Ultras fortunatamente non ha la pretesa di raccontarci un mondo troppo complesso, impossibile da decifrare per chi non vi ha avuto accesso diretto e quindi militanza

di Luigi Di Maso

Ultras è un film che si regge su una struttura fondata da due elementi subito riscontrabili nella storia: Napoli e il suo amore per il calcio. Fortunatamente usa il primo fattore come meravigliosa cornice del film, e il secondo come un pretesto per raccontare la storia di una scelta identitaria, quella di Sandro il “Mohicano” e il suo gruppo di tifosi nominato “Apache”.

Il Mohicano non è però protagonista totale del film, anche se costantemente presente. Al suo fianco tra tutti gli altri protagonisti spicca Angelo, fratello di un amico del Mohicano morto durante gli scontri tra tifoserie in una trasferta a Roma.

Angelo è un ragazzino che prende il posto nel gruppo Apache, dopo la scomparsa di suo fratello, in una situazione familiare di totale abbandono dettato dall’assenza fisica del padre e empatica della madre. Motivo per cui Angelo trova nel gruppo di ultras napoletano una famiglia con valori e ideali in cui identificarsi e fortificarsi.

Il tifo è una sostituzione identitaria, concetto che vale quasi per tutti nella nostra società calciofila, e la storia di Angelo ne mostra il lato estremizzato. È proprio questo, unito al contrasto generazionale, uno dei fili conduttori della narrazione del film Ultras.

Difficile non scivolare nella voglia di raccontare una storia verosimile, anziché riportare fedelmente quello che è il mondo ultras, in un periodo storico in cui ogni sfera del quotidiano viene polarizzata. Un secolo in cui la distinzione noi-voi è spesso parte fondante della strategia di comunicazione odierna.

Tra gli anni ’70 e ’80 le curve erano molto politicizzate, elemento che si riscontra poco ora. Stando all’età dei protagonisti del film, o meglio, dei membri fondatori del gruppo Apache, questa politicizzazione del tifo dovrebbe coincidere ed essere presente almeno in alcuni passaggi, ma nel film non è assolutamente visibile. Probabilmente per non sporcare la narrazione con elementi che avrebbero confuso lo spettatore o comunque allontanato il film dall’obiettivo narrativo principale.

Piacevole la sensazione che si prova appena si comprende di non sentirsi davanti a un docu-film che ci vuole spiegare in meno di due ore il mondo ultras, ma che invece ci pone davanti a uno spaccato di società che incrocia più storie e personaggi.

È molto interessante vedere come nel film ci viene sbattuto continuamente in faccia il conflitto generazionale e i suoi diversi approcci davanti agli stessi problemi o all’appartenenza ad una comunità esclusiva.

Ultras non parla di calcio e nemmeno di ultras, anche se i personaggi della storia si muovono in maniera molto parallela ad episodi che ammiccano a fatti realmente accaduti.

Il cammino del Napoli in campionato fino alla fine della stagione con una trasferta cruciale a Roma e all’Olimpico, occasione in cui accadranno gli scontri con polizia e tifoseria romanista nel film, portano subito la mente a un episodio specifico realmente accaduto.

Nelle settimane precedenti si è probabilmente presentato come un film sul calcio o comunque che avrebbe attirato quel genere di pubblico in primis.

Stilisticamente Ultras ha qualche passaggio a vuoto e perde di potenza in alcuni momenti, ma i difetti sono pochi per quella che è la valutazione e le aspettative della pellicola in senso generale. Peccato per la prevedibilità di alcune scelte narrative, come il finale ad esempio.

Il passato (ma anche futuro) del regista Francesco Lettieri nel mondo dei videoclip per cantanti come Liberato, Calcutta e Emis Killa, si percepisce all’occhio di chi non si approccia per la prima volta a Lettieri. Creativo che con Ultras porta una ventata di novità stilistica dal punto di vista della fotografia, curata molto bene in ogni scena.

Il passaggio poi da clip di circa 3 minuti con i cantanti a un lungometraggio è un salto nel vuoto che non necessariamente riesce con agilità, ma in questo caso Lettieri e il socio Peppe Fiore superano il test.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Coronavirus, è morta Lucia Bosè. Addio all’attrice madre del cantante Miguel: aveva 89 anni

next
Articolo Successivo

Morto Carlo Leva, costumista e scenografo di Sergio Leone. Suoi i set di “C’era una volta il West” e “Il buono, il brutto e il cattivo”

next