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di Monica Valendino
Il coronavirus poteva essere previsto? No. Poteva essere arginato? Sì. Perché sarebbe bastato ascoltare gli allarmi per capire che la strada che il mondo stava prendendo era quella che avrebbe portato alla distruzione.
Lo stato sociale, in ogni Paese, è stato messo in secondo piano rispetto a una crescita economica sfrenata, una crescita che ha depauperato il pianeta delle sue ricchezze naturali e umane. Oggi viene quasi da sorridere quando qualcuno mette in circolo notizie su presunti esperimenti sfuggiti di mano ai cinesi e che avrebbero generato questa pandemia. Nulla di più irreale, mentre ancora troppo poco si parla della correlazione tra il diffondersi del virus e i cambiamenti climatici sommati all’inquinamento, cosa che organizzazioni come Greenpeace assieme a Medici per l’Ambiente avevano già preventivato con un documento del 2010.
Quando qualcuno indica la Luna, gli stolti guardano l’indice – si dice spesso. Ecco, oggi come non mai, l’uomo si perde a guardare l’indice e lo continua a fare proprio è tempo di pensare ai drammi del presente, ma anche a come ricostruire il futuro.
In Italia si inizia a seguire il Vangelo dei due Matteo, che da settimane hanno proposto Mario Draghi come super premier in grado di uscire dalla crisi che verrà. La paura è che al di là dei nomi, gli interessi politici che rispecchiano gli interessi delle confederazioni prendano il sopravvento.
“In questi giorni”, ha detto Papa Bergoglio, “in alcune parti del mondo si sono evidenziate alcune conseguenze della pandemia. Una è la fame. Si comincia a vedere gente che ha fame perché non può lavorare, perché non aveva un lavoro fisso. Cominciamo a vedere già il dopo. Verrà più tardi ma comincia adesso”.
Ma Francesco da tempo si batte anche per altri temi, come per l’appunto l’ambiente. Per questo oggi come non mai serve capire che la nuova economia, il New Deal che tanti invocano, dovrà essere necessariamente “green”.
Se si ripartirà dallo sblocco selvaggio dei cantieri, se per salvare qualche posto di lavoro si ignorerà quanto fatto per cercare di limitare le emissioni inquinanti, se non si capisce che come detto da Francesco “ci si sentiva invincibili e oggi si chiede aiuto”, senza pensare che gli errori del passato oggi li paghiamo a carissimo prezzo, allora non ci sarà futuro.
Fare debito pubblico senza aggiungere un pragmatismo che faccia cambiare la struttura economica consolidata non servirà a nulla, se non a ripetere gli errori fatti nel 1920 quando la pandemia “spagnola” creò la Repubblica di Bismark, il primo esempio di populismo senza basi che poi diede il là all’ascesa di problemi ben peggiori, come il nazifascismo.
Il rischio che la storia si ripeta è da sempre in agguato, oggi più che mai. Per questo serve coraggio per programmare un futuro più equo, con meno diseguaglianze facendo scelte storiche per diminuire quel divario tra povertà e ricchezza che si stava e si sta facendo sempre più opprimente. Altrimenti il monito del Papa rimarrà ancora una volta fine a se stesso, più o meno come quello del Presidente Sergio Mattarella che ha già richiamato l’Unione Europea più volte.
Ancora inascoltati entrambi, con gli egoismi che sembrano già prendere il sopravvento sulla necessaria scoperta di comunità. Italiana, europea e mondiale, perché solo con una visione globale si uscirà dalla crisi.