sulla piattaforma GoFoundMe (quella usata per la campagna dei Ferragnez ma non solo) sulla cifra del 10 per cento. Era il donatore a dover eventualmente modificare la cifra utilizzando il menù a tendina, portandola a zero. Da parte sua l’azienda, manifestando piena collaborazione, aveva già spiegato prima dell’esposto del Codacons come molti utenti “decidono deliberatamente di non lasciare la commissione e, se qualcuno ha ritenuto di aver sbagliato nel lasciarla, ne ha chiesto il rimborso”. Rimborso che Chiara Ferragni e Fedez avevano già chiesto: 250mila euro che la coppia aveva ripartito tra alcuni ospedali pubblici.
“La proposta del Codacons sarebbe quella di bloccare tutte le raccolte fondi private – ha detto Fedez in una serie di video pubblicati su Instagram -. Cioè tutti i milioni di euro raccolti per aiutare gli ospedali pubblici, cancellarli e stopparli. Io sono allibito, qualcuno li fermi”. Immediata era arrivata la replica dell’associazione che ha smentito categoricamente le accuse del rapper: “Intanto dobbiamo ringraziare questo signore, che credo sia un cantante, ma non ne sono certo, perché stiamo ricevendo moltissime donazioni da tanti che non sapevano si potesse fare ed ora grazie a lui lo sanno”, ha detto il presidente Carlo Rienzi. E sull’accusa di voler “bloccare le raccolte fondi private”, Rienzi è ancora più netto: “Ma quando mai. Noi abbiamo chiesto con un atto formale al governo che i soldi siano versati direttamente sul conto della Protezione Civile, perché almeno è un ente pubblico, e non si rischia che i privati non le destinino a chi devono”, concludendo poi con una stoccata ai “Ferragnez”. “Del resto stiamo parlando di gente che passa la vita dentro un armadio o in alberghi di lusso, vendono l’immagine di un bambino di due anni contro tutte le norme internazionali a tutela del fanciullo e che si vende l’acqua della fontana a 9 euro al litro: non mi sembra ci sia altro da aggiungere”.
“Il Codacons se la prende con Fedez e Chiara Ferragni confermando il suo costante impegno a favore dei virus”, ha commentato il virologo Roberto Burioni sposando la linea dei Ferragnez. “Anche i virologi più autorevoli confermano che in Italia è in corso un’altra epidemia. Quella degli esposti usati a giorni alterni come manganelli. Ma il vaccino questa volta pare lo abbiano trovato. Si chiama credibilità”, ha rilanciato il giornalista Salvo Sottile, denunciato dal Codacons per definito “una vergogna” il comportamento dell’associazione.
LA RICHIESTA DI RETTIFICA A ILFATTOQUOTIDIANO.IT – Ieri, 28 marzo, è arrivata al direttore Peter Gomez una richiesta di rettifica a firma del Codacons Carlo Rienzi e dell’avvocato Giuseppe Ursini in merito all’articolo “Coronavirus, il Codacons chiede lo stop delle donazioni private. Ma invita i propri utenti a fare versamenti all’associazione (privata)” pubblicato venerdì 27 marzo. Nel dettaglio, “si invita a rettificare” le seguenti “affermazioni false e diffamatorie riprese da social per lo più riconducibili al sig. Fedez cantante” che sono però prive di riscontri. Nell’ordine, il Codacons indica come “falso” il fatto che “sul suo sito inviti a donazioni per acquisto di beni per contrastare il coronavirus ma vero che invita a donazioni per sostenere la Onlus e consentire di stare al fianco dei cittadini nella battaglia contro il coronavirus mediante le azioni svolte e in corso di cui oltre 40 già elencate sul sito stesso cui la rinviamo”. Eppure nell’articolo in questione non c’è alcun riferimento all’invito a “donazioni per l’acquisto di beni” ma soltanto alla pagina in cui l’associazione chiede fondi a suo sostegno. Non solo. Ad oggi non c’è da nessuna parte della pagina in questione alcun riferimento all’invito a fare “donazioni per sostenere la Onlus e consentire di stare al fianco dei cittadini nella battaglia contro il coronavirus mediante le azioni svolte e in corso di cui oltre 40 già elencate sul sito stesso” ma soltanto un “Ecco come fare donazioni all’associazione e risparmiare sulle tasse future”. Certamente da statuto il Codacons figura come associazione senza scopo di lucro, ma proprio per questo questa sua richiesta di soldi con un primo banner ingannevole risulta ancor più stonata.
Secondariamente, il Codacons ci indica come “falso e diffamatorio” il fatto che “abbia chiesto o chieda di bloccare tutte le raccolte fondi private, vero che con atto formale ha chiesto di far convergere tutte le raccolte fondi sul c/c della Protezione civile a garanzia dell’uso pubblico della integrale donazione”. L’associazione non l’ha chiesto esplicitamente, ma nel momento in cui ha “chiesto con un atto formale al governo che i soldi siano versati direttamente sul conto della Protezione Civile” ha, di conseguenza, messo in conto anche tutte le donazioni che in questo momento sono attive su piattaforme come GoFoundMe siano interrotte e i fondi finora raccolti dirottati altrove.
FEDEZ: “MINACCIATO DI CONTROLLI DELLA FINANZA” – “Stanno cercando di minacciarmi e intimidirmi in tutti i modi possibili, non capendo che con me non funziona. Hanno appena minacciato pretestuosamente di mandarmi la Guardia di Finanza in casa. Signor Rienzi, io ho appena subito un controllo della Guardia di Finanza, ho una società che dà da mangiare a 20 persone, pago milioni di euro di tasse e non ho un solo conto all’estero”. Così Fedez ha risposto all’annuncio del Codacons di esser pronto a querelare per diffamazione sia lui che il giornalista Salvo Sottile. Il marito di Chiara Ferragni ha sottolineato poi come Rienzi “continua a sostenere che il sito GoFundMe sia associato a me e mia moglie quando non sa che è il sito più utilizzato al mondo, sostiene che noi dovremmo restituire 200mila euro, ma non sa, o fa finta di non sapere, che noi 250mila euro da GoFundMe ce li siamo fatti dare, e li abbiamo donati agli ospedali pubblici”. E incalza: “Questa non è una guerra tra me e il Codacons, perché stanno cercando di bloccare tutte le raccolte fondi su GoFund Me – prosegue il rapper -. Tutti gli ospedali d’Italia utilizzano GFundMe e se passa la proposta del Codacons chi ne pagherà le conseguenze sono proprio gli ospedali”. “Sono incazzato con me stesso”, conclude Fedez, “perché costretto “ad utilizzare questo spazio per alimentare quello che questo Rienzi vuole, ovvero visibilità distruttiva mangiando sopra le macerie di una tragedia”.
Peter Gomez, direttore di questo sito, commenta così la vicenda: “Il Codacons dovrebbe solo tacere e vergognarsi per quanto ha fatto. Ma evidentemente la parola decenza è estranea alla sua cultura”