Il presidente dell’Ema, Guido Rasi, qualche giorno fa ha dichiarato che sarebbe meglio puntare a una terapia perché sviluppare un vaccino potrebbe essere difficile. Su cosa deve puntare la ricerca?
Quelli che si occupano di terapia e vaccino sono gruppi totalmente differenti. Le sperimentazioni sono tutte e due assolutamente importanti e non è che si sovrappongano. C’è una ventina di centri in tutto il mondo per lo sviluppo del vaccino. Ce ne sono alcuni che sembrano essere molto avanzati e quindi si pensa che almeno un vaccino sia disponibile per la fine dell’anno e quindi ben venga. Non credo che si sia antagonismo fra le due cose. Avere un vaccino è molto importante anche perché permette poi di aver qualcosa se l’infezione si ripeterà nel tempo, avremo la possibilità di prevenirla
Cosa intende per un vaccino entro la fine dell’anno?
Si stanno seguendo procedure d’urgenza, dovrebbe essere approvato. Penso che la produzione che, richiederà centinaia di milioni di dosi se non miliardi, non potrà avvenire tutto di un colpo. Servirà per il futuro
Ci sono altre vie per combattere il virus?
Un’altra via molto importante è quella degli anticorpi. C’è uno studio molto importante che è stato fatto in Francia, che noi non potremmo fare in Italia perché non si possono usare le scimmie. Scusi, ma vorrei sottolineare che vogliamo trovare i farmaci, le cure e poi non si può fare sperimentazione animale se non con grandissime difficoltà. In Francia hanno iniettato in quattro macachi il coronavirsu e hanno visto la comparsa della malattia. Ne hanno dovuto sacrificare uno perché hanno constatato che c’era la polmonite bilaterale in modo molto simile all’uomo. Gli altri tre sono guariti, evidentemente sono stati trattati, e poi sono andati a cercare la presenza di anticorpi. Hanno iniettato nuovamente una dose da cavallo di coronavirsu e gli animali sono stati bene. Questo ci dice due cose: la prima è che si sviluppano anticorpi e questo si sapeva anche per quello che si era visto in Cina e che questi anticorpi sono protettivi contro una ulteriore infezione. Naturalmente non sappiamo per quanto tempo siano protettivi. Lo sapremo più avanti, ma è molto importante. Intanto se sappiamo che c’è una protezione questi anticorpi potrebbero essere prodotti sperimentalmente in laboratorio e poi avremmo il grande vantaggio di aver un criterio con cui rimettere in circolazione gli ammalati. Quindi chi ha presenza di anticorpi avrebbe la possibilità di essere rimesso in circolazione e in attività perché è guarito e perché ha sviluppato le difese e che non può contagiare né essere contagiato