La drastica diminuzione del traffico veicolare e delle attività industriali nel nostro Paese, come in alcune delle più importanti città europee, ha portato anche un miglioramento della qualità dell'aria. Da Milano a Roma, passando per Bergamo, la riduzione del monossido di azoto va dal 24 al 47%. In Veneto il calo è stato addirittura del 60-80%
Non tutte le pandemie vengono per nuocere. Sì, a leggerlo così sembra un assunto provocatorio. Ed effettivamente lo è. Eppure, dati alla mano, il primo a beneficiare degli effetti del Coronavirus è l’ambiente. E scusate se è poco. Lo dicono i dati raccolti dall’EEA, l’European Environment Agency, gli stessi che confermano grandi riduzioni delle concentrazioni di inquinanti atmosferici – in particolare quelle di monossido e biossido di azoto (NO2) –, prevalentemente dovute alla riduzione del traffico e di altre attività, specialmente nelle principali città sottoposte a misure di blocco della circolazione. “I dati dell’EEA mostrano un quadro accurato del calo dell’inquinamento atmosferico, soprattutto a causa della riduzione del traffico nelle città”, dichiara in una nota ufficiale Hans Bruyninckx, EEA Executive Director.
In alcune località, addirittura, il decremento degli inquinanti tocca il 50%, come certificano le 3.000 stazioni di monitoraggio dell’EEA che, ogni ora, misurano la qualità dell’aria. Giova ricordare l’inquinamento atmosferico è altamente nocivo per la salute, nonché concausa di malattie respiratorie e cardiovascolari, le stesse che rendono chi ne è affetto più vulnerabile a patogeni come il Covid-19.
E se è vero che la straordinarietà della situazione che la società sta vivendo – arresto delle attività industriali e della libera mobilità, in primis – non può essere considerata come un antidoto ai mali dell’ambiente, è anche vero che genera più di qualche riflessione sulla sostenibilità che il mondo intero dovrebbe (e potrebbe) raggiungere. “Affrontare i problemi di qualità dell’aria a lungo termine richiede politiche ambiziose e investimenti lungimiranti. In quanto tale, l’attuale crisi e i suoi molteplici impatti sulla nostra società lavorano contro ciò che stiamo cercando di raggiungere, che è una transizione giusta e ben gestita verso una società resiliente e sostenibile”, asserisce Bruyninckx.
Analizzando le cifre, viene fuori che le concentrazioni di biossido di azoto (NO2) presenti a Milano, generato principalmente dal trasporto stradale, nelle ultime quattro settimane sono calate del 24%. Sempre nel capoluogo lombardo, la concentrazione media di NO2 durante la settimana del 16-22 marzo è stata del 21% inferiore rispetto alla stessa settimana del 2019. A Bergamo, c’è stato un costante declino dell’inquinamento da NO2 e la concentrazione media durante la settimana del 16-22 marzo è stata del 47% inferiore rispetto a un anno fa. A Roma, nell’ultimo mese, i valori medi del medesimo inquinante sono stati inferiori di una forbice che oscilla fra il 26 e il 35% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Numeri che si riscontrano anche in altre importanti città europee, come Madrid, Lisbona e Barcellona.
I dati, peraltro, fanno eco a quelli di Arpav, Agenzia Regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto, che in una nota ufficiale spiega che “per avere un’idea di come sono diminuite le concentrazioni di inquinanti da traffico, può essere opportuno analizzare le variazioni di concentrazione, ante e post restrizioni, del monossido di azoto, inquinante esclusivamente primario, che nei pressi delle arterie viarie è un tipico tracciante delle emissioni dei veicoli e non risente molto a scala locale della variabilità meteorologica. In effetti, analizzando nelle stazioni da traffico della Pianura Veneta le concentrazioni medie orarie del monossido di azoto, ante e post restrizioni, si può osservare che i livelli di questo inquinante hanno avuto riduzioni molto significative, dell’ordine del 60-80%”.