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Coronavirus, matrimonio in crisi? Consigli per vivere (al meglio) l’isolamento senza rischiare il divorzio

“Le cifre che provengono dalla Cina non sono rassicuranti – ha spiegato lo psicoterapeuta britannico Andrew G. Marshall al Daily Mail– i funzionari cinesi dicono che c’è stato un aumento significativo di separazioni nelle coppie perché “trascorrono troppo tempo insieme a casa”

di Davide Turrini

Matrimonio in crisi a causa del coronavirus? Ci pensa lo psicoterapeuta britannico Andrew G. Marshall a darvi alcuni consigli per mantenere il vostro rapporto di coppia nei giorni di quarantena forzata e condivisa. Marshall parte dal presupposto di alcuni dati veri registrati in Cina a fine febbraio. A Dazhou, nella provincia del Sichuan, nella Cina sudoccidentale, dalla fine di febbraio almeno 300 coppie hanno fissato un appuntamento con un consulente matrimoniale per divorziare. Un’altra città, Fuzhou, nella provincia del Fujian è stata così sopraffatta dalle richieste che hanno fissato un limite al numero di divorzi consentiti ogni giorno, cioè dieci. “Le cifre che provengono dalla Cina non sono rassicuranti – ha spiegato Marshall – i funzionari cinesi dicono che c’è stato un aumento significativo di separazioni nelle coppie perché “trascorrono troppo tempo insieme a casa”.

Trentacinque anni di esperienza nel campo dei rapporti di coppia, una ventina di libri pubblicati sull’argomento, Marshall mette in fila alcuni consigli pratici per non far scoppiare la coppia ai tempi del Covid-19. Caso numero uno: lavorare in due a casa, modello smart working. Marshall traccia una via mediana tra chi alza confini invalicabili casalinghi (chiudersi in una stanza e riemergere giusto a pranzo e cena) e chi mescola doveri e chiacchiere in un caos babelico. “Ci vogliono confini flessibili. Magari mettersi d’accordo per una pausa caffè, nessuna interruzione verbale ma qualche messaggino oppure una mail”. Problema numero due: la quarantena si protrae ad libitum e il partner, come non dargli torto, viene colpito da un attacco isterico/apocalittico sul suo futuro professionale e sociale. Suggerimento di Marshall: se nel rapporto in questo momento sei il “vincitore” e l’altra/o la vittima “mettiti nei panni della vittima (…) ma soprattutto ascoltala: chiedile “dimmi di più”, “come si può fare diversamente”, “quindi quello che stai dicendo è (riassumendo il suo punto di vista)”.

Terzo problema: di fronte ti trovi l’ottimista modello è solo un’influenza, oppure il pessimista moriremo tutti lasciati soli in una corsia d’ospedale. Suggerimento dello psicoterapeuta: “riprendere il mito di Icaro e Dedalo” ovvero va bene non andare troppo verso il sole facendo sciogliere le ali di cera, ma nemmeno andare troppo in basso rischiando di bagnarsi le piume delle ali rischiando di non volare egualmente più. “Nelle crisi diventiamo più simili a noi stessi, ma dovete immaginare le questioni controverse tra voi come ci fosse un’altalena (emotivo/razionale; pessimista/ottimista, ecc…)”. Ebbene, “proprio come su un’altalena se ti trovi in alto spingi un po’ verso il basso e di rimando il partner scenderà quasi pari a te”. Quarta questione: il Coronavirus modificherà parecchie cose rispetto alla società che conoscevamo nel passato. Marshall suggerisce che tendenzialmente il cervello umano non riesce a percepire le opportunità quando vive un pericolo, quindi invece di parlare di problemi meglio parlare di momenti in cui le cose hanno funzionato.

Lo psicoterapeuta inglese suggerisce che questo metodo usato spesso nelle aziende porta a risultati stratosferici soprattutto nell’imparare nuovamente a dividersi i compiti casalinghi tra cui buttare la spesa, riordinare gli armadi, pulire per terra e, aggiungiamo noi, visto che a parte in Francia li abbiamo solo noi italiani, compilare i lasciapassare senza errori di riga, numero e in una lingua decente.

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