Da un lato l’emergenza sanitaria, dall’altro quella economica. Ma se il governo è intervenuto per aiutare chi ha un mutuo o paga l’affitto, nessuna misura è stata varata per il credito al consumo. Nel decreto Cura Italia dello scorso 11 marzo non ci sono infatti interventi ad hoc per i piccoli prestiti personali. Così ogni società di credito al consumo si muove come meglio crede: alcune aziende stanno chiedendo puntualmente il pagamento delle rate, altre invece stanno valutando caso per caso proponendo il posticipo. A costi tutti da verificare. Insomma, in assenza di una regia nazionale, regna il caos e a farne le spese è il debitore, vittima della crisi economica da coronavirus. Non a caso sulle pagine facebook dei principali operatori tanti clienti lamentano di non riuscire ad avere risposte.
“Sebbene il governo abbia introdotto misure a sostegno dei mutuatari in difficoltà, al momento non vi sono interventi rivolti ai consumatori che hanno ottenuto un prestito personale o una cessione del quinto“, spiega al fattoquotidiano.it Andrea Bordigone, responsabile prestiti di Facile.it. “Nonostante questo, però, alcuni istituti di credito e società finanziarie si sono attivate autonomamente per aiutare i propri clienti in difficoltà economica a causa del Coronavirus. Hanno offerto, ad esempio, la facoltà di sospendere per un periodo di tempo il pagamento delle rate del prestito personale o, ancora, la possibilità di allungare la durata del piano di ammortamento, così da ridurre l’importo mensile da sostenere”.
La situazione è diversa, invece, per chi ha optato per la cessione del quinto dello stipendio. “Chi ha in corso una cessione del quinto, invece, non deve preoccuparsi – riprende Bordigone – Questa tipologia di prestito, oltre ad essere coperta da un’assicurazione, prevede una rimodulazione della rata e della durata in base allo stipendio percepito; se questo dovesse diminuire, per esempio a causa di una riduzione dell’orario di lavoro, l’importo della rata si andrebbe automaticamente ad adattare al nuovo salario, mantenendo sempre la proporzione di un quinto dello stipendio”.
Interpellata dal fattoquotidiano.it, Compass, la società di credito al consumo di Mediobanca, non ha fornito informazioni su come sta gestendo i prestiti al consumo in portafoglio. Findomestic, invece, ha spiegato di essersi adeguata al decreto della presidenza del consiglio dell’11 marzo sospendendo fino al 31 dicembre 2020 i pagamenti delle rate di mutui e finanziamenti a imprese e liberi professionisti. “Per quanto riguarda i privati, l’azienda è disponibile a valutare facilitazioni di pagamento di mensilità ai clienti che, a causa dell’emergenza Covid 19, dimostrino di aver subito una riduzione del loro reddito mensile. Il tutto sulla base dei principi di responsabilità e sostenibilità, valori che sono da sempre al centro delle scelte di Findomestic” ha precisato la società.
Anche Agos ha fatto sapere di voler “andare incontro in modo proattivo ai clienti che dimostrano di essere in difficoltà a causa di questa emergenza”. “I nostri collaboratori di filiale sono perciò ora in grado di dare risposta e gestire la posizione di ogni singolo cliente che ne abbia necessità, valutare l’esigenza individuale e scegliere assieme al cliente la soluzione più adatta”, precisa Agos che evidenzia come si possono valutare diverse soluzioni. “Ad esempio la sospensione per un periodo fino a sei mesi della quota capitale della rata, oppure utilizzare la flessibilità del prodotto Duttilio o ancora la riduzione della rata attraverso il prodotto Cambio rata nel mondo automotive, che consente di modificare l’importo della rata e la durata del prestito”.
Resta il fatto che non esiste attualmente una soluzione univoca e standardizzata ai debitori in difficoltà. Il tema è particolarmente spinoso perché negli ultimi anni, in Italia, è aumentata la richiesta di piccoli prestiti (+7% solo nel 2019) alimentando un mercato del credito al consumo che vale circa 75 miliardi (dati Osservatorio Findomestic-Prometeia 2019). Gli italiani sono ricorsi al finanziamento al consumo per l’acquisto di auto e arredamento, ma anche per pagare vacanze, smartphone e pc. Fino ad oggi, i debitori si sono mostrati molto puntuali ripagando i finanziamenti ottenuti: nei primi nove mesi del 2019, il tasso di default per il credito al consumo è stato pari all’1,7 per cento, secondo dati Assofin, CRIF e Prometeia. Ma, con la crisi economica in atto lo scenario potrebbe ben presto cambiare.